Nel corso del cinquecento in ottica istituzionale sorge Contessa E. e fra noi che -oggi viviamo qui e apprezziamo in ottica localistica il nostro paese- si è sviluppata una vasta letteratura che in linea generale enfatizza la generosità, la bontà, l’accoglienza dei baroni del tempo.
Effettivamente attore principale, in quell’alba della modernità (nel Cinquecento) fu la nobiltà che attraverso la fondazione di nuovi centri abitati rurali trovò un modo per rafforzare il proprio dominio sul territorio e affermarsi socialmente.
Quello era un tempo in cui colonizzando le vaste aree dell’interno (Val di Mazara) la nobiltà feudale cercava di diversificare il patrimonio per meglio gestite i debiti ormai difficilmente gestibili. Si era alla ricerca di prestigio politico per ascendere nella scala sociale. Essere titolari di vasti ma semplici feudi spopolati non consentiva, sulla base della Costituzione federiciana, di accedere o di incrementare i voti nel Parlamento siciliano. I feudi rustici non servivano, in quell’alba della modernità, ad ascendere o a distinguersi tra la “folla” di baroni senza vassalli.
C’è da riconoscere che la fondazione di un nuovo centro non consentiva nel breve tempo di conseguire una posizione più elevata nella scala sociale (accrescere il peso ed i voti nel parlamento feudale). Però già da subito si conseguiva, grazie alla concessione della licenza popolandi, l’esercizio del mixutum imperium (=giurisdizione penale e civile), giurisdizione che non era solo di tipo giurisdizionale sui vassalli e su tutto il territorio feudale di pertinenza del nuovo “paese”, ma era anche amministrativo e fiscale. Il barone in pratica da semplice proprietario terriero diventava “Signore” che esercitava la giurisdizione, l’amministrazione, la rappresentanza regia ed il governo pieno sul territorio.
Dal quadro di carattere generale sopra tracciato, proveremo a capire un caso singolo: i Cardona furono benefattori nei confronti degli arbereshe o ….gli arbereshe agevolarono le mire di potere dei Cardona?
(Segue)
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