L'Italia Repubblicana
A fine 1945 fu costituito il primo governo De Gaspari il cui prioritario compito fu l'attuazione del referendum istituzionale. Domenica 2 giugno 1946 l'elettorato italiano, in cui per la prima volta figuravano le donne, fu chiamato a scegliere tra repubblica e monarchia, e ad eleggere l'Assemblea Costituente. Con il 54,2% (circa 12 milioni e 717.000 voti) l'Italia divenne Repubblica, in seguito ad una votazione svoltasi senza incidenti e, dopo alcuni giorni di incertezza sui risultati, a causa di un ricorso presentato per il mancato riscontro sulle schede nulle. I voti del referendum rivelarono la profonda spaccatura tra Nord e Sud.
La Dc si affermò col 35,2% dei voti, i socialisti ebbero il 20,7% ponendosi in seconda posizione ed i comunisti il 19%.
Emerse con il 5,3% il Fronte dell'Uomo Qualunque, movimento politico fondato da Guglielmo Giannini che, in aperta polemica con i partiti vecchi e nuovi, si proponeva come difensore del cittadino comune, facendo opportunisticamente leva sul malcontento dei ceti medi.
I lavori dell'Assemblea Costituente condussero, a fine dicembre 1947 all'approvazione della costituzione della repubblica, che entrò in vigore il 1° gennaio 1948. In essa venivano affermati alcuni principi fondamentali tra i più avanzati:
-il diritto al lavoro (art. 4)
-le autonomie locali (art. 5)
-le modalità di esproprio entro alcuni limiti (art. 42)
Ma molti degli articoli più progressisti della costituzione vennero subito vanificati da una decisione della Corte di Cassazione che inserì una distinzione tra parti di immediata attuazione e parti da realizzarsi in un futuro indeterminato.
A seguito dell'inasprirsi della guerra fredda che divise il mondo in due blocchi contrapposti, De Gaspari, tornato dagli Usa, e forte del loro appoggio, formò un monocolore democristiano e costrinse le Sinistre a uscire dal governo. Era iniziato lo svuotamento dei principi democratici contenuti nella Costituzione.
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