Notizie storiche,
tradizione religiosa, processione e statua
Statua
e processione di S. Michele Arcangelo a Contessa
Non sono noti nè la data né il nome dello scultore della statua di
S. Michele Arcangelo, che però è esposta
al culto, nella prima metà del secolo XIX, come attesta il canonico Atanasio
Schirò nella sua monografia su Contessa Entellina: dopo la ricostruzione della
chiesa della Madonna della Favara, in parte crollata nel 1843, sono acquistate
la statua di S. Francesco e di S. Antonio, mentre sono già esposte al culto
altre quattro statue di cui si ignora l’autore e la data in cui sono scolpite
(Madonna della Favara, S. Pietro, S. Pasquale e S. Michele Arcangelo).
La statua di legno (un metro e 50 centimetri di altezza circa),
presenta S. Michele in atteggiamento da combattente: espressione del viso di un
giovanetto, vestito da soldato, braccio destro sollevato che impugna la spada,
elmo sul capo, sotto il quale scendono a fianco del volto ciocche di capelli a
riccioli, scudo retto dalla mano sinistra con la scritta “Quis ut Deus–Chi come
Dio?”, mantello militare che scende
sulle spalle, piedi poggiati su un mostro arrotolato (il demonio).
Sulla base di queste caratteristiche si presume che la statua sia
stata scolpita nel secolo XVII, a Chiusa Sclafani, nello stesso periodo in cui
fu scolpita la statua della Madonna della Favara (1652).
La statua di S. Michele Arcangelo, qualche decennio addietro, era
stata tolta dalla sua nicchia (prima cappella a destra, entrando nella chiesa
della Madonna della Favara), dove è stata da qualche anno ricollocata. Recentemente
la statua è stata restaurata e su iniziativa dei Michele, nati e residenti a
Contessa, il 29 settembre del 2013 è stata
portata in processione.
Notizie
storiche e riflessioni conclusive
Da quanto finora sopra esposto emerge che il culto di S. Michele
Arcangelo, nella devozione popolare, ha sempre occupato un posto di particolare
rilevanza già dai primi decenni dell’insediamento dei soldati e dei profughi
albanesi nel casale di Contessa: nel secolo XVII a S. Michele Arcangelo era già
dedicato un altare (!) e, fino alla metà del secolo scorso, a Contessa ogni
anno si celebrava la sua festa, portando in processione la sua statua l’otto
maggio.
S. Michele in tutte le località limitrofe a Contessa viene
celebrato il 29 settembre, come previsto dal calendario liturgico romano, a
Contessa invece l’otto maggio, che non coincide né con la ricorrenza festiva
prevista dal calendario di rito bizantino né con la ricorrenza festiva prevista
dal calendario di rito romano.
Quale legame esiste tra Contessa ed il santuario di S. Michele al
Gargano, dove appunto si celebra fin dal Medioevo la processione l’otto maggio?
Certamente questo legame si basa su motivazioni religiose o storiche, che di
seguito sono esposte.
Come è noto, le
prime comunità albanesi sorgono in Italia a seguito di eventi militari. In
Sicilia nel 1450, alcuni soldati
albanesi, che, per due anni avevano prestato servizio per il re di
Napoli nel castello di Bisiri (Mazara del Vallo), si stabiliscono nei casali di
Contessa, Mezzojuso e Palazzo Adriano. Nella regione pugliese invece, dopo il prezioso aiuto assicurato al re di Napoli contro gli Angioini, le cui
truppe furono sconfitte nel 1461, alcuni
soldati albanesi, con le loro famiglie, si stabiliscono in feudi concessi dal
re di Napoli a Scanderbeg. Con ulteriori concessioni reali sorgono nuove
colonie albanesi in altre località pugliesi dal 1464 al 1470, principalmente
nel territorio del foggiano e del tarantino, ed in particolare dopo la morte di
Scanderbeg (1468) e la conseguente
occupazione della Albania da parte dei Turchi.
