In quasi tutte le comunità arbëreshë alla Madonna Odigitria é
dedicata una chiesa, una cappella o una nicchia ed ogni anno, il martedì dopo Pentecoste (in tempi più
recenti il giorno di Pentecoste) i fedeli vi si recano, per pregare e per
ricordare la Patria lontana, lasciata per sempre.
Questa antichissima tradizione a Contessa fu interrotta nel 1837,
per la sepoltura dei malati di colera nella chiesa Odigitria, ma fu ripresa nel
1949 dal parroco papas Jani Di Maggio (il 2 luglio visitò la cappella rurale
con i fedeli, dopo aver celebrato la messa a S. Calogero) e continuata negli
anni successivi con la celebrazione della Divina Liturgia il martedì di
Pentecoste.
Interrotta col terremoto del 1968, questa tradizione civile e
religiosa, é stata recentemente ripresa su iniziativa dell’Associazione
culturale “N. Chetta” e del Centro Culturale Parrocchiale, perché la chiesa Odigitria é:
- monumento commemorativo della venuta dall’Oriente dei profughi
albanesi in Italia (per questo si canta “E bukura Moré”)
- testimonianza della devozione degli Arbëreshë alla Madonna per
averli salvati e guidati nel doloroso viaggio dell’esilio (si prega cantando la
“Paraclisis”).
Giornata
della memoria nella chiesa Odigitria
L'annuale pellegrinaggio, il giorno di Pentecoste (o nel martedì
successivo), nella chiesa rurale dell'Odigitria, costituisce un'occasione per
tenere vive alcune tradizioni e per conoscere alcuni aspetti particolari della
storia locale.
Nei secoli passati gli antenati dei contessioti erano fedeli a
questo appuntamento: accompagnati dal clero di rito bizantino, si recavano
nella chiesa della Madonna Odigitria (Colei che guida e protegge nel cammino)
sia per ringraziare (con tipici canti tradizionali albanesi) la Madonna
protettrice dei profughi nel viaggio verso l’Italia sia per ricordare la patria
lasciata per sempre.
Secondo
l'autentica, popolare e antica tradizione, l’annuale pellegrinaggio alla
cappella dell’Odigitria dai contessioti deve essere considerato “Giorno della
memoria” perché é il momento commemorativo dell’arrivo degli esuli albanesi,
come attestato da un documento del 25 marzo 1840, riferito a Contessa: “Il
clero greco vi andava con i fedeli
il giorno di Pentecoste a ricordare la caduta di Costantinopoli nelle
mani dei Turchi (1453)”.
Dopo aver cantato alcune parti della “Paraclisis (=Protezione,
rifugio, conforto...), antica e diffusissima ufficiatura religiosa dedicata
alla Madonna nelle Chiese Orientali, molto praticata come lo é il Rosario nella
Chiesa Cattolica in Occidente, i fedeli
cantano: ” O e bukura Moré, si të lëra e më ngë t’ pe. Atjé lëra u zotin tatë, atjé lëra u zonjën mëmë,
atjé lëra edhé t’im vëlla. O e bukura Moré, si të lëra e më ngë të pe” (O mia
bella Morea, da quando ti ho lasciata non ti ho più vista. Colà ho lasciato mio
padre, colà ho lasciato mia madre, colà ho lasciato anche mio fratello. O mia
bella Morea, da quando ti ho lasciata non ti ho più vista).
Chiesa
rurale dell’Odigitria
Non si conosce
la data certa d’inizio della costruzione della cappella rurale dell’Odigitria,
che é nota come “l’incompiuta”, perché non é stata mai terminata.
La cappella Odigitria si trova nella contrada omonima e si
tramanda che l’avvio della sua costruzione risalga al secolo XVII. Anche se non
é stata mai completata, la sua struttura (quattro mura, senza tetto, cornicione
interno, capitelli rustici, architravi ad uso di cappelle), molto simile alla
chiesa di S. Rocco ed alla Chiesa del Purgatorio, fa presumere che sia contemporanea
a queste due chiese del centro urbano di Contessa (costruzione avviata nella
seconda metà del secolo XVII ed apertura al culto nei primi decenni del secolo
successivo, quando sono citate per la prima volta nel resoconto delle visite
pastorali del vescovo di Agrigento).
La
sua proprietà fu rivendicata dal Comune nei confronti del clero di rito
bizantino nel 1875. A conclusione della contestazione, nel 1876, legalmente
curata dall'avv. Calogero Genovese, fu confermata la plurisecolare appartenenza
della chiesa al clero greco.
Una
lapide ricorda un intervento di manutenzione del secolo scorso: “Le secolari
cadenti mura dedicate a Shën Mëris Jitries furono restaurate per interessamento di Ninì
Schirò vedova Ragusa e con il generoso contributo di Bruno Biagio fu Giovanni,
Schirò Giuseppe di Gaspare e Perrone Filomena vedova Chetta nel 1958”.
Attualmente si presenta, all’interno ed all’esterno, come é stata
restaurata col predetto intervento: mura perimetrali originarie, parzialmente
rivestite di malta all’interno, nuovo altare quadrato, copertura per metà del
tetto con volta a botte, cancello in
ferro alla porta di accesso, parete interna con tre porte per accedere alla
parte coperta, pavimento in cemento, nicchia nella parete dietro l’altare con
l’immagine dell’Odigitria, dipinta secondo la tradizione balcanica (Madonna col
bambino e due monaci oranti) e non secondo la tradizione orientale più nota
(Madonna col bambino).
Purtroppo l’intero edifico necessita di interventi urgenti che
riguardano l’intera struttura (mura, tetto, pavimento, pareti, ecc.). La conservazione di questo edificio
sacro é di interesse generale sia per il suo significato religioso sia per il
suo significato storico e culturale di “monumento della memoria” della comunità
locale. Per questi motivi può risultare interessante visitarlo in occasione
dell’annuale pellegrinaggio di Pentecoste, che però da qualche anno non viene
organizzato.
La
chiesa dell’Odigitria potrebbe essere
recuperata e valorizzata come itinerario storico-turistico analogo a quello
avviato ma non completato per il progetto “Castello-Mulino-abbeveratoio di
Scirotta”: l’abbeveratoio Giarrusso, con sentiero pedonale, può essere
collegato con la chiesetta di S. Calogero, che, dopo i recenti lavori stradali,
offre spazi per una aiuola, delle panchine ed una fontana; si può recuperare il
vecchio sentiero pedonale che da S. Calogero sale verso la chiesa Odigitria; si
può attivare l’antica sorgente, che alimentava l’abbeveratoio Giarrusso e
restaurare la chiesa Odigitria, simbolo della memoria storica della venuta
degli Albanesi a Contessa.
Questa
proposta è stata prospettata sia ad alcuni amministratori comunali sia ad
alcuni progettisti operanti a Contessa, ma nonostante sia considerata molto
originale e interessante finora non ha avuto alcun seguito.
L'incuria, la
carenza di mezzi, la grave crisi economica generale, le difficoltà finanziarie
delle istituzioni, la scarsa sensibilità e attenzione per i beni culturali
costituiscono elementi concomitanti, che contribuiscono al degrado anche di
opere e tradizioni che fanno parte della storia di una comunità. Potrà essere
evitata questa triste sorte alla chiesa dell'Odigitria ?
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