Socrate
(appunti attinti da Emanuele Severino)
(appunti attinti da Emanuele Severino)
La realtà che circonda l'uomo per Socrate va intesa come problema, da qui l'uomo deve atteggiarsi come perpetua interrogazione.
Nell'Apologia di Socrate di Platone leggiamo che Cherofonte nell'interrogare l'oracolo di Delfi su chi fosse l'uomo più sapiente della Grecia si senti dire che nessun essere umano era più sapiente di Socrate. Quando la risposta fu riferita a Socrate egli ha così riflettuto: "Che cosa mai vuol dire il dio? Che cosa nasconde sotto l'enigma ? Perchè io, per me, non ho proprio coscienza di essere sapiente, nè poco nè molto. Che cosa dunque vuol dire il dio quando dice che io sono il più sapiente degli uomini ? Certo non mente egli, che non può mentire. E per lungo tempo rimasi in questa incertezza, che cosa mai il dio voleva dire".
Per intendere ciò che il dio vuole dire Socrate va interrogando i politici, gli artigiani, gli artisti e si accorge che essi, in diverso grado, credono d essere sapenti, ma in effetti non lo sono. A questo punto Socrate capisce che cosa veramente vuole dire il dio: "Egli volle significare nel suo oracolo, che poco vale nulla la sapienza dell'uomo; e, dicendo Socrate sapiente, non volle, io credo, riferirsi proprio a me Socrate, ma solamente usare del mi nome come di un esempio; quasi avesse voluto dire così: ^O uomini, quegli fra voi è sapientissimo il quale, come Socrate, abbia riconosciuto che in verità la sua sapienza non ha nessun valore^".
Socrate è il più sapiente dei greci perchè sa di non sapere. Il dio nn può sbagliare, e proprio perchè Socrate dà credito al dio scopre il senso del tutto nuovo ed inedito della sapienza: egli sa di non sapere. Conscio di questo, Socrate così conclude questa parte della perorazione: "Ecco perchè ancor oggi vado dattorno ricercando e investigando secondo la parola del dio se ci sia alcuno fra i cittadini e gli stranieri e gli stranieri che io possa ritenere sapiente; e poichè sembrami non ci sia nessuno, io vengo così in aiuto al dio dimostrando che sapiente non esiste nessuno. E tutto preso come sono da questa ansia di ricerca, non m'è rimasto più tempo di fare cosa veruna considerabile nè per la città, nè per la mia casa; e vivo in estrema miseria per questo mio servigio al dio".
Cosa sa allora Socrate ?
Egli sa che esiste l'enigma, sa che il fondo delle cose sfugge, che a questo mondo non c'è verità.
Come lo sfondo della sofistica è la trageda, cosi lo sfondo dell'illuminismo socratico è il mistero.
La filosofia di Socrate nasce dal confronto col tenebroso, con l'insidia della notte.
Il divino è misterioso, ma l'uomo (Socrate) è spinto continuamente alla comprensione del mistero. Il divino di Socrate è completamente diverso dalle divinità mitiche (quelle pagane del suo tempo), esso coincide con il lato misterioso del mondo.
Nell'Apologia di Socrate di Platone leggiamo che Cherofonte nell'interrogare l'oracolo di Delfi su chi fosse l'uomo più sapiente della Grecia si senti dire che nessun essere umano era più sapiente di Socrate. Quando la risposta fu riferita a Socrate egli ha così riflettuto: "Che cosa mai vuol dire il dio? Che cosa nasconde sotto l'enigma ? Perchè io, per me, non ho proprio coscienza di essere sapiente, nè poco nè molto. Che cosa dunque vuol dire il dio quando dice che io sono il più sapiente degli uomini ? Certo non mente egli, che non può mentire. E per lungo tempo rimasi in questa incertezza, che cosa mai il dio voleva dire".
Per intendere ciò che il dio vuole dire Socrate va interrogando i politici, gli artigiani, gli artisti e si accorge che essi, in diverso grado, credono d essere sapenti, ma in effetti non lo sono. A questo punto Socrate capisce che cosa veramente vuole dire il dio: "Egli volle significare nel suo oracolo, che poco vale nulla la sapienza dell'uomo; e, dicendo Socrate sapiente, non volle, io credo, riferirsi proprio a me Socrate, ma solamente usare del mi nome come di un esempio; quasi avesse voluto dire così: ^O uomini, quegli fra voi è sapientissimo il quale, come Socrate, abbia riconosciuto che in verità la sua sapienza non ha nessun valore^".
Socrate è il più sapiente dei greci perchè sa di non sapere. Il dio nn può sbagliare, e proprio perchè Socrate dà credito al dio scopre il senso del tutto nuovo ed inedito della sapienza: egli sa di non sapere. Conscio di questo, Socrate così conclude questa parte della perorazione: "Ecco perchè ancor oggi vado dattorno ricercando e investigando secondo la parola del dio se ci sia alcuno fra i cittadini e gli stranieri e gli stranieri che io possa ritenere sapiente; e poichè sembrami non ci sia nessuno, io vengo così in aiuto al dio dimostrando che sapiente non esiste nessuno. E tutto preso come sono da questa ansia di ricerca, non m'è rimasto più tempo di fare cosa veruna considerabile nè per la città, nè per la mia casa; e vivo in estrema miseria per questo mio servigio al dio".
Cosa sa allora Socrate ?
Egli sa che esiste l'enigma, sa che il fondo delle cose sfugge, che a questo mondo non c'è verità.
Come lo sfondo della sofistica è la trageda, cosi lo sfondo dell'illuminismo socratico è il mistero.
La filosofia di Socrate nasce dal confronto col tenebroso, con l'insidia della notte.
Il divino è misterioso, ma l'uomo (Socrate) è spinto continuamente alla comprensione del mistero. Il divino di Socrate è completamente diverso dalle divinità mitiche (quelle pagane del suo tempo), esso coincide con il lato misterioso del mondo.
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