Molti profughi albanesi, stabilitisi nelle terre
concesse a Scanderbeg (Monte S. Angelo,
Monterotondo, Trani e S. Giovanni), si trasferiscono però in altre
località della Puglia e del Regno di Napoli, quando questi feudi, ereditati da
Giovanni Castriota, figlio di Scanderbeg, vengono permutati nel 1485 con i
feudi di Soleto e di S. Pietro in Galatina con gli stessi privilegi.
Gli Albanesi,
che abbandonano i predetti feudi di Scanderbeg, si trasferiscono
preferibilmente in casali ricostruiti o ripopolati da altri albanesi, per poter
più facilmente conservare la loro identità religiosa, etnica e culturale.
I piccoli nuclei
di Albanesi, che si stabiliscono in località già abitate da popolazione locale,
ben presto infatti vengono assimilati e conseguentemente perdono la loro
identità, mentre la conservano gli Albanesi che costituiscono la popolazione
esclusiva o prevalente dei casali da
loro ricostruiti o ripopolati, dando origine alle colonie arbëreshë, dove possono
liberamente praticare lingua, rito, costumi e usi propri.
Certamente
alcune famiglie albanesi, provenienti dal feudo di Monte S. Angelo e
stabilitisi in altre località provvisoriamente, raggiunsero anche la Sicilia ed
in particolare il casale di Contessa, dove portarono il culto di S. Michele,
dedicandogli successivamente anche un altare nella cappella della Madonna della
Favara e celebrando la sua festa l’otto maggio, nella ricorrenza della sua
apparizione nella grotta del Gargano, secondo la tradizione ancor oggi viva nel
noto santuario pugliese.
La provenienza dalle comunità albanesi del foggiano di alcuni
“contessioti” trova qualche riscontro anche nell’affinità presente sia nella
toponomastica e nella onomastica sia nel glossario e nella fonetica della
lingua arbëreshe, parlata a Contessa
e nelle comunità di Chieuti e Casalvecchio di Puglia, in provincia di
Foggia, poco distanti da Monte S. Michele.
Nota – La plurisecolare devozione popolare dedicata a S. Michele
Arcangelo è quasi scomparsa negli ultimi
decenni, rimane invece la fiera dell’otto maggio (mercato per il bestiame e la
mercanzia), istituita con decreto reale del 10 gennaio 1845.
Nessun legame quindi esiste tra
il culto e la festa dedicata a S. Michele, che ha origini antiche, e la fiera,
istituita in tempi recenti.
La presente descrizione sarà aggiornata
con ulteriori elementi derivanti da riscontri e ricerche in corso.
* * *
B i b l i o g r
a f i a (testi
più significativi consultati)
- S. Gassisi, “Contributo alla Storia del rito
greco in Italia”, in “Roma e l’Oriente”, Grottaferrata,
1914
- G.
Gabrielli, “Colonie e lingue di Grecia e di Albania in Puglia”, 1939
- Pasquale Pandolfini,
Albania e Puglia: vicende storiche, politiche e religiose fra le
due sponde
dell’Adriatico”, Biblos, Anno XIV, n.28 (2007) – Biblioteca “G. Schirò”
di Piana degli Albanesi
- "Sull'origine e
fondazione del Comune di Contessa, colonia greco-albanese della Sicilia"
di Spiridione Lojacono (Palermo, 1880)
- “Memorie storiche su
Contessa Entellina" di Atanasio Schirò,
(Palermo, 1904 - opera postuma a
cura del canonico Nicolò Genovese)
- “Guida illustrata
delle colonie albanesi in Sicilia: Contessa Entellina" di Alessandro
Schirò, (Palermo nel 1923)
- “Contessa Entellina
nel XX secolo” di Calogero Raviotta (Contessa Entellina, 2001).
(parte
II - Fine)
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