Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno
e il pane che
io darò è la mia carne
per la vita del mondo” (Giov. 6, 49-51)
La Fede cristiana si fonda sulla certezza che Dio, il Dio
Eterno, è sceso, è stato, in mezzo agli uomini
nella carne per 33 anni quando la potenza dell’Impero Romane toccava gli
apici. Sarebbe venuto in mezzo agli uomini per dire, svelare, quale
sia la natura reale dell’uomo, ... essere destinato all’Eternità. Da qui l’asserzione
dei padri Greci: Dio si è fatto uomo, perché l’uomo diventi Dio.
La Fede cristiana si
basa inoltre sulla convinzione che Dio incontri gli uomini ancora oggi.
Li incontri con la potenza del suo Sprito Santo soprattutto nel corso della
Liturgia, ma non solo.
Il Cristo resuscitato nella Pasqua ha definito se stesso pane
della vita. Così come il pane alimenta il corpo dell’uomo, la verità rivelata
da Cristo all’uomo, di essere cioè destinato all’Eternità, costituisce pane della
vita, elemento essenziale per mirare, perseguire l’Eternità, e non farsi
distrarre o ammalare dall’egoismo dai beni di questo mondo.
In breve, se il Dio Padre ha voluto rivelare mediante il Figlio che l'uomo, tutti gli uomini, sono destinati all'eternità, ciò significa che tutti gli uomini sono tutti figli del Padre che li vorrebbe con lui nell'Eternità e al contempo fratelli del Figlio rivelatore nonchè fratelli tutti fra loro.
Diventa implicito l'obbligo di non far
mancare i beni di questa terra ai fratelli, agli uomini, che ne necessitano per proseguire il cammino terreno, per dare sostentamento alla carne.
Fermo restando che il fine della vita è quello di perseguire l’Eternità.
La Liturgia rievoca pertanto la discesa di Cristo in
mezzo agli uomini per rivelare quale fosse il fine dell’uomo.
In poche parole
la Liturgia vuole essere Cristo in mezzo a noi, il pane della vita , il pane
disceso dal cielo, utile per attraversare la Valle di lacrime.
Il rito bizantino come e dove nasce
Il rito come complesso di cerimonie liturgiche e di
preghiere finalizzate a penetrare il Mistero origina in gran parte nella capitale dell’Impero Romano, dopo che il
Cristianesimo fu ammesso fra i culti, ossia Costantinopoli.
Oggi esso ha una
diffusione su tutto il pianeta ad opera dei cristiani ortodossi e dei cristiani
cattolico-bizantini.
Il rito bizantino viene praticato ormai in tutte le lingue
più conosciute della terra, ma in origine esso usava la lingua usata dall’intellighenzia
dell’Impero, la lingua greca, la lingua franca dell’intero bacino
mediterraneo. Da qui il nome di “rito greco” che è la denominazione più
accreditata nel linguaggio popolare.
Peraltro le solennità festive all’interno
dell’Eparchia di Piana degli Albanesi e quindi della Parrocchia palermitana
della Martorana sono celebrate nell’originaria lingua greca.
LEGGERE:
La liturgia pontificale bizantina. (n. 1)
La liturgia pontificale bizantina (n. 2)
La liturgia pontificale bizantina (n. 3)
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