Quel 1968
In una intervista/confronto con cinque leaders dell'allora vivace contestazione studentesca, gestita dalla rivista L'Espresso (nel 1968), Moravia prova a controbattere ai giovani di allora che lo vedono -seppure uomo della Sinistra- come uomo che alimenta e sostiene il "sistema".
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Credo di non lasciarmi sfuggire ciò che mi accade attorno. Prima della guerra c'era il fascismo. Nel dopoguerra c'è stata la lotta di classe. Oggi c'è la civiltà industriale o consumistica. Oggi, benchè ci siano ancora classi e lotta di classe, mi interessano soprattutto i mali della società industriale. Un anno fa mi sono attirato una stroncatura dell'Unità per aver scritto sull'Espresso che gli operai (e tutti i proletari, ivi compresi gli scrittori) quando diventano padroni dei mezzi di produzione, rimangono pur sempre operai. Anche se al posto di Agnelli c'è Podgorny.
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Io so questo: che l'accumulazione capitalistica è indispensabile in tutti i regimi. Il plusvalore non si trova nelle case degli operai; ha sempre un impiego diverso. Può essere reinvestito (fabbriche nuove nel Middle West o in Siberia), può essere trasformato in servizi sociali. In questo senso l'Urss ha certo un primato. Ma questo avviene anche negli Stati Uniti: nel campo, per esempio, dell'istruzione universitaria.
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Non intendo salvare l'anima né qui in Italia, né in Urss, né in Usa e neppure, magari, a San Marino. Ma lasciamo andare. Piuttosto ci sono tanti modi di integrarsi. Parliamo del linguaggio che usate voi giovani, L'altra sera, in un'aula della facoltà di lettere occupata, è salito sul podio uno studente che ha detto la frase seguente "Bisogna avanzare delle proposte concrete su una piattaforme comune".
Quel giovane non si rendeva conto che usava lo stessissimo linguaggio delle autorità accademiche che credeva di contestare. Si tratta di luoghi comuni che non significano niente salvo una cosa: che l'integrazione c'è ed è ben profonda e irrimediabile. Chi ha messo in giro il luogo comune sopracitato ? Non certo io. Sono un artista e quando dico "albero" intendo un albero vero, con le foglie e i rami e, magari, anche il serpente della Genesi. Ma voi no. Mi dispiace dirvelo, perchè la vostra rivolta mi è simpatica, ma l'altra sera ho sentito gli studenti parlare esattamente come parla la borghesia burocratica e professionista. I contenuti erano magari rivoluzionari; ma il linguaggio rendeva gli studenti integrati, se non altro linguisticamente....
Voi, in altre parole, volete un'arte completamente politicizzata. Quanto a me, non scrivo articoli politici sul Corriere, come non li scriverei sull'Unità. Non ho partitto. Odio i partiti. Non mi ci iscriverei neppure morto. Diventerei uno strumento e non potrei essere utile a nessuno, neppure al partito al quale aderissi.
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