LA SICILIA/Catania
L'olio extravergine d'oliva conquista il mondo
proprio quando la produzione italiana si dimezza e quella siciliana è quasi
azzerata.
È il paradosso che sintetizza uno studio presentato ieri dalla
Coldiretti: in un quarto di secolo il consumo di olio d'oliva è aumentato del
73% a livello mondiale, e il mercato statunitense si è piazzato al terzo posto
per domanda di olio, alle spalle di Italia e Spagna, con il Giappone che è
letteralmente impazzito per l'oro verde con un +1.400% di incremento del
consumo.
La produzione in corso, secondo Coldiretti, è
di 243 mila tonnellate (-49%). In Sicilia, riferisce Giuseppe Piccolo,
presidente Asprol Sicilia-Coldiretti, che associa 4.500 produttori isolani,
«rispetto alla media la produzione è crollata fino al 75%; rispetto alla scorsa
annata si è scesi dell'85%».
Le ragioni, spiega Piccolo, stanno «nelle avverse
condizioni climatiche: scirocco durante la fioritura, caldo estivo che ha
favorito massicci attacchi delle mosche contro i quali le colture biologiche
non hanno potuto reagire, vento poco prima della raccolta. In alcune zone del
Messinese e di Sant'Agata di Militello, in molte aziende non si è raccolto».
Tre i problemi generati da questa situazione: «L'aumento di domanda fa
lievitare i prezzi se l'offerta di prodotto è bassa-sottolinea il presidente
regionale dell'Asprol -. E questo, assieme alla poca quantità disponibile, ci
impedisce di competere sui mercati esteri proprio ora che sono più favorevoli;
di questo approfitteranno Paesi extra Ue che producono a basso costo e senza le
nostre regole e la nostra qualità. Ma c'è anche il rischio - incalza Piccolo -
che, pur di mantenere la presenza sul mercato locale, alcuni produttori privi
di scorte e di scrupoli possano ricorrere all'incremento dell'import di olio
straniero spacciandolo per siciliano».
Tornando allo studio Coldiretti, in un
quarto di secolo l'olio d'oliva ha conquistato il resto del mondo, dal Brasile
alla Russia; mentre nei Paesi tradizionalmente produttori, come Italia, Spagna
e Grecia, i consumi rallentano. Il dossier (presentato ieri nel corso della
Giornata mondiale dell'olio d'oliva indetta dal Consiglio oleicolo
internazionale), rileva che negli ultimi 25 anni i consumi nel mondo sono
balzati del +73%.
Si va dal +250% degli Usa (al terzo posto dopo Italia e
Spagna con 308 milioni di chili), al +1.400% del Giappone con 60 milioni.
Nel
corso di quest'anno nel mondo sono stati consumati 2,99 miliardi di chili. In
vetta alla classifica si conferma l'Italia con 581 milioni di chili, seguita
dalla Spagna con 490 milioni di chili. In Europa altro grande consumatore è la
Francia che ha superato i 103 milioni (+268% negli ultimi 25 anni). Gran
Bretagna e Germania ne consumano rispettivamente 59 milioni ma con un balzo del
763% rispetto a 25 anni fa - e 58 milioni (+465%).
Una rivoluzione nella dieta
si è verificara anche in Brasile, dove l'aumento è stato in 25 anni del 393%
per un totale attuale di 66,5 milioni, e in Russia, dove a fronte di
un'impennata dei consumi del 320% si registra però una quantità ancora limitata
a 21 milioni di chili.
La situazione - continua la Coldiretti - è invece
diversa nei Paesi tradizionalmente produttori come l'Italia, dove nel corso dei
25 anni i consumi sono rimasti stabili (+8%), la Spagna, dove c'è stato un
aumento del 24%, e la Grecia, dove si è verificato addirittura un calo del
27%. Il boom ha avvantaggiato anche l'Italia, con un aumento record delle
esportazioni dell'8% nei primi otto mesi del 2016. In particolare sono
cresciute le esportazioni in Ciña (+18%), dove però le quantità sono ancora
ridotte, in Giappone (+7%), in Usa (+11%), dove è diretto quasi 1/3 dell'olio
di oliva che varca le frontiere nazionali.
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