StatCounter

martedì 27 maggio 2014

Madonna Odigitria: culto, chiesa rurale e tradizione ... ... di Caloger Raviotta

In quasi tutte le comunità arbëreshë alla Madonna Odigitria é dedicata una chiesa, una cappella o una nicchia ed ogni anno,  il martedì dopo Pentecoste (in tempi più recenti il giorno di Pentecoste) i fedeli vi si recano, per pregare e per ricordare la Patria lontana, lasciata per sempre.
Questa antichissima tradizione a Contessa fu interrotta nel 1837, per la sepoltura dei malati di colera nella chiesa Odigitria, ma fu ripresa nel 1949 dal parroco papas Jani Di Maggio (il 2 luglio visitò la cappella rurale con i fedeli, dopo aver celebrato la messa a S. Calogero) e continuata negli anni successivi con la celebrazione della Divina Liturgia il martedì di Pentecoste.
Interrotta col terremoto del 1968, questa tradizione civile e religiosa, é stata recentemente ripresa su iniziativa dell’Associazione culturale “N. Chetta” e del Centro Culturale Parrocchiale,  perché la chiesa Odigitria é:
- monumento commemorativo della venuta dall’Oriente dei profughi albanesi in Italia (per questo si canta “E bukura Moré”)
- testimonianza della devozione degli Arbëreshë alla Madonna per averli salvati e guidati nel doloroso viaggio dell’esilio (si prega cantando la “Paraclisis”).

Giornata della memoria nella chiesa Odigitria
L'annuale pellegrinaggio, il giorno di Pentecoste (o nel martedì successivo), nella chiesa rurale dell'Odigitria, costituisce un'occasione per tenere vive alcune tradizioni e per conoscere alcuni aspetti particolari della storia locale.
Nei secoli passati gli antenati dei contessioti erano fedeli a questo appuntamento: accompagnati dal clero di rito bizantino, si recavano nella chiesa della Madonna Odigitria (Colei che guida e protegge nel cammino) sia per ringraziare (con tipici canti tradizionali albanesi) la Madonna protettrice dei profughi nel viaggio verso l’Italia sia per ricordare la patria lasciata per sempre.
Secondo l'autentica,  popolare e antica  tradizione, l’annuale pellegrinaggio alla cappella dell’Odigitria dai contessioti deve essere considerato “Giorno della memoria” perché é il momento commemorativo dell’arrivo degli esuli albanesi, come attestato da un documento del 25 marzo 1840, riferito a Contessa: “Il clero greco vi  andava  con i fedeli  il giorno di Pentecoste a ricordare la caduta di Costantinopoli nelle mani dei Turchi (1453)”.
Dopo aver cantato alcune parti della “Paraclisis (=Protezione, rifugio, conforto...), antica e diffusissima ufficiatura religiosa dedicata alla Madonna nelle Chiese Orientali, molto praticata come lo é il Rosario nella Chiesa Cattolica in Occidente, i fedeli  cantano: ” O e bukura Moré, si të lëra e më ngë t’ pe. Atjé  lëra u zotin tatë, atjé lëra u zonjën mëmë, atjé lëra edhé t’im vëlla. O e bukura Moré, si të lëra e më ngë të pe” (O mia bella Morea, da quando ti ho lasciata non ti ho più vista. Colà ho lasciato mio padre, colà ho lasciato mia madre, colà ho lasciato anche mio fratello. O mia bella Morea, da quando ti ho lasciata non ti ho più vista).

Chiesa rurale dell’Odigitria
Non si conosce la data certa d’inizio della costruzione della cappella rurale dell’Odigitria, che é nota come “l’incompiuta”, perché non é stata mai terminata.
La cappella Odigitria si trova nella contrada omonima e si tramanda che l’avvio della sua costruzione risalga al secolo XVII. Anche se non é stata mai completata, la sua struttura (quattro mura, senza tetto, cornicione interno, capitelli rustici, architravi ad uso di cappelle), molto simile alla chiesa di S. Rocco ed alla Chiesa del Purgatorio, fa presumere che sia contemporanea a queste due chiese del centro urbano di Contessa (costruzione avviata nella seconda metà del secolo XVII ed apertura al culto nei primi decenni del secolo successivo, quando sono citate per la prima volta nel resoconto delle visite pastorali del vescovo di Agrigento).
La sua proprietà fu rivendicata dal Comune nei confronti del clero di rito bizantino nel 1875. A conclusione della contestazione, nel 1876, legalmente curata dall'avv. Calogero Genovese, fu confermata la plurisecolare appartenenza della chiesa al clero greco.
Una lapide ricorda un intervento di manutenzione del secolo scorso: “Le secolari cadenti mura dedicate a Shën Mëris  Jitries  furono restaurate per interessamento di Ninì Schirò vedova Ragusa e con il generoso contributo di Bruno Biagio fu Giovanni, Schirò Giuseppe di Gaspare e Perrone Filomena vedova Chetta nel 1958”.
Attualmente si presenta, all’interno ed all’esterno, come é stata restaurata col predetto intervento: mura perimetrali originarie, parzialmente rivestite di malta all’interno, nuovo altare quadrato, copertura per metà del tetto con  volta a botte, cancello in ferro alla porta di accesso, parete interna con tre porte per accedere alla parte coperta, pavimento in cemento, nicchia nella parete dietro l’altare con l’immagine dell’Odigitria, dipinta secondo la tradizione balcanica (Madonna col bambino e due monaci oranti) e non secondo la tradizione orientale più nota (Madonna col bambino).
Purtroppo l’intero edifico necessita di interventi urgenti che riguardano l’intera struttura (mura, tetto, pavimento, pareti, ecc.). La conservazione di questo edificio sacro é di interesse generale sia per il suo significato religioso sia per il suo significato storico e culturale di “monumento della memoria” della comunità locale. Per questi motivi può risultare interessante visitarlo in occasione dell’annuale pellegrinaggio di Pentecoste, che però da qualche anno non viene organizzato.
La chiesa dell’Odigitria  potrebbe essere recuperata e valorizzata come itinerario storico-turistico analogo a quello avviato ma non completato per il progetto “Castello-Mulino-abbeveratoio di Scirotta”: l’abbeveratoio Giarrusso, con sentiero pedonale, può essere collegato con la chiesetta di S. Calogero, che, dopo i recenti lavori stradali, offre spazi per una aiuola, delle panchine ed una fontana; si può recuperare il vecchio sentiero pedonale che da S. Calogero sale verso la chiesa Odigitria; si può attivare l’antica sorgente, che alimentava l’abbeveratoio Giarrusso e restaurare la chiesa Odigitria, simbolo della memoria storica della venuta degli Albanesi a Contessa.
Questa proposta è stata prospettata sia ad alcuni amministratori comunali sia ad alcuni progettisti operanti a Contessa, ma nonostante sia considerata molto originale e interessante finora non ha avuto alcun seguito.

L'incuria, la carenza di mezzi, la grave crisi economica generale, le difficoltà finanziarie delle istituzioni, la scarsa sensibilità e attenzione per i beni culturali costituiscono elementi concomitanti, che contribuiscono al degrado anche di opere e tradizioni che fanno parte della storia di una comunità. Potrà essere evitata questa triste sorte alla chiesa dell'Odigitria ?

Nessun commento:

Posta un commento