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mercoledì 8 giugno 2022

Sicilia dei viaggiatori. Dal Barocco al Novecento

  Col caldo dell'estate Palermo è tornata ad essere affollata da visitatori. La sensazione è che la pandemia dei due anni passati e l'attuale critica situazione di guerra nel centro-est europeo non  incidono sul nostro vivere, sul vivere degli occidentali.

  I tanti visitatori di questo inizio estate, fanno dimenticare i tanti affanni dell'Isola; eppure tutti questi turisti ci danno la sensazione di venire a trovare qui, nella nostra Isola, quello che credevano di voler trovare secondo la loro formazione, i loro desideri e le inclinazioni del tempo in cui vivono e in cui viviamo pure noi. Danno la sensazione di sapere di questa terra molto di più di quanto noi siciliani riteniamo di conoscere.

  Sono tantissimi i viaggiatori europei che -in passato, nei secoli trascorsi- sono venuti in Sicilia ci hanno lasciato scritti, libri, che riportano il senso del loro viaggio, quasi sempre guidato dall'interesse culturale.  

   Proveremo, sul blog, a riportare -nel non breve periodo- alcuni resoconti di famosi visitatori. Iniziamo con un geografo francese.

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Albert Jouvin de Rochefort 
è stato un cartografo francese.
Lo spazio barocco: Palermo come Madrid
Le abitudini negli alberghi

(...) Abbiamo proseguito lungo la bella strada, corso abituale delle carrozze che a Palermo superano il numero di 3000, il che mi ha dato modo di paragonare questa città a Madrid, residenza abituale dei Re di Spagna, non soltanto perchè questa via somiglia tanto a quella chiamata  calle mayor , in cui pure transitano numerosissime le carrozze, ma soprattutto perchè sia i cittadini che i nobili imitano i modi di vita ed i costumi degli Spagnoli. Di essi quasi la metà risiede a Palermo, primi fra tutti il Vicerè e la sua corte, tutti gli Officiali della città e l'intera guarnigione dei castelli, tutti venuti in Sicilia per ricoprire qualche carica, accumulare beni e quindi ritornarsene in Ispagna, da dove sono partiti con le scarpe di corda e le spade senza fodero, così come vengono canzonati dai napoletani in questi versi
Espagnuolo che vene d'Espagna,
Scarpe di corda, capello de paglia,
Aspasagiando dice sopra il molo,
Boto a Christo son Espagnuolo.

  Abbiamo notato in una bella piazza, dinnanzi ad un gran palazzo, la statua dell'imperatore Carlo V, su di un piedistallo di marmo, e più avanti il Collegio dei PP. Gesuiti, che somiglia al Collegio Romano a Roma per l'imponenza della costruzione e per l'ampiezza della corte in cui si accede mediante un grande scalone. Del resto da qualunque parte ci si guardi intorno non si vedono in questa strada che grandi palazzi, belle piazze e belle chiese, tanto che sembra di trovarsi in una galleria di quadri che rappresentano meravigliosamente la vedutas di un luogo in cui invece si passeggia realmente.

Siamo entrati nella chiesa di S. Matteo, chiamata altrimenti dell'Anima, per venerarvi alcune sante reliquie ed ammirarvi sia i dipinti che la qualità dei marmi che, nonostante la profusione di cui sono ricche le sue cappelle, non perde per il visitatore niente della sua preziosità, soprattutto nel portale in cui file di colonne si ergono l'una sull'altra a sostegno della statua di san Matteo, di un marmo molto raro. Essa sorge vicino al quadrivio che si trova a metà della strada da noi descritta, all'incrocio con la Via Nuova, la più bella di tutta la città dopo il Cassaro, da quando è stata allargata  ed ornata di tanti grandiosi edifici. Quasi tutte le strade di Palermo sfociano in queste belle vie, tracciate da un capo all'altro di questa città  che è di forma quadrata, ed è una delle più belle, delle più ricche di tutta Italia ed anche una delle più grandi, visto che il suo circuito richiede ben due ore di cammino, senza comprendere i sobborghi, che non sono in verità molto importanti, se si eccettua quello del porto grande.

