Centenario della nascita di Albino Luciani (17 ottobre 1912 – 28 settembre 19789 )
Appena pochi mesi fa, le edizioni San Paolo hanno pubblicato
la prima completa autobiografia di Papa Giovanni Paolo I. L’autore è Marco
Roncalli che ricostruisce la vita ed il pensiero di Papa Luciani a partire dai
suoi scritti e dagli archivi, sia come seminarista, sacerdote e patriarca di
Venezia.
Ne viene fuori una figura di uomo abbastanza legato alla
modernità e per nulla fermo o dubbioso sul dover camminare sui sentieri che l’umanità
intera percorre ai nostri giorni. Papa Luciani nel corso della sua vita di
fronte alle sfide della modernità ha sempre voluto e saputo conciliare il
rispetto delle tradizioni e l’apertura verso un confronto.
Nel 1969, quando era Vescovo di Vittorio Veneto dopo avere
invocato una dottrina che dichiarasse lecito l’uso dei contraccettivi in
determinate condizioni, nel suo libretto “Pensieri alla famiglia”, Albino
Luciani esprime alcune caute concessioni alle coppie di fatto e si dichiara
disposto ad una loro legalizzazione in quanto “male minore”.
La singolare posizione espressa alcuni mesi prima di essere
nominato Patriarca di Venezia è testimoniata dalla risposta data a quanti gli chiedono
il suo pensiero sul diritto di famiglia sotto il vaglio del legislatore di
centro-sinistra. Luciani consapevole di esprimere una posizione più aperta di
altri presuli afferma, premessa qualche precisazione, “Io sto per le riforme”.
Raccomanda di rimuovere dal diritto di famiglia gli istituti
discriminatori e di riconoscere alla donna la pari dignità e potestà, peraltro
voluti dalla Gaudium et Spes. Prendendo
posizione sulle lacune che il disegno di legge sulla riforma di famiglia
evidenzia e senza chiudere gli occhi sul divorzio, prospettato per taluni casi
come unica soluzione, Luciani si chiede:
ma qualche soluzione, fuori dal divorzio, non si può proprio trovare ?
Vediamo cosa egli pensa sulle “unioni di fatto”, viste come “male
minore”, come rimedio per evitare l’introduzione del divorzio, che ritiene una ferita inflitta alla santità e
stabilità della famiglia (come scrive Paolo VI ad Andreotti alla fine del 1969,
alla luce dell’incombente modifica del diritto di famiglia). Luciani propone
come alternativa al divorzio le “unioni
di fatto”, senza che queste ottenessero comunque una completa equiparazione al
matrimonio, ma attribuendo loro un sufficiente riconoscimento sul piano
legislativo.
Dall’esame del testo di riforma del diritto di famiglia egli
ammette che il legislatore si propone di trovare una soluzione ai “casi
dolorosi”, però dissente dalla soluzione ipotizzata, il divorzio, che a suo parere
aggraverebbe i mali. Suggerisce di tutelare la famiglia legittima, attribuendole
un posto d’onore, e poi di riconoscere qualche effetto civile alle unioni di fatto, come per esempio
migliorando la posizione dei figli nati fuori del matrimonio e correggendo la
ripartizione dei beni patrimoniali.
Gli viene subito obiettato dagli ambienti cattolici il “rischio”
di incoraggiamento che si darebbe a nuove unioni di fatto. Ma egli intravede
nella netta chiusura della Chiesa alle sue aperture
la via che obbliga il legislatore a
scegliere il divorzio.
Luciani –nella- sostanza cercava una soluzione accettabile
dal punto di vista dottrinale e insieme realmente praticabile per le molte
situazioni inrisolvibili. La legalizzazione delle unioni di fatto gli pareva assicurare
alcune garanzie ai contraenti lasciando
aperta la via delle separazioni e al contempo senza mettere in discussione il
concetto di indissolubilità del matrimonio, che per lui era ciò che più di
tutto contava.
In questa complessa tematica è facile cogliere la
sensibilità spiccata di Albino Luciani, proteso a voler trovare soluzioni ai
tanti problemi dell’odierna società senza tuttavia voler mettere in discussione
le fondamenta della visione tradizionali della Chiesa.
Il dato emergente è la costante e consapevole volontà di
ricerca di quella che si potrebbe definire una sorta di virtuosa e paziente mediazione
tra la soda dottrina tradizionale e le nuove esigenze poste dalla realtà socio-ecclesiale
di quegli anni.
Prudenza, equilibrio, moderazione, in buona sostanza.
Nessun commento:
Posta un commento