Dal prologo di un recente libro di Vito Mancuso, scrittore da sempre impegnato nella ricerca della bellezza del vivere umano, estrapoliamo quanto qui segue.
Il potere derll'umanità sull'umanità cresce a dismisura, e riguarda le cose fuori di noi e le cose dentro di noi. Ma fuori o dentro che sia, si tratta in ogni caso di un potere sulle cose e che come tale si traduce nella costruzione di macchine .

Quindi di cosa abbiamo paura ? Abbiamo paura di noi stessi, o meglio di alcuni fra noi. Il potere di alcuni esseri umani ci fa paura. Abbiamo paura del potere umano di modificare la natura: la natura esterna a noi, e soprattutto la natura interna a noi, la nostra natura. Abbiamo paura dell'intelligenza artificiale con la sua capacità di trasformare il nostro mondo di uomini a mondo di macchine, e abbiamo paura dell'ingegneria genetica con la sua capacità di trasformare il nostro genoma da elaboratore naturale a elaboratore artificiale ed eteroguidato.
Ma io mi chiedo: conoscete qualcosa di più sacro della natura? Al suo cospetto, di fronte al suo muto e immenso mistero, i nostri padri si inchinavano, non di rado tremavano di paura, ma il più delle volte alla fine trovavano requie, pace, silenzio, secondo un'arcana primordiale religiosità, e in tal modo si rigenerava in loro un senso indicibile di venerazione che riempiva di significato la vita. Noi abbiamo raggiunto il potere di modificare tutto questo. Anzi, noi abbiamo già modificato, forse irreversibilmente, tutto questo: sia la natura fuori di noi, sia la natura dentro di noi. Per questo ormai da alcuni anni vi è chi sostiene che siamo entrati in una nuova era geologica: finita Olocene, è iniziata Antropocene. Qualcuno arriva a paragonare noi umani a una sorta di tumore maligno di cui è caduto vittima il pianeta, ci considera alla stregua di cellule cancerogene che si moltiplicano in modo sconsiderato all'interno dell'organismo terra portandolo inesorabilmente alla morte.
Quello che a mio avviso è sicuro è che alla nostra immensa crescita tecnica non fa riscontro un'analoga crescita etica. Noi lo sentiamo e per questo avvertiamo un acuto bisogno di controllo sulla potenza tecnologica raggiunta, ma è chiaro che non vi potrà mai essere controllo senza autocontrollo. E se il controllo si chiama politica, l'autocontrollo si chiama etica. Dall'attuale povertà dell'etica discende l'attuale povertà della politica e la conseguente assenza di quel necessario controllo sulla potenza tecnica acquisita.
Che fare quindi ?
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Che fare quindi ?
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Vito Mancuso
La forza di essere migliori
Garzanti
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