Molti cattolici ritengono che la Chiesa sia sempre stata
strutturata così come essa appare oggi. Così non è ! ed è verosimile poter dire
che essa oggi nei termini in cui si propone al mondo contemporaneo non
interpreta l’essenza vera del Cristianesimo e delle parole del suo fondatore,
Gesù il Nazareno.
Fra gli impacci più gravi che
ostacolano il dispiegarsi dell’essenza del Cristianesimo vi è la presenza di
una gerarchia che nessuna altra confessione possiede con un ruolo così penetrante
come nella Chiesa di Roma. Ne parla pure Eugenio Scalfari in un articolo
pubblicato oggi su La Repubblica. Il
fondatore –non credente- de La Repubblica
mette in evidenzia come la gerarchia nella Chiesa Romana sia più interessata al
perseguimento e alla conservazione del potere che alla testimonianza della
Fede.
Ma se si vuole avere una diagnosi
completa dei mali di cui soffre la versione romana del cattolicesimo si possono
consultare gli innumerevoli testi scritti da un noto ex collega dell’università
di Tubinga del Papa Ratzinger, Hans Kung.
Per il teologo Kung il male del
cattolicesimo romano risiede nel sistema
di governo affermatosi nel corso dei secoli da cui emergono
-il monopolio del potere e della
verità
-il giuridismo
-il clericalismo
-la sessuofobia e la misoginia
tutti elementi che hanno
contribuito, non da soli, a tre grandi scismi del corpo cristiano:
a) Nell’XI
secolo tra Chiesa d’Occidente e Chiesa d’Oriente
b) Nel
XVI secolo tra cattolici e protestanti
c) Nel
XVIII-XIX secoli tra cattolicesimo ed illuminismo-modernità.
Se oggi in tanti ritengono che la
struttura della Chiesa, col suo papato capace di mobilitare platealmente
adunate con milioni di persone, sia sempre stato così, bisogna dire che essi si
sbagliano.
Il papato ha cominciato a divenire una istituzione
monarchico-assolutistica a cominciare dal II millennio. Fino ad allora il Papa
di Roma, il Papa di Alessandria d’Egitto, il Patriarca di Costantinopoli, il
Patriarca di Antiochia ed il Patriarca di Gerusalemme costituivano una unica
Chiesa indivisa dove nessuno dei titolari prevaleva sull’altro. Fino ad allora
la Chiesa si occupava di tematiche liturgiche, teologia, devozione popolare, carità fra i fedeli,
vita monastica, arte; solamente dopo la Chiesa romana tende ad occuparsi di gestione del potere (anche se gli antecedenti si rinvengono nella falsa donazione di Costantino), di come costruire
nella società un potere ecclesiastico senza esitare di sottrarlo e di
contenderlo al potere imperiale e a quello laico.
Il papato nel corso dei secoli ha
gestito il potere temporale e spesso ha asservito a questo la missione di far
conoscere il Vangelo.
Conseguenza di questa logica di potere (piuttosto che di
carità) è stata, ad esempio, la mancata esplorazione ed indagine degli scandali
legati agli abusi sessuali del clero (pedofilia). L’episcopato cattolico di
tutto il mondo fino a pochi mesi fa non ammetteva la corresponsabilità nell’occultamento
sistematico di questi casi e dopo, quando non potè più tacere, non si
è preoccupato di risalire alle ragioni storiche della devastante aberrazione.
Papa Benedetto XVI lascerà a fine
mese il soglio pontificio. Noi oggi non conosciamo a pieno le ragioni, ma
possiamo dire che esse non vanno ricercate certamente nella missione evangelica della
Chiesa. Esse sono tutte da rinvenire nell’assetto istituzionale, di potere,
della Chiesa, ossia nel contenuto dell’espressione “gerarchia”.
La Chiesa di Roma ha
bisogno di riforme profonde. Ha bisogno di reincontrarsi con le altre Chiese cristiane con cui ha
perso i contatti nel corso dei secoli, quando i Papi hanno lavorato per
costruire il potere, quel potere che oggi un uomo saggio e mite come Benedetto
XVI non riesce più a controllare a causa delle faide interne, dei buchi di
bilancio che la stampa in questa fase solamente sussurra e per le incrostazioni
culturali che si sono stratificate.
In prospettiva ai fedeli, ai
credenti, basterebbe un Papa che non stesse dentro il Vaticano, senza la necessità di disporre di una banca come lo Ior,
senza le adunate oceaniche, e che abitasse in un appartamento normale di una
via romana, con l'assistenza di uno o due segretari. Un uomo di testimonianza e di missione. Null’altro.
Si pensi che un Patriarca, uno
dell’antica pentarchia, quello di Costantinopoli -che nel primo millennio godeva
di maggiore influenza di quello di Roma-, oggi vive delimitato in un quartiere
dell’antica capitale dell’impero con molte difficoltà e disagi che il potere governativo di quell'angolo di Euroasia non gli lesina, con pochissime
chiese parrocchiali da curare e tuttavia gode di un prestigio internazionale immenso.
Non è
il potere quindi che i cristiani si attendono dai propri pastori.
Il successore di Benedetto XVI
dovrà sapere riformare la Chiesa, rimuovere i fattori che hanno allontanato la
gente, la modernità, dalla Fede.
Riforme
profonde, che in molti casi -lo vedremo in una prossima pagina che cureremo- significherà ritorno alle origini.
(segue)
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