Problemi enormi
Con una serie di brevi flash sulla vicenda storica dell’Italia unita ci proponiamo di ripercorrere oltre centosessant’anni di unità del Paese Italia, soffermandoci sulle principali vicende sociali, politiche ed economiche.
Cosa puo' proporsi un piccolo blog con le disamine che di volta in volta va sviluppando? Semplicemente di provare a diffondere coscienza civica.
1861 e poi ...
Garibaldi, in più circostanze, in sede parlamentare ed esternamente, ebbe a mostrare delusione per la piega conservatrice intrapresa dal governo nel post-unità del Paese. |
Vi era in Parlamento qualche stretta frange di formazione e convinzione liberale che pur essendo attenta a non indebolire la ancora debole "unità del Paese" intendeva estendere comparti di potere alle periferie e nel contempo coinvolgere e motivare le classi dirigenti di quelle aree, comprese quelle impegnate nella gestione dei comuni. Fra costoro si distinse un piemontese, Ponza di San Martino, impegnato perché fossero coinvolte nel consolidamento del giovane Paese classi dirigenti delle periferie e trovò il sostegno in particolare di due figure moderate, rispetto alla rigidità conservatrice maggioritaria, in Minghetti e Farini. Fu con questo iniziale disegno politico e con questo gruppo moderato che fu avviato un discorso volto a coinvolgere le classi dirigenti di ogni area del nuovo Stato.
Il cammino in direzione del coinvolgimento però non fu affatto facile, infatti inizialmente per decentramento non si volle intendere cooperazione con le realtà di ogni regione, bensì il mandare "funzionari" su ogni territorio che rispecchiassero la volontà del "Centro". E fu subito respinto il sottile intento di far eleggere dei politici alla guida di ciascuna regione, come Garibaldi in qualche modo intendeva farsi portatore. Il governo molto conservatore e di impronta marcatamente piemontese non intese convenire.
Esiste una lettera di Lorenzo Annibale Costantino Nigra, influente diplomatico piemontese, che da Parigi ebbe a scrivere a Cavour: "Per carità, combatta il sistema del decentramento regionale, se no siam perduti". Contro il decentramento del potere statale, in verità si schierarono anche i notabili ed i latifondisti del Sud, tutti facenti parte del partito cavouriano. Essi miravano ad un governo forte, anzi autoritario, che imbrigliasse il movimento contadino che si era fidato delle promesse garibaldine e che generosamente era accorso -in Sicilia- nelle battaglie fino a Ponte Ammiraglio.
(Segue)
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