"Chi e' chiuso nella gabbia di una sola cultura, la propria, e' in guerra col mondo e non lo sa".
Robert Hanvey
Antropologo
Parafrasando quanto riportato sopra possiamo dire che fuori dal proprio contesto, dal proprio ambiente e dalla propria lingua si e' cittadini dimezzati, in un mondo che diventa sempre piu' globale.
La realtà cosi come va sempre più presentandosi mette in chiara evidenza che chi conosce una sola lingua, che sia un operaio o un professionista e', e resta agli occhi del mondo, un provinciale.
Certo, sarebbe opportuno che noi italiani conoscessimo oltre all'italiano almeno l'inglese, ma non fa assolutamente male a noi contessioti conoscere l'arbëresh.
La conoscenza di due modalità linguistiche (italiano/arbëresh) favorisce ed agevola l'apprendimento di altre lingue. Le mamme di Contessa in prospettiva fanno un grande danno ai bambini quando decidono di non parlare loro -sin da piccoli- in arbëresh. Li stanno privando di una potenzialità.
Il mondo negli ultimi decenni ha subito una forte accelerazione in direzione della globalizzazione e noi arbëresh, noi siciliani, noi italiani non stiamo facendo nulla per non trovarci spaesati di fronte al nuovo mondo che si va aprendo davanti a noi.
Il mondo che conoscevamo, quello che continuiamo a conoscere con gli occhiali della nostra cultura, con la la prospettiva della nostra formazione religiosa, in realtà oggi, lo si può leggere sotto il fluire di differenti appariscenze.
Ci piace riportare una frase di Danilo Dolci, sociologo che negli anni sessanta/settanta operò pure sul nostro territorio (Contessa Entellina): "L'uomo è materia che per vivere ha bisogno di prendere coscienza di sè e che questo non può avvenire senza la propria diretta scoperta e l'apporto stimolante degli altri".
Cosa significa ?
Che noi essere umani siamo tutti chiamati ad aprirci agli altri per evitare di restare spaesati. Siamo chiamati a guardare la realtà da molte prospettive, senza mai trascurare il bagaglio culturale che ci appartiene, quello nostro.
Quanto riportato in questa pagina costituisce l'approccio, il primo testo di una serie, per provare a capire chi siamo noi.
Vogliamo, senza alcuna pretesa di completezza, capire che cosa definisce oggi un arbëresh, un siciliano, un italiano.
Proveremo a scandagliare nei presupposti su cui dovrà reggersi il futuro dei nostri figli, su quali principi fondiamo il nostro vivere comunitario e nazionale, quali sono i simboli che ci rappresentano e nei quali ci rispecchiamo.
La conoscenza di due modalità linguistiche (italiano/arbëresh) favorisce ed agevola l'apprendimento di altre lingue. Le mamme di Contessa in prospettiva fanno un grande danno ai bambini quando decidono di non parlare loro -sin da piccoli- in arbëresh. Li stanno privando di una potenzialità.
Il mondo negli ultimi decenni ha subito una forte accelerazione in direzione della globalizzazione e noi arbëresh, noi siciliani, noi italiani non stiamo facendo nulla per non trovarci spaesati di fronte al nuovo mondo che si va aprendo davanti a noi.
Il mondo che conoscevamo, quello che continuiamo a conoscere con gli occhiali della nostra cultura, con la la prospettiva della nostra formazione religiosa, in realtà oggi, lo si può leggere sotto il fluire di differenti appariscenze.
Ci piace riportare una frase di Danilo Dolci, sociologo che negli anni sessanta/settanta operò pure sul nostro territorio (Contessa Entellina): "L'uomo è materia che per vivere ha bisogno di prendere coscienza di sè e che questo non può avvenire senza la propria diretta scoperta e l'apporto stimolante degli altri".
Cosa significa ?
Che noi essere umani siamo tutti chiamati ad aprirci agli altri per evitare di restare spaesati. Siamo chiamati a guardare la realtà da molte prospettive, senza mai trascurare il bagaglio culturale che ci appartiene, quello nostro.
Quanto riportato in questa pagina costituisce l'approccio, il primo testo di una serie, per provare a capire chi siamo noi.
Vogliamo, senza alcuna pretesa di completezza, capire che cosa definisce oggi un arbëresh, un siciliano, un italiano.
Proveremo a scandagliare nei presupposti su cui dovrà reggersi il futuro dei nostri figli, su quali principi fondiamo il nostro vivere comunitario e nazionale, quali sono i simboli che ci rappresentano e nei quali ci rispecchiamo.
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