L'Akàthistos, in greco, significa, “non seduto”, “in piedi”, e indica
come dovrebbe cantarsi, “stando in piedi”, così come si proclama e si ascolta
il Vangelo, e ne sottolinea perciò la solennità.
E' l'inno che avrebbe
cantato il popolo di Costantinopoli, per ringraziare la Vergine della
protezione accordatagli contro i Turchi e in precedenza contro gli Avari ed i Persiani.
Chiesa della Martorana P.zza Bellini Palermo |
Si ignora chi
ne sia l’autore: la tradizione
manoscritta lo trasmette anonimo, e anonimo lo riportano i libri liturgici.
Solo qualche codice lo attribuisce al Patriarca di Costantinopoli Sergio (VII
sec.) o al Patriarca Germano (VIII sec.). Qualcuno ha fatto anche il nome di
Romano il Melode. Un
altro nome attendibile potrebbe essere quello di Basilio di Seleucia, teologo e
scrittore che fu tra i Padri più influenti al Concilio di Calcedonia
(451), ma si tratta solo di supposizioni.
La data di composizione viene collocata fra la metà del V sec. e i primi del VI.
L’Akàthistos è un testo molto elaborato che appartiene al
genere letterario del contacio
(kontàkion o kondàkion), una forma di poesia complessa, tipica dell’innografia
greca, definita anche “predica in versi” per la complessità e ricchezza dei
suoi contenuti.
Si compone di 24 stanze o strofe, che si susseguono a coppie, ciascuna delle quali è
inframmezzata dal canto dell’Alleluia
e si chiude con una serie di invocazioni litaniche a Maria che culminano tutte
nella celebre acclamazione: Ave, Vergine
e Sposa!.
Nessun commento:
Posta un commento