Sicilia la decrescita infelice è inarrestabile
Nel 2065 la popolazione siciliana
scenderà sotto i quattro milioni, con appena 6 abitanti su 10 in età “produttiva”. Il dato è dell’Osservatorio dei consulenti del
lavoro.
Nella
classifica del tasso di occupazione nelle 165 regioni dell’area euro, con
riferimento alla fascia d’età di 20-64 anni, la Sicilia risulta la penultima, con il
44,1% della popolazione.
A seguire ci sono
Campania (45,3%), Calabria, (45,6%) e Puglia, (49,4%).
Perché
siamo arrivati a questo punto? La prima risposta che viene in mente è ovviamente perchè i siciliani alle urne votano come votano. Incompetenza e clientelismo fra noi hanno un grande fascino, infatti.
Le cause tecniche su cui lavorano economisti, sociologi e studiosi vari sono di natura economiche e sociali. La decrescita della popolazione
della Sicilia (che sul Blog definiamo desertificazione) è
determinata dall’effetto, dal saldo naturale negativo morti-nascite)
e da quello migratorio negativo (cancellazioni-iscrizioni).
Lo spopolamento e la desertificazione produttiva - grave soprattutto nelle aree
interne entro cui la nostra Contessa Entellina è inserita - sono destinati ad un trend ancor
più drastico.
Negli atti predisposti dall’Assessorato regionale all’Economia per il Defr dello scorso anno, si leggono numeri davvero non tranquillizanti.
Il tasso di occupazione della popolazione
in età di lavoro in Sicilia (40,6%), si ritiene che, di questo
passo, nel 2030 (fra dieci anni) riguarderà poco meno di 1.200.000 di occupati. La riduzione delle opportunità di lavoro,
incrociata con la tendenza allo spopolamento, comporterà che le persone non in età di lavoro per 100
occupati salirà a 153,8. Per mantenere il livello degli anziani a 108,8 rispetto a 100 occupati occorreranno quindi alla Sicilia mezzo milione di
nuovi occupati. entro dieci anni. Ma il governo della Regione non opera in quel senso. Confonde assunzioni nella burocrazia regionale con attività produttive.
Tra i laureati residenti al Sud appena il 47,7% lavora nella
propria terra dopo aver studiato lì.
La restante parte deve scappare. Più del
26% dei giovani di questi territori decide di conseguire la laurea in atenei
del Centro-Nord o all'estero; ed il Sud perde oltre il 24 % dei
diplomati mentre oltre il 42% dei laureati meridionali, occupati a cinque anni
dal conseguimento del titolo, lavora fuori.
Nel periodo
2002-2017 il Mezzogiorno ha perduto più di 600mila giovani e la Sicilia oltre
200mila. Sono i dati sulla “fuga dei cervelli”, di una vera e propria strage di capitale
umano.
Fra le responsabilità
delle classi dirigenti ?
«La spesa
pubblica consolidata (che effettuano Stato, Regione. Provincia, Comune), nelle
autonomie speciali del Nord è superiore alla media
nazionale è ridotta del 16% in Sicilia.
Nelle Regioni del Mezzogiorno la spesa in conto
capitale si è ridotta di oltre il 40%, contro un incremento per il Centro-Nord del
13%.
Ed in Sicilia c’è una contrazione, rispetto alla media del Mezzogiorno, di
oltre il 56%».
(dati ripresi dal quotidiano
La Sicilia)
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