Storia, chiesa, statua, tradizioni, quartiere
(parte III)
Tradizioni - Una
delle più popolari e antiche tradizioni di Contessa, purtroppo scomparsa già
dall’inizio del secolo scorso, si svolgeva sul piazzale S. Rosalia.
Alessandro Schirò, nel suo libro dedicato a Contessa Entellina,
così la descrive: “Fra le tradizioni patrie vi é anche la lotta, tenuta tanto in istima dai Greci. La domenica di
Pasqua i giovani più robusti, si portano nello spiazzo S. Rosalia, e
combattendo con atterrarsi scambievolmente in mezzo a molta gente, che formano
un cerchio a guisa di anfiteatro, del quale fanno parte, come spettatrici,
anche le donne, che, al pari degli altri spettatori, levano or gridi di
applauso ed or di derisione. L’atleta più forte vien portato in trionfo sulle
braccia dai compagni fino al paese”.
Fanno parte delle tradizioni scomparse anche le passeggiate serali
estive dal centro abitato al piazzale di S. Rosalia. Quando, al tempo della
trebbiatura, le aie di S. Rosalia erano impegnate dalla metà di giugno fino
alla metà di agosto per la battitura del grano, la sera, anche se la strada che
portava alle due aie di S. Rosalia non era illuminata, perché fuori dal centro
abitato, a gruppi molti andavano a passeggio fino alla cappella di S. Rosalia e
quindi si intrattenevano a chiacchierare con i contadini, che trascorrevano il
giorno e la notte a battere e vagliare il grano.
Prima che fosse introdotta anche a Contessa la meccanizzazione
agricola, per secoli i contessioti infatti dopo la mietitura battevano le
spighe sulle aie, in alcune località fisse ben esposte ai venti, per poter
separare facilmente la paglia dai chicchi di grano.
Le aie (lëmi) sorgevano numerose in tutti i feudi ed alcune erano
vicine al centro abitato: due sulle colline Brinjat (lëmi Bambinelit e
lëmi Sant’Antonit) ed uno sullo spiazzo
di S. Rosalia (lëmi Santa Rrusullis), su terreno comunale, che Epifanio Viviani, a proprie spese,
aveva sistemato con selciato in pietra
calcarea, a poca distanza dalla cappella. Quanti utilizzavano le due aie per la
battitura del grano, in estate, offrivano del frumento, che veniva venduto per
comprare l’olio necessario per tenere accesa una lampada nella cappella S.
Rosalia.
Quartiere e contrada S. Rosalia - La contrada “S. Rosalia” é un toponimo
affermatosi dopo la costruzione della cappella, cioè alla fine del secolo XIX,
per indicare l’ubicazione dei terreni circostanti. Il quartiere “S. Rosalia” é
un toponimo molto recente, perché
affermatosi alla fine del secolo XX, quando cominciarono a sorgere nuove
abitazioni nelle sue vicinanze. Per
questo motivo i due toponimi (quartiere e contrada) non sono citati nei riveli
e negli atti di compravendita dei secoli passati.
Il
quartiere “S. Rosalia” (un’area di circa 2.400 mq tra via Albania,
prolungamento di via Ciaccio e prolungamento di via Morea, incluso lo spiazzo
di S. Rosalia), é stato urbanisticamente sistemato dopo il terremoto del 1968:
restauro della cappella, nuovi giardini pubblici, strade di collegamento con
via Albania (Circonvallazione Nord) e
con via Ciaccio (Circonvallazione Sud), piazzale nuovo, nuove abitazioni.
Il quartiere “S. Rosalia”, dopo che é stato sistemato a verde
attrezzato (panchine di pietra, aiuole, muretti di sostegno, impianto di
illuminazione pubblica, ecc.), é animato dalla presenza di anziani, ragazzi e
giovani, che si danno appuntamento sul piazzale o nella nuova e accogliente
“Villa comunale”, curata da volontari, residenti nelle case costruite nelle
aree adiacenti.
Nella “villa”, sul piazzale o davanti al sagrato della cappella di
S. Rosalia, si ritrovano di giorno i bambini per giocare e gli anziani per fare
quattro chiacchiere tra loro, e la sera invece i ragazzi ed i giovani per stare
insieme, parlare, ascoltare musica e
divertirsi.
