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mercoledì 29 giugno 2022

Da Crispi a Giolitti. Cosa poterono significare Destra e Sinistra nel dopo Unità del Paese ?

 I Fasci siciliani

Col governo della Destra, su cui ci siamo soffermati in più pagine, il cui fine prioritario rimase sempre quello di far mantenere l'ordine pubblico in un Paese ancora giovane e con tanti avversari, i più vari. L'opposizione alla politica "rigorista" era in quel contesto sviluppata dai centri operai, i quali in quei primi anni '60 dell'Ottocento in gran parte aderivano alla rete politica di ispirazione mazziniana. Ma già sul finire di quel decennio gran parte di quei circoli operai si lasciarono affascinare dal messaggio della "Prima Internazionale", sorta a Londra per iniziativa di Marx e di Engels. Per volontà di un gruppo di bakuniani il 31 gennaio 1869, a Napoli, sorse la prima sezione italiana dell'Internazionale.

Il pensiero di Bakunin, anarchico e libertario, in realtà non era affatto in linea con la visione del Consiglio generale dell'Internazionale, con sede a Londra e ancor meno col mondo e l'impostazione sociale mazziniana.

L'evento  (1871) de "La Comune di Parigi" viene negativamente captato da Giuseppe Mazzini che manifesta -al massimo grado- la sua disapprovazione. Andrea Costa così descrive l'assoluta avversione mazziniana "attorno alla bandiera rossa della Comune le masse si battevano sulle barricate; tutti i reazionari d'Europa... tutte le spie trattavano i comunardi come briganti. Questo bastava perché quei rivoluzionari avessero le simpatie dei rivoluzionari italiani più ansiosi, degli studenti materialisti e di una grande massa di repubblicani sinceri. ... Furono questi vecchi soldati, furono questi giovani che gettarono le basi dei primi Fasci operai e delle prime sezioni dell'Internazionale in Romagna, Toscana, Marche, Umbria"

Agli occhi di Mazzini, che fino ad allora aveva la guida esclusiva in Italia del mondo operaio, la Comune di Parigi si configurava come una degenerazione della democrazia e dell'idea repubblicana. Nei nuovi frangenti di oltreAlpi a succedergli nella guida del mondo contadino ed operaio -di fatto-  era la nascente idea "socialista".

In Italia a fare propri il moto dei comunardi di Parigi è stato Giuseppe Garibaldi, ed è stato un garibaldino -Carlo Cafiero- a ricevere a Londra, da Engels, la missione di coordinare in Italia lo sviluppo delle nascenti sezioni dell'Internazionale.

Disponiamo di una lettera di Cafiero ad Engels in cui egli spiega le ragioni di Mazzini, acerrimo avversario del nascente moto socialista: "Mazzini ed il suo partito ci sono avversi e ne siamo molto dolenti pensando che costoro fanno parte della democrazia.

Mazzini nelle sue furie ascetiche si scaglia, attraverso le colonne del suo giornale "La Roma del Popolo", contro gli atei materialisti, chiamandoli autori della rovina di Parigi. Il povero vecchio non vuole comprendere  che egli ha fatto il suo tempo, che il suo concetto di unità  e di libertà nazionale -grande al suo tempo- impallidisce ora  come la luce di una candela innanzi alla luce del sole, venendo paragonato al sublimissimo concetto dell'unità, o meglio unione di tutti i popoli nella nuova organizzazione sociale che avrà per base l'uguaglianza, conseguibile solo mediante l'emancipazione del lavoro dalla tirannia del capitale".

 Avviene nella realtà che gran parte della rete operaia creata da Mazzini aderisce alla visione dell'Internazionale forgiatasi a Parigi. A riposizionarsi politicamente e culturalmente sono numerosi giornali e riviste dell'epoca: Il Romagnolo, Il Lavoro,  La Libertà, La Plebe, La Favilla ed altri.

 L'insieme della rete delle Associazioni Operaie  tiene a Roma il 12° Congresso dall'1 al 5 Novembre 1971. Ed in quella sede il vecchio schieramento operaio di ispirazione mazziniano vede staccarsi gran parte degli aderenti che si uniscono all'idea e all'impostazione dell'internazionalista Cafiero.

 Vedremo in seguito il ruolo di Giuseppe Garibaldi per l'affermazione in Italia dell'idea socialista.

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