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domenica 7 giugno 2020

Storia contemporanea. Perchè i nostri giorni sono questi e non altri

Perchè non esistono alternative all'Unione Europea

Il governo Zanardelli-Giolitti, oltre ad inaugurare la cosiddetta "età giolittiana", a partire dal 1901 impostò una politica di non intervento nei conflitti di natura lavoristica lasciando alle parti datoriali e sindacali di regolamentare i rapporti nel mondo della produzione. La nuova leadership liberale -caratterizzata dal giolittismo- era destinata a durare fino all'inizio della prima guerra mondiale ed in più occasioni e provvedimenti godette dell'atteggiamento benevolo dell'ala "riformista" dei socialisti e del sindacato operaio cgil.

Furono anni caratterizzati, nel settentrione, da una forte crescita economica ma anche da persistenti momenti di acceso conflitto sociale. Il governo, ondeggiante ora verso i conservatori ed ora verso i socialisti, spesso offriva sponde alla volontà riformatrice diffusa nel paese ma a volte si atteggiava ad accanite resistenze nel contesto del persistente protezionismo economico.

Le aperture al movimento socialista ed operaio consentirono l'impostazione della iniziale legislazione sociale (pensioni, assistenza malattia etc.), e contemporaneamente il governo laico-liberale per non dipendere eccessivamente dalla discreta benevolenza socialista iniziò a rivolgere attenzione al mondo cattolico (fino allora autoesclusosi dalla vita politica del paese per protesta contro la presa di Roma: 1870).

La politica estera sebbene aderente allo spirito della Triplice Alleanza (Italia, Austria, Germania) mirò a migliorare i rapporti con la Francia e ad intraprendere una guerra con la Turchia (1911-1912) conclusasi col passaggio della Libia nell'orbita italiana. 

Nel 1912 fu varata la legge elettorale del suffragio universale per tutti i maschi superiori ai 30 anni (tuttavia precludendo il diritto alle donne). Gli uomini che sapevano leggere e scrivere potevano votare comunque già all'età di 20 anni.
Dal punto di vista politico l'impresa libica aprì orizzonti, sentimenti ed aspettative di stampo nazionalistico che, a metà del decennio, sposteranno l'asse governativo fino ad allora dal taglio riformistico del giolittismo verso nuovi governi spostati a destra.

Il movimento cattolico, alla luce della nuova legge elettorale che avrebbe consentito un balzo in avanti ai riformisti socialisti di Turati, propose ai liberali il cosiddetto "patto Gentiloni", dal nome dell'uomo politico proponente cattolico. 
I cattolici, per bloccare l'avanzata socialista si impegnarono a votare i candidati liberali che fossero in grado di offrire garanzie ai sentimenti religiosi della Chiesa.
Ed in effetti le elezioni a suffragio universale maschile del 1913 diedero una ampia maggioranza al giolittismo che in Parlamento non avrebbe più avuto bisogno del voto dei riformisti.
Il paese ormai era fortemente in preda ai nazionalisti, agli interventisti alla guerra e successivamente -in un clima antiriformista- avrebbe aperto le porte al fascismo.

Ma queste sono altre pagine che dobbiamo interpretare più da vicino.

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