Abbiamo attinto informazioni e dati da:
TERRITORIO,
ECONOMIA E POPOLAZIONE
NELLA SICILIA D’ETA’ MODERNA (1571-1577)
Dott. Salvatore
Andrea Galizia
Seconda parte
Ai primi di luglio 1575 la situazione appariva un Sicilia piuttosto diversificata
da città a città, da zona a zona.
--A Messina l’espansione della
peste appariva contenuta,
--Cammarata era gravemente infettata
Come abbiamo ricordato nella precedente pagina gli iniziali focolai erano stati individuati a Palermo, Messina,
Palazzo Adriano, Sciacca e Giuliana, ma in poche settimane l’infezione era dilagata ancora a
-Monreale,
-Carini,
-Chiusa,
-Caltabellotta,
-Castronovo,
-Bisacquino,
-Burgio,
-Villafranca,
-Piana dei Greci,
-Alcamo,
-Sala,
-Gibellina,
Sostanzialmente l'epidemia era dilagata piuttosto intensamente nella Val di
Mazara e questa circostanza indusse le autorità a ricorrere a misure più decise, in relazione ai tempi di allora.
La situazione era davvero grave a tutto giugno a Palazzo
Adriano dove il 1° luglio fu stabilìta la costituzione di tre luoghi, isolati dal
resto della cittadina e vigilati da guardie:
^^uno adibito al ricovero degli infetti,
^^uno per il ricovero dei convalescenti
^^e uno per i sospetti.
Fu stabilito inoltre per tutte le località dell'isola:
-che le
persone abbienti, se infette, convalescenti o sospette, dovessero rimanere
“barreggiate” nelle loro case e vigilate da guardie comunque a spese loro;
-che le Università locali (oggi diremmo i Comuni) dovessero
provvedere a loro spese a fornire di vettovaglie, medicine e vestiti i lazzaretti;
-che
tutti i capi d'abbigliamento ed i panni dei ricoverati in uscita dai tre lazzaretti venissero bruciati;
-e che
le abitazioni degli infetti, convalescenti e sospetti dovessero essere ventilate per fare
“sventare” l’aria infetta.
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