Oggi più di ieri.
La popolazione residente alla data del 31 maggio 2025, a Contessa Entellina, è risultata pari a 1.440 abitanti.
Volendo avviare sul blog un discorso che attraversi vari decenni della Storia dell’emigrazione locale, ci piace fissare una data iniziale di riferimento: 1861.
Col censimento di quell’anno (1861) i residenti a Contessa risultarono 3400 unità, quasi 2000 unità in più dei residenti attuali. Il decremento e’ da attribuire, ovviamente, al fenomeno migratorio, pagina questa importante della storia di quest’angolo di Sicilia, di cui e’ obbligatorio per tutti noi che qui viviamo preservare e diffondere la memoria. Riteniamo che sarebbe stato utile abbinare alle iniziative canore che accompagnano la festa dell’8 settembre, quelle culturali intese a far capire e spiegare le ragioni dello spopolamento delle aree interne e sopratutto intese a prevenire ulteriori flussi in uscita dalla già’ disabitata Contessa Entellina.
Dovrebbe essere compito delle autorità, centrali e sopratutto locali, quella di agevolare e diffondere informazione sulla storia della nostra emigrazione. Fare cultura, diffondere consapevolezza, sicuramente è più interessante e costa meno dello distrarre la gente con le canzonette…e le musichette.
La conoscenza del contesto umano, il clima sociale che avviarono già nell’Ottocento l’immenso flusso migratorio contessioto vanno diffusi, non solo per comprendere le difficoltà e i drammi vissuti dai nostri padri, nonni e parenti tutti e dai tantissimi che sono stati costretti dalle circostanze della vita a lasciare il proprio ambiente familiare, il proprio contesto e stile abitudinario, ma anche perché ci rende consapevoli dei progressi fatti, ora (in tempi recenti) da quando l’Italia è divenuto “paese di destinazione” dei flussi migratori che originano nel Sud del mondo. La nuova situazione immigratoria spinge doverosamente noi meridionali ad assolvere agli impegni di assistenza, di solidarietà e di presa di coscienza dei diritti degli stranieri che - va ricordato- rischiano la propria vita per riuscire ad arrivare in Italia, in Europa, dove essi intendono costruire una vita migliore per se’ e per i propri congiunti. A noi meridionali -sopratutto a noi- i nuovi immigrati dovrebbero ricordare le difficoltà di insediamento che oltre un secolo e mezzo fa’ subirono tantissimi nostri avi.

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