La Liturgia
Secondo un conoscitore del rito bizantino la liturgia per trasmettere ciò che essa deve trasmettere va celebrata con
Mons. Sotir Ferrara oggi (01.11.2016) è stato a Palazzo Adriano per l'insediamento a Parroco di don Salvatore Ruffino. |
amore
e intelligenza.
Il credente deve ri-trovare nel contesto della celebrazione il mistero della salvezza così come lo riportano le Scritture e gli insegnamenti dei Padri delle origini della Chiesa.
La Scrittura permea tutta la vita della Chiesa.
La Scrittura (soprattutto il Nuovo Testamento) è l’anima della
celebrazione e dell’anno liturgico. Tutto è orientato a narrare l’azione del Logos nella storia
della salvezza, passata, presente e futura.
Nessuna liturgia può esistere senza Scrittura; e non
solo le letture bibliche previste nella divina liturgia, ma anche i gesti liturgici e persino gli oggetti ed i paramenti impiegati nella
celebrazione vorrebbero essere echi di altrettante parole.
La celebrazione raffigura l’evento
di cui la Scrittura è
narrazione.
Giornata festiva a Palazzo Adriano nella comunità cattolico-romana per la nomina a Parroco di don Salvatore Ruffino. |
La Liturgia "fons et culmen"
della vita cristiana
Lo spazio liturgico, la bellezza e il colore dell'ambiente e dei parati, il canto e la parola, la luce delle candele, l'incenso sono il contesto dentro cui viene celebrata la Liturgia e dentro cui i credenti partecipanti sono chiamati alla comprensione.
Agli odierni prelati sembrerà strano ma pure gli elementi inclusi nella celebrazione, i paramenti, incorporano una simbologia che non va trascurata.
"Entra il Re dei re e il Signore dei signori,
per essere immolato e dato in cibo ai credenti"
(Liturgia d San Basilio)
(Liturgia d San Basilio)
Giovanni Crisostomo, il predicatore di Antiochia, propugnatore convinto di un rapporto personale e quotidiano di ogni credente con la Scrittura, il Libro che deve diventare una sorta di vademecum di ogni fedele, strumento per la vita...
ai suoi “laici” di Antiochia diceva:
Qualcuno dirà: “Io non sono né religioso, né anacoreta: ho moglie e figli e mi prendo cura della famiglia”. Ecco la grande
piaga dei nostri tempi: credere che la lettura del vangelo sia riservata solo ai religiosi o ai monaci, mentre siete voi, più di
loro, ad averne maggiormente bisogno. Quelli che sono al cuore della mischia e ogni giorno ricevono nuove ferite hanno
più di tutti necessità di essere curati. È un grande male non leggere i libri che recano la parola di Dio, ma ve n’è uno
peggiore: credere che questa lettura sia inutile (1).
San Giovanni Crisostomo |
E in un’altra occasione ribadiva con la vivacità che lo caratterizzava:
La moglie ti esaspera, il figlio ti addolora, il servo ti muove ad ira, il nemico ti insidia, l’amico ti invidia, il vicino ti oltraggia,
il collega ti fa lo sgambetto; spesso anche la giustizia ti minacci, la povertà ti affligge, la perdita dei cari ti getta nel dolore,
la fortuna ti gonfia, la disgrazia ti deprime: Mille motivi, mille occasioni di ira e preoccupazione, di turbamento e afflizione,
di vanto e disperazione, ti circondano da ogni parte e da ogni parte volano mille strali: per questo abbiamo incessantemente bisogno dell’armatura delle Scritture ...
Abbiamo bisogno del farmaco divino per guarire le ferite
ricevuto e per evitarne altre, e spegnere da lontano e respingere le frecce del diavolo con la lettura assidua delle
Scritture divine. Non è possibile, non è possibile che qualcuno si salvi, se non si dedica costantemente alla lettura
spirituale (2).
(1) Giovanni Crisostomo, Commento a Matteo 2,5. Cf. anche Commento alla Genesi 21,6.
(2) Giovanni Crisostomo, Omelie su Lazzaro 3,1-2.
(1) Giovanni Crisostomo, Commento a Matteo 2,5. Cf. anche Commento alla Genesi 21,6.
(2) Giovanni Crisostomo, Omelie su Lazzaro 3,1-2.
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