  L'incrocio delle due vie principali merita ampiamente la definizione di bella piazza poiché ai suoi quattro angoli si elevano altrettanti palazzi in cui sono altrettante fontane con le loro vasche ed altrettante statue di Re di Spagna, apparati senza dubbio fastosi, che rappresentano Carlo V, Filippo II, Filippo III e Filippo IV. Eppure il tutto è ben poca cosa nei confronti della meravigliosa fontana che si vede a pochi passi, nella grande piazza in cui sorge il palazzo di giustizia, chiamato Palazzo del Preto, ovvero, la Tavola, assai pregevole per dimensioni, decorazioni ed architettura. La suddetta fontana è la più maestosa  di tutta la città, di tutta l'Italia, la più bella da me vista in tutta Europa, comprese quelle di Madrid, quella della Piazza Navona di Roma e perfino della Piazza Castello di Napoli. 
  E' formata da diverse vasche, poste l'una sull'altra e separate da muretti archeggiati sui quali si sale, come in un teatro, per poter ammirare i diversi animali di pietra, di diversi tipi, che gettano acqua in modi sempre variati e festosi, così come le altre statue, pregevoli ornamenti di questa grande opera che occupa tutta una piazza dell'ampiezza di più di cento passi. Al sommo delle vasche è una coppa sostenuta da quattro statue, che raccoglie sia le acque di numerosi, altissimi zampilli, sia quelle che si spruzzano tra loro specie diverse di animali in pietra; non la si può contemplare senza dover dire che essa può essere considerata e per il suo marmo, e per le sue statue, e per la magnificenza della struttura, come l'opera più singolare d'Italia.

  Di là siamo andati a visitare la chiesa dei PP. Teatini, religiosi tutti nobili, nella quale abbiamo ammirato il numero e le dimensioni delle colonne, assai grandi e di un solo blocco, per cui esse superano e di molto quelle della Rotonda di Roma, anche per la preziosità del marmo: dato che fin dall'antichità la Sicilia è stata senza dubbio retta da monarchi prima che lo fosse l'Italia, gran parte delle belle opere  esistenti sia a Roma che in altri luoghi dell'Italia stessa provengono proprio dalla Sicilia, come del resto noteremo procedendo nel nostro viaggio. Ho anche ammirato due tombe, vicine alla porta grande, ed una fontana, che si trova all'interno della chiesa,   la cui acqua è molto ricercata per la sua freschezza durante l'estate e che viene servita come ristoro a coloro che assistono all'Officio, secondo una costumanza da noi notata in diverse chiese dell'Isola. Nel sottosuolo è situata la cappella del Santo Crocifisso, sede di una congregazione, che diviene ogni sera meta di tutti i quartieri della città, grazie alle esortazioni altamente edificanti e alle preghiere che vengono recitate in questo santo luogo in cui non vi è alcun arredo, se non una Croce sulla quale Dio muore tra tutti i suoi patimenti. La Confraternita è molto diffusa in tutte le chiese dei PP. Teatini, che sono in Sicilia molto numerose.
  Abbiamo continuato la nostra passeggiata lungo la bella e grande via del Cassaro, alla quale confluiscono altre importanti strade, sede di lavoro di molti ricchi mercanti che, se non rendono proprio signorile questo quartiere, ne fanno però uno dei più popolosi della città. Vi si vede il maestoso palazzo della Vicaria, le prigioni cittadine, e più avanti l'ampia, magnifica piazza della Marina, con l'imponente edificio della Dogana, intorno alla quale sono disposti tanti altri fabbricati assai belli (se si eccettua quello di S. Bartolomeo, dove vengono ricoverati coloro che sono stati feriti dalla bellezza di Venere), ancora più splendidi in quest'ultimo tratto del Cassaro di tutti quelli che ci avevamo notato fin'ora.  

(Segue)

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