(Il caso Ilva ed i suggerimenti di un ex dirigente IRI,
che ha contribuito alla dismissioni delle aziende di Stato)
ROMANO PRODI, il già premier
“Il caso Ilva ci mette di nuovo all’angolo fra tutti i paesi europei. Nessuno più si fida di noi: la nostra politica industriale, abbandonati i positivi disegni del 4.0, si riduce a cercare di salvare, senza però applicarvi le necessarie cure, un giorno l’Alitalia, e, il giorno dopo, la Whirlpool o l’Ilva”.
“Auguriamoci -scrive l’ex premier e presidente della Commissione Ue- quindi, che si faccia ogni sforzo per arrivare ad un accordo fra il governo e l’Arcelor-Mittal, ben sapendo che, se non cambiamo pelle, a nessuno verrà mai più in mente che l’Ilva di Taranto possa di nuovo essere considerato il migliore impianto siderurgico d’Europa”.
“Conoscendo le ferree regole delle imprese multinazionali, - scrive Prodi - nessuno può pensare che un’azienda sopporti una perdita enormemente superiore a quella dei suoi altri impianti se non vi è la prospettiva che vi si ponga rimedio in un prevedibile periodo di tempo. La via del compromesso rimane quindi l’unica possibile, anche se ormai assai difficile da mettere in atto e, probabilmente, molto costosa. Un compromesso che prepari però una nuova politica industriale per l’intero paese e che ponga fine al caos delle nostre norme e delle loro applicazioni nel campo politico, industriale, ambientale e giudiziario”.
(Raccolta rifiuti nell'Isola, la vicenda senza fine)
“Questa riforma non è un vangelo, non è immutabile. Pensavo che il lungo esame in commissione fosse bastato a trovare una sintesi. Così non è stato, per questo mi ero permesso di invitare tutti i gruppi parlamentari a un confronto istituzionale che potesse essere preliminare al dibattito d’aula, per abbreviare i tempi. Questo ddl si offre al confronto in aula con tutti i gruppi parlamentari tutto quello che c’è da migliorare potrà essere migliorato, non siamo affezionati a nessuna norma in particolare. Ci auguriamo che restino gli otto Ambiti di natura pubblica e la parte che tutela i lavoratori, sia gli operatori che gli amministrativi”.
“C’è da capire se vi è davvero la volontà di realizzare impianti pubblici in Sicilia: vogliamo sottrarre la gestione dei rifiuti al controllo totale da parte dei privati, che devono si poter lavorare, ma sotto il costante controllo della Regione e con un adeguato bilanciamento con strutture pubbliche. Vogliamo tagliare le unghie alla criminalità organizzata che, è stato dimostrato, ha forti interessi nel settore. Questo è lo sfondo sul quale si costruisce la nostra riforma”.
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