Dal tempo della Festa, Farina e Forca
alla Costituzione più bella del mondo
Sembrerebbe che ci sia interesse sulla cosa pubblica locale, di Contessa Entellina. Sembrerebbe, il condizionale è d’obbligo, perché gli approcci ci sembrano lontani da quella che dovrebbe essere la bussola di vero interesse nei confronti della cosa pubblica. Al blog pare infatti che non esista interesse se tutti noi residenti (dalle casalinghe agli studenti, dai pensionati ai coltivatori etc.) non osiamo aprire gli occhi sull’indice dello spopolamento del territorio e su quegli altri indici che sono le aule scolastiche, dove troppi banchi via via vanno restando inoccupati. Sulla base di queste due sole situazioni indicative ci proponiamo di sviluppare prossime riflessioni sul blog. Riflessioni che naturalmente non puntano ad addebitare responsabilità a singoli o a gruppi ma all’assenza complessiva, che comunque investe tutti noi, di contenuti e significati che è la Politica, quella vera, quella con la P maiuscola.
Chi scrive -ritiene- di possedere da decenni coscienza e visione della cosa pubblica, sia a cagione dell’età avanzata ed anche perché è stato per più mandati consigliere comunale. Egli -ai nostri giorni- non è di certo animato dallo spirito di ricercare ruoli, ne è posseduto da nostalgie, e’ però preoccupato nell’assistere alla disaffezione verso la “Politica” da parte delle fasce giovanili più recenti. Ancora più preoccupante gli sembra l’intento di una ristretta fascia, giovanile e non, che vede la cosa pubblica locale come meta da sottrarre ad altro fascia, pure essa ristretta e detentrice di altro punto di vista, che viene immaginata opposta.
Ai nostri giorni occuparsi della cosa pubblica esige visione larga e aperta volta all’intera comunità e d’altronde nel terzo millennio non vale più la triade,”festa, farina e forca”, evocativa della vita nella Napoli del periodo borbonico, quando all'uso di feste pubbliche e di distribuzioni di pane si accompagnava la pratica di numerose impiccagioni pubbliche come dimostrazione della capacità del potere politico di assicurare il permanere dell’assetto civile vigente. Certo, oggi le impiccagioni non sono praticabili, ma -forse- si potrebbero evitare pure quelle situazioni e circostanze che vedono beni pubblici arrivati a scadenza e non vedono ri-attivate le ovvie e regolari procedure di assegnazione, per timore che chi pensa diversamente dai nostri standards, possa trarre benefici. Il nostro mondo, quello in cui viviamo, è più avanti di quello putiniano proprio perché le differenze di idee politiche stanno alla base dell’attitudine a produrre, a pensare e a progettare.
Il blog, e chi in esso dedica tempo, intende avviare un approccio alla realtà pubblica locale e sopratutto, alla coscienza pubblica, a cominciare dal Comune alla Pro-Loco e ai Circoli locali che pare non riescano a radicarsi diffusamente e a promuovere “democrazia”, ossia diversità di visioni. L’intento è di pubblicare periodicamente delle pagine per descrivere istituzioni ed apparati che fanno funzionare in senso culturale e sociale le cellule più elementari della vita pubblica, e qui da noi l’istituzione che sopratutto ci proponiamo di fotografare e’ il Comune. Sarebbe bene evitare che le associazioni, i circoli e le forme aggregative, sin dalla fase di avvio, non vengano giudicate dai loro promotori, come si trattasse di fatto loro personale mirante chissà a quale fine prettamente egoistico o personalistico.
Sul blog, nel terzo millennio la cosa migliore che ci proponiamo di perseguire e’ di verificare, ai fini di educazione civica, la gestione dei bilanci degli enti locali, dalla fase dell’allestimento alle mete verso cui puntano. Perché i bilanci pubblici devono possedere degli obiettivi civici, non servono solo per garantire indennità di carica e stipendi. Grazie alla lettura dei bilanci -riteniamo- si potrà giudicare se il denaro pubblico viene bene utilizzato per la crescita sociale oppure, se nella nostra Sicilia vige ancora la visione e la maniera borbonica di agevolare amici, ai danni della collettività. Quella del brutto triduo: festa, farina e forca, e’ infatti -nell’ottica di una democrazia avanzata- un sistema non più accettabile nel terzo millennio. Peraltro la farina e la forca come pure la festa non suscitano, riteniamo noi, ancora i risultati dei tempi andati. Semmai mostrano la miopia di chi di essi si serve, senza ad essi accostare avanzamenti in termini sociali ed economici per la comunità.
(Segue)















