L’Occidente di fronte
al suo declino.
Quali sono le conseguenze di una guerra
perduta? C’è, ovviamente, prima di tutto,
il dramma che vivono gli sconfitti
(«guai ai vinti»).
Ma c’è anche la drastica perdita di credibilità,
e quindi di prestigio, delle potenze che
avevano sostenuto e aiutato la parte perdente
nella guerra. Nel mondo degli Stati,
perdere credibilità e prestigio significa
perdere potere a favore delle potenze concorrenti.
Le cose non vanno bene in nessuna delle
due guerre in cui gli occidentali sono coinvolti,
in Ucraina e in Medio Oriente. Nel caso
dell’Ucraina (la guerra dimenticata dal mondo
dell’informazione dopo il 7 ottobre), Putin ha
ottime ragioni per gioire: sul campo gli
ucraini sono bloccati e il sostegno occidentale,
come del resto Putin aveva previsto, vacilla.
Basta poco: la superiorità militare russa
(più combattenti, più armamenti) potrebbe
presto assicurargli la vittoria. Gli basterebbe
decidere — magari dopo le elezioni in Russia —
una tregua d’armi (che gli occidentali si
affretterebbero ad accettare con gioia sulla
testa degli ucraini) allo scopo di riprendere fiato.
E poi riaprire le ostilità (per la conquista di Kiev)
dopo poco tempo contro una nazione ucraina a
quel punto demoralizzata.
In Medio Oriente, si può dire che Israele — che
ben difficilmente riuscirà a spazzare via
definitivamente Hamas da Gaza — ha già perso
Usu un terreno cruciale: quello della propaganda.
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