Cessione
alla Parrocchia latina - Il
18 settembre 1897, in Corleone, con atto del notaio Giacomo
Pincitore,
(registrato il 19 settembre 1897), Viviani Epifanio, ha ceduto in perpetuo e
irrevocabilmente al parroco latino protempore di Contessa Entellina, canonico
Nicolò Genovese, la chiesa di S. Rosalia, da lui costruita, riservandosi il
diritto di patronato religioso.
Oggi questo diritto di patronato é esercitato dagli eredi di
Epifanio Viviani (Cantone Maria) .
Il parroco ha accettato per sé ed i suoi successori la cessione,
obbligandosi di tenere aperta al culto la cappella, di celebrarvi ogni anno in
perpetuo insieme col suo clero due messe cantate, l’una il quindici luglio e l’altra il quattro settembre, facendo
precedere quest’ultima da una novena di pubbliche preghiere colla recita di una
terza parte del rosario, il canto di apposite canzoncine e la benedizione con la
reliquia della Santa.
Preghiere
ed inni dedicati a S. Rosalia.
Primo inno
Diva cui flores tribuere nomen Diva,
cui diedero lor nome i fiori
et pias regum dedit aula cunas o
santa nobile stirpe di re!
haec tuis laeti meritis sacramus Tu il
puro anelito dei nostri cuori
munera
laudum. Tu
il faro vigile di nostra fé.
O rosa fulgida che
dolce aulia
O giglio candido
spruzzato d’or!
Fiore freschissimo, o
Rosalia,
accogli il palpito
del nostro cuor.
Monte sub celso latitans, caterva Tu che di
gelida caverna in seno
tartaris fundis, superisque victrix scolpivi
il nobile patto d’amor
nomen in saxo, genus et perennes fra cento
ostacoli concedi almeno
sculpis amores. Che
della grazia serbiamo il fior.
O rosa fulgida che dolce
aulia...
Praebet hic aedem specus et soporem Tu che sui
culmini del Pellegrino
excipit rupes pluit aetra potum sfogavi
all’aura l’immenso ardor
silva dat mensam, potus et beatae tu fa’ che
il fervido fuoco divino
gaudia vitae. Avvampi
ogni anima, bruci ogni cuor.
O rosa fulgida che
dolce aulia…
Nunc tui Iesus, sacra sponsa, vultum Tu che sollecita
della tua terra
redde pacatum, procul ut furores la luce
malefica fugasti un dì
pestis et belli, famis ipse nostris o pia
difendici da fame e guerra
pellet ab oris. D’ogni
contagio che ci colpì.
O rosa fulgida che
dolce aulia…
Sit salus Illi decus atque virtus Tu che
con l’anima in Dio rapita
qui super coeli solio
coruscans sorella
agli angeli fosti quaggiù
totius mundi series gubernat l’arcano insegnaci della tua vita
Trinus et Unus. Amen sogna
la Patria, cercar Gesù.
O rosa fulgida che
dolce aulia…
Secondo inno
Si muovono al monte le turbe pietose
al monte che olezza di gigli e di rose.
Salve,
salve, o Rosalia!
Salve,
salve, o Rosalia!
Un giorno lasciasti la casa paterna
e lieta abitasti la lieta caverna
Salve,
Salve........
Proteggi dal cielo o pia verginella
la gente devota che a Cristo s’appella.
Salve, salve.......
Invocazioni
V) Col tuo sembiante e con la tua bellezza;
R) Avvicinati, vieni presto e regna.
Preghiamo: O Dio, che hai condotto la beata
vergine Rosalia dalle delizie di una casa regale alla solitudine dei monti, per
i suoi meriti e la sua intercessione concedici di essere trasferiti dalle
voluttà del mondo all’amore delle cose celesti e di essere liberati dall’ira
dei tuoi flagelli. Per Cristo nostro Signore. Amen.
Nota - Sono noti anche a Contessa alcuni canti
popolari in dialetto siciliano, molto diffusi nei paesi limitrofi. Se
vengono messi a disposizione dai pochissimi fedeli, che ne conservano la
memoria, è possibile riportarli per completare quanto precedentemente descritto
sul culto di Santa Rosalia a Contessa
Entellina.
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