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lunedì 25 febbraio 2013

Vaticano. C'e' chi pensa di perseguire non il peccato ma l'origine del peccato: lo IOR

E in Vaticano c'e' chi pensa di liberarsi della Banca, dello IOR.
L'idea e' portata avanti dai cardinali stranieri, da quelli che meno hanno a che fare con la banca: fare a meno dell'Istituto per le opere di religione (Ior) per eliminare migliaia di conti riservati e con essi  un bel numero di segreti.
Il destino della banca vaticana è pero' nelle mani del successore di Benedetto XVI che alle 20 di giovedì 28 febbraio si appresterà a lasciare la Santa sede con destinazione Castel Gandolfo.
Lo Ior, secondo La Repubblica, sara' uno dei temi più importanti da affrontare nelle cosiddette Congregazioni generali, le giornate di discussioni sul futuro della Chiesa e sul nuovo pontefice,  in agenda dal 1 marzo.  
Di estrema attualità sarà anche l'evangelizzazione all'estero (il 2013 è l'anno della fede), la riforma della Curia (Joseph Ratzinger ha ammesso di non essere riuscito a rivoluzionare) e poi ci sono gli scandali che hanno segnato indelebilmente il pontificato di Bendetto XVI. Eppure il nodo più importante è quello dello Ior. Il suo possibile scioglimento.  
A sponsorizzare l'idea di chiudere l'istituto vaticano è un gruppo di cardinali, irritati da tempo per la gestione dello Ior, considerato come uno dei protagonisti per i danni dell'immagine della Santa Sede a livello internazionale.
A farsi portavoce del malcontento è l'arcivescovo di Vienna Christoph Schoenborn, considerato un conservatore illuminato e indicato da molti come possibile successore di Ratzinger, di cui è stato allievo. Il porporato potrebbe essere quindi in grado di riunire intorno a sé una serie di eminenze, in gran parte straniere, pronte a schierarsi contro la gestione 'italiana' dello Ior, ovvero il segretario di Stato Tarcisio Bertone e il suo predecessore Angelo Sodano. E non importa che Benedetto XVI abbia appena confermato Ernst Von Freyberg (manager tedesco) al vertice dell'istituto dopo l'uscita di scena di Ettore Gotti Tedeschi.
Certo,  in caso di scioglimento dello Ior, i cardinali dovrebbero pensare a un'alternativa credibile. Da qui l'idea di un accordo con una banca straniera. L'istituto vaticano, infatti, è considerato come una fonte continua di problemi per la Santa sede: dallo scandalo Enimont, al crac dell'Ambrosiano. E poi la presenza di personaggi come Michele Sindona e monsignor Paul Marcinkus, che ha presieduto lo Ior per 18 anni.
La banca e' nata nel 1942 per volere di Pio XII, è stata quindi piu' volte criticata sia per la sua gestione spregiudicata sia per i suoi numerosi privilegi. Si racconta infatti, che quando Giovanni Paolo II, dopo lo scandalo Calvi, chiese la lista dei correntisti dello Ior, si sentì rispondere che non era possibile violare la riservatezza dei clienti.

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