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sabato 6 settembre 2025

8 Settembre. Nel 1943 a Contessa E. si svolse la processione

Nel 1943 il portone della
Chiesa non veniva aperto.

La marea di gente che stava in
attesa della processione non esitò
a forzarlo.
E la processione, in quel contesto
di sbandamento del govermo e 
dell'esercito, si svolse con partecipazione
massima di popolo.

Molti giovani erano stati arruolati
e tanti di essi in quel giorno
furono caricati su carri merci
dai tedeschi e inviati nei campi di
concentramento in territori
oggi polacchi.
Fra quest'ultimi abbiamo, sul
blog, sempre evocati due di essi
la cui storia ci è stata ricostruita
dopo anni dal loro ritorno
dall' "Inferno",
direttamente da loro; delle loro
narrazioni conserviamo cassette
e filmini, realizzati in arbereshe.

Li lasceremo in tempi a venire
 ad una Associazione
di deportati che ha sede a Palermo,
e il cui fine è di non far mai
venire meno la memoria.

 L'8 Settembre a Contessa Entellina evoca la festa più partecipata ed attesa dalla popolazione del luogo. In realtà nel resto della nostra Repubblica Italiana, quella data,  ricorda l'armistizio dell'8 settembre 1943 che comportò la fine dell'alleanza con la Germania e l'inizio della guerra di Liberazione contro i nazisti. 

 Le conseguenze furono:

1) il caos dell'esercito italiano, lasciato senza direttive e in gran parte disperso o catturato dai tedeschi.

2) l'occupazione nazista del centro-nord Italia.

3) la nascita della Repubblica Sociale Italiana come Stato collaborazionista dei tedeschi.

4) una violenta guerra civile che coinvolse partigiani, alleati e fascisti-nazisti.

5) Con estrema rapidità la Wehrmacht disarmò l’esercito italiano e assoggettò i quattro quinti della Penisola, impossessandosi di un enorme bottino: 1.250.000 fucili, 33.000 mitragliatrici, quasi 10.000 pezzi d’artiglieria, 15.000 automezzi e ingenti quantità di carburante, munizioni e materiale vario.

6) Il “trauma dell’8 settembre” aprì la fase cruciale delle “scelte”, del momento in cui occorreva decidere se schierarsi o meno, se e da quale parte stare: se attendere il placarsi della bufera, se invece imbracciare le armi contro il nazifascismo oppure sposare la causa del terrificante “Nuovo Ordine” nazista, dei fautori del motto “credere, obbedire, combattere”. Nelle settimane successive, in una nazione allo sbando, mentre già gli “unni meccanizzati” colpivano con stragi e rappresaglie civili e militari sbandati, non pochi dei quali meridionali, da una coraggiosa disobbedienza di massa nacque la Resistenza.

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