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Chi di noi non ha ascendenze di migranti?
Riflettere, sul blog, sull’emigrazione significa parlare sull’identità degli italiani e più specificatamente di noi “contessioti” (=arbereshe), in virtù dei percorsi che si sono tracciati nelle storie familiari di almeno il 90% di noi, di noi contessioti, ma anche di noi siciliani e di noi meridionali. Tutto ciò al di là degli studi intrapresi, dell’attività e/o professione esercitata e delle mete politiche e culturali perseguite.
Sul blog, che via via accentuera’ l’impostazione narrativa finora perseguita, vorremmo (nell’occuparci di emigrazione) cogliere quel perché delle società, delle comunità che ad una certa fase storica avvertono in alcuni componenti il senso delle ingiustizie, dei disagi prima non colti o comunque sopportati e al verificarsi di certi fenomeni che esploreremo e descriveremo, li spingono ad emigrare verso potenziali realtà più prospere (e magari più giuste).
Senza volere semplificare la realtà del vivere umano, nel tentativo sul blog di esplicitare come l’organismo comunitario (lo Stato, la Regione, il Comune, il Circolo, il Partito, il Quartiere, il nucleo familiare) e’ lungo il tempo pur sempre volubile, mutevole, mai definitivo nei suoi assetti e nelle aspettative e che in esso tutti ameremmo identificarci, va tenuto presente che ogni aggregato umano trasmette e raccoglie esperienze di vita che inducono ora ad impegnarsi nel sociale, ora ad emigrare, ora a volersi isolare ed ora a volere conservare immutati gli assetti rispetto a chi invece brucia dal desiderio di riformarli. Ciò per dire che la scelta di emigrare non è mai la prima scelta che viene compiuta nella vita di ciascuno.

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