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domenica 14 gennaio 2024

Vita Locale (14)

 Quella notte (1)

Quanto accadde nel Belìce, a Contessa Entellina per quanto riguarda la comunità locale, nel 1968, fu un evento sismico molto violento,  di magnitudo momento 6,4 della scala Richter, che nella notte tra il 14 e il 15 gennaio 1968 colpì gran parte della Sicilia occidentale, la Valle del Belìce soprattutto, ma con impatto pure sui territori delle province di Trapani, Agrigento e Palermo. Il sisma distrusse decine di paesi e causò centinaia di vittime; a Contessa Entellina perse la vita il giovane Agostino Merendino che rimase colpito da quegli  effetti sismici in Via Croja, il quartiere localmente piu gravemente danneggiato. 

Il ricordo di quell’evento sismico è indelebile nella memoria di chi scrive queste righe. Tre giorni prima dell’evento sismico era rientrato  da Palermo, dove studiava, in quanto era deceduto l’anziano nonno, ed ancora  non si era svolta la sepoltura e nemmeno il funerale in chiesa, a causa dell’abbondante nevicata che bloccava l’ordinarietà dei servizi e delle funzioni pubblich4. Il dott. Giuseppe Amico, allora ufficiale sanitario, aveva disposto che la salma, stante che non poteva essere portata in cimitero venisse almeno portata e situata in via provvisoria nella vicina chiesa di piazza Matrice, fino a quando non si sarebbe sciolto il ghiaccio lungo il percorso che allo stato rendeva impossibile raggiungere il cimitero.

Nella tarda mattinata del 14 gennaio l’ufficiale sanitario ritenne che, nonostante il ghiaccio per le strade del paese continuasse a permanere bisognava comunque togliere la bara dalla chiesa e la soluzione trovata fu di usare un trattore con rimorchio che procedesse sul ghiaccio e sulla neve fino al Cimitero. E cosi fu fatto.

A conclusione del rito funebre e del trasloco della bara, dalla Chiesa al Cimitero, a cui non partecipai perché ero fortemente affebrato,  avvenne la prima scossa forte di terremoto avvertita dalla generalità dei residenti a Contessa. Era l'ora di pranzo, le 13.30 del 14 gennaio 1968Per tutto il pomeriggio seguirono altre scosse fino alle diciassette. Nessuno tuttavia a Contessa E. uscì dalle proprie abitazioni sia perché quelle scosse furono da tutti ritenute ordinaria manifestazione di madre-natura e sia perché le temperature all'esterno erano piu' che basse, spaventati però si era abbastanza anche se fiduciosi che tutto sarebbe passato, come capitato in anni trascorsi. La gran parte della gente di Contessa e dell’intera Valle del Belice - com’è normale- a tarda ora, seppure intimorita dal susseguirsi delle scosse della giornata, ma fiduciosa che  forse era tutto ormai finito, ritenne che si potesse passare a dormire.

Ed invece no.

Nella notte, alle ore 2:33 del 15 gennaio, una scossa molto più che violenta causò gravissimi danni e significative lesioni nelle abitazioni di Contessa E. 

Gia quella prima scossa notturna venne sentita fino all'isola di  Pantelleria, ebbi modo di leggere anni dopo su un libro. Ma la più forte scossa arrivò  poco dopo, alle ore 3:01: fu quella che causò la maggiore devastazione. E fu dopo questa seconda scossa che con mio padre e mia madre decidemmo, all’istante, di lasciare la casa, anche perché sentimmo un forte boato proveniente dall’abitazione del nonno, adiacente alla nostra: era crollata!

Fu chiaro che il bilancio umano e sociale sarebbe stato tra i più  tragici, e le grida che arrivavano dalla zona Rahjo, dove aveva perso la vita l’amico Merendino, furono la testimonianza.

Nella Valle tanta  gente era morta e tantissimi  avevano perso ogni cosa. In tantissimi però non si era consapevoli di avere conservato la vita.

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