Brevi Riflessioni (2)
L'inizio. Sembrerà strano, ma i primi a documentare e a riferire il diffondersi al di fuori della Palestina della nuova religione nei territori dell'Impero sono stati gli scrittori e i personaggi del mondo pagano.
I libri di Storia mettono infatti in evidenza l'impatto verificatosi fra l’Impero e il primo cristianesimo e -fra altre situazioni- ritengono significativa la lettera che Plinio il Giovane, nel 113 d.C., quando era governatore in Bitinia sul Mar Nero (regione dell'attuale Turchia), scrisse all’imperatore Traiano. Il governatore chiede nella lettera in che modo comportarsi nei confronti dei cristiani e degli appartenenti ad altre associazioni “illegali”. L'imperatore nella risposta mostra moderazione, ma al tempo stesso traspare, in quella fase iniziale, la difficoltà nell'individuare una linea rigorosa e coerente: i cristiani non vanno cercati, ma se li si trova, vanno puniti.
Publio Cornelio Tacito (55 circa – 117-120 circa), storico e oratore romano, autore degli Annales e della Historiae, fa sapere che nei suoi giorni vi era una gran quantità di cristiani già nel periodo del regno di Nerone (15 dicembre 37 – 9 giugno 68).
Giustino, (fu il primo ad utilizzare la terminologia filosofica nel pensiero cristiano) e Ireneo di Lione (nato nel 130 d.C., vescovo e teologo romano, Dottore della Chiesa) e, ancora, altri autori, quale Plinio il Giovane, testimoniano con i loro scritti l'importanza storica notevole del diffondersi della nuova religione.
I carteggi sopra molto succintamente ricordati sono particolarmente interessanti per gli storici, perché confermano la diffusione del Cristianesimo già all’inizio del II secolo. Canale di diffusione fu, sottolineano più storici, la rete delle sinagoghe ebraiche in più territori romani, primi luoghi della predicazione cristiana e per la celere diffusione del messaggio cristiano.
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