Le video-registrazioni curate da
Teodoro Schirò domenica 17 febbraio della Liturgia di San Giovanni Crisostomo
ci offrono l’opportunità di tentare di spiegare cosa noi, noi che curiamo
questo Blog, abbiamo capito del rito che viene celebrato.
Lo faremo ora con accenti
profondamente religiosi, immedesimandoci nei “tremendi misteri” che vengono
evocati ed ora con occhio distaccato, laico, riportandoci al mondo del terzo
millennio in cui siamo immersi. Lo faremo con tempi lunghi e con riflessioni
ora di immediato impatto ed ora con indispensabili tentativi di rovistare nei
frammenti di Storia che hanno suggerito quelle ispirazioni.
Nel visionare il primo video (1)
che Teodoro ci ha fatto pervenire ci accorgiamo che i paramenti sacerdotali
oltre ad essere diversi da quelli in uso nella Chiesa romana sono, o meglio,
sanno di qualcosa di imperiale soprattutto quelli che indossa il Vescovo. Ed in verità l’effetto che si
vuole creare è quello di trasformare le mura della Chiesa, nel caso specifico
della Chiesa della Martorana, in una reggia dell’Imperatore. Un luogo di
bagliori divini.
Il Vescovo indossa effettivamente le medesime vesti dell’Imperatore
romano, gli imperatori del primo millennio dell’era cristiana, quando trionfanti
attraversavano le strade della capitale, Costantinopoli.
Il rito che si va a celebrare con
la Liturgia si propone specificatamente di rapire i fedeli che sono presenti in chiesa dalle
preoccupazioni, dai problemi e dalle sofferenze quotidiane terrene e di portarli ad una dimensione di Luce
gioiosa.
Nella
spiritualità orientale la “bellezza” ha una rilevanza che eccede i complicati
ragionamenti teologici che caratterizzano invece il cattolicesimo dell’Occidente
romano. Il problema prioritario non è
investigare su Dio, ma come si deve rendere culto a Dio per conseguire positivi
effetti sugli uomini.
L’esperienza
spirituale del cristianesimo d’Oriente viene spesso sintetizzata su questo
schema: la bellezza come sintesi del rapporto chiesa-annuncio-liturgia e la fede
viene pertanto concepita anche come la possibilità di una accadimento, di un fatto, che
comporta o meglio che è suscettibile di produrre un’esperienza-visione, capace di generare un cambiamento
interiore, e dunque non solo come, nella prassi romano-occidentale “annuncio verbale e concettuale”.
Da qui la
grande cura che viene prestata nella Liturgia bizantina al Coro, ai Canti, all’ambientazione
della Chiesa che deve essere ricca di mosaici ed affollata di
icone, all’incenso etc. etc.
La Liturgia
va peraltro sempre celebrata in Chiesa; altro dalle oceaniche messe papali, che dando il senso di uno spettacolo all'aperto.
Ma cosa è la
Liturgia ?
La Liturgia
nel rito bizantino è ricca di segni e simbolismi misterici attraverso cui
vengono richiamate -con spirito di ringraziamento (eucaristico)- tutte le
iniziative divine miranti a recuperare l’essere umano dallo stato di
decadimento in cui si è venuto a trovare per non avere saputo apprezzare il
contesto che lo circonda.
Il Signore
filantropo (amico dell’uomo) avendo rilevato che l’uomo pur di riadattare il
contesto in senso egoistico decadeva e alimentava la sua rovina mai cessò di
provvedere a lui, pur lasciandolo libero.
Con opere mirabili e parole profetiche contenute nell’Antico Testamento
iniziò la preparazione dell’uomo per fargli pregustare la vera pienezza della
vita.
Quando
ritenne che il tempo si era compiuto, il Signore filantropo fece conoscere
mediante Gesù, e mediante lo svolgimento della sua vita terrena, la verità sull’uomo.
La Liturgia
si propone di far “vedere” il tutto delle iniziative messe in atto nell’Antico
e nel Nuovo Testamento per ricondurre l’uomo a gustare la vera vita, a farlo
uscire dallo stato di “malato” con cui invece conduce egoisticamente i suoi giorni
nel mondo.
La chiesa in
buona sostanza con la Liturgia si propone di ricordare che l’uomo è destinato,
se lo desidera, a ben altro che alla
lotta di sopravvivenza egoistica. E’ destinato ad una Pasqua continua e senza
fine, ad una novità che investe il vecchio per rinnovarlo. E tutto ciò può
essere gustato sin da subito.
(segue)
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