La battaglia per la salvaguardia degli "usi civici" e per gli interventi legislativi nella coltivazione collettiva dei feudi a fine Ottocento, lo abbiamo più volte rievocato, è stata molto impegnativa a Contessa. Impegnativa in conseguenza della carenza quasi assoluta di proprietà privata. La battaglia per la dignità umana, localmente, è stata fra le più attive della provincia di Palermo, seppure sempre qui sottaciuta.
Gli archivi pubblici palermitani sono ricchissimi di dati e situazioni di vita sociale ed economica di Contessa e del suo territorio, eppure pare che sia esistita una volontà di voler ignorare e seppellire quell'assetto sociale e soprattutto i drammatici giorni di repressione del movimento dei Fasci Siciliani che qui colpirono varie decine di famiglie, perché impegnate ad introdurre attraverso la sezione locale dei Fasci siciliani una nuova, diversa, visione umanizzante e di crescita della società.
Fuggiti in America quei leaders e gran parte degli aderenti alla sezione di Contessa (che operava in stretto rapporto con un uomo politico lungimirante quale era Bernardino Verro) per sottrarsi alla repressione di Crispi, la battaglia del riscatto sociale non venne meno e, con scritti e sollecitudine umanitaria, continuò ad essere interpretata dal parroco Genovese e dall'allora molto giovane leader dei socialisti locali, Don Ciccio LoJacono.
All'insediamento del Fascismo, quando quell'opera di inculturazione dei valori della dignità umana non fu più possibile proseguirla, due giovani studenti universitari, nipoti del Parroco, furono allontanati da Contessa per l'intero ventennio della dittatura e lo stesso Sindaco -eletto ed in carica-, Don Ciccio LoJacono, fu costretto a dimettersi per far posto ad un Podestà, di nomina governativa.
Su tutta questa Storia per la crescita umana e sociale, nel nostro piccolo centro, mai si è voluto scavare. In più testi -anzi- si è quasi sempre elogiato un inesistente benessere sociale ed economico locale.
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