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Quella fra Conservatori/Progressisti sarebbe una distinzione riduttiva se venisse delimitata al solo campo della politica. In verità, i due termini vorrebbero additare la direzione esistenziale, la traiettoria attraverso cui si interpreta la vita e il proprio ruolo al suo interno.
I tradizionalisti
si rifanno sino all'antichita' greco-romana, per riaffermare la centralità di valori come bellezza, armonia, moralità, sapienza.
I progressisti
si adoperano per superare i paradigmi desueti, nella convinzione che l’oggi abbia un proprio linguaggio, un proprio gusto, propri principi differenti da ieri, dal passato.
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I primi (i tradizionalisti) guardano ai classici come a modelli insuperabili.
Gli altri -i secondi (i progressisti)- frequentemente pretendono di essere padri di sé stessi, dedicandosi al culto del nuovo e al piacere del futuro da rendere presente.
Come una finale di Champion: I tradizionalisti stanno chiusi in area delimitata, mentre i modernisti attaccano da ogni parte, non riconoscono confini.
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Sotto certi aspetti:
I tradizionalisti sono come corifei del mondo di ieri.
I moderni sono come barbari agli occhi degli osservatori borghesi, una banda di eretici.
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Eppure le distanze, specialmente nel campo politico, fra i due schieramenti, fra le antiche visioni, si sono di parecchio accorciate. Quasi fino al punto di essersi sbiaditi. Avremo modo di scavare.
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