In Sicilia il crollo dei bandi di gara degli appalti è stato del -15,87% nel 2013 e del -28,34% nel 2015.
La Regione siciliana ha continuato a spendere e spandere in spesa corrente senza recuperare risorse che poteva destinare a opere pubbliche
OSCAR GIANNINI, giornalista
Non si può reggere una spesa pubblica maggiore del 25% del PIL in Sardegna, in Calabria ed in Sicilia, e del 6% in Lombardia e dell'8% in Emilia-Romagna.
GIUSEPPE PIPITONE, giornalista de Il Fatto Quotidiano
Una nuova voragine potrebbe
aprirsi nei prossimi mesi nei conti della Regione Siciliana. Un
buco compreso tra i trecento milioni e il miliardo di euro
che, manco a dirlo, potrebbe essere creato dall’ultima débacle sicula in
materia di fondi europei. Il 31 dicembre scorso sono infatti scaduti i termini
per erogare i pagamenti di tutti i progetti finanziati con i
fondi targatiBruxelles del periodo 2007/2013. Degli otto miliardi
di euro previsti dai piani operativi più ricchi, ad oggi non è ancora possibile
stimare con precisione quanto sia stato utilizzato dalla Regione Siciliana.
L’ennesima crepa per i conti dell’isola, però, potrebbe arrivare dal programma
operativo Fesr, e cioè il fondo europeo di sviluppo regionale: 4,3
miliardi di euro, dei quali solo 3,3 risultano al momento convalidati
dall’amministrazione siciliana. Restano, quindi, da rendicontare contributi
pari a un miliardo di euro: in caso contrario Bruxelles bloccherà
i rimborsi. E per Palazzo d’Orleans saranno dolori.
Secondo l’autorità di
gestione i fondi “a rischio restituzione” ammonterebbero “soltanto” a circa 300
milioni di euro. Come dire che, quando mancano più di due anni al termine
ultimo per il rapporto finale di esecuzione (e cioè il 31 Marzo 2017, quando si
dovrà dimostrare che i progetti finanziati dall’Ue sono ultimati e
funzionanti), la Regione Siciliana sa già che Bruxellesnon
rimborserà 300 milioni, denaro che quindi verrà perso. Ma non solo. Perché le
note negative per il bilancio siciliano potrebbero aumentare. Sempre dalla
Regione spiegano, infatti, che altri 500 milioni sono i pagamenti in fase di
registrazione, mentre 400 milioni saranno spesi con i cosiddetti “progetti
retrospettivi”. Ed è questo il rivolo oscuro che rischia di far lievitare il
rosso nei conti siculi. I progetti retrospettivi, detti anche progetti sponda,
non sono altro che un escamotage contabile messo in atto per
evitare di perdere i fondi targati Bruxelles. In pratica, gli amministratori
siciliani si sono resi conto che non sarebbero riusciti a bandire nuovi
progetti per spendere i contributi Ue. Un ritardo dovuto a volte a vicende
assurde, come quella vissuta dall’Autorità di Audit della Regione, che si
occupa di accertare la spesa, rimasta ferma per 6 mesi in attesa che il governo
regionale nominasse il nuovo dirigente.
Ed è per questo motivo
che ad un certo punto a Palermo hanno iniziato ad abusare dei
progetti sponda, individuando progetti già avviati e finanziati da altri enti
(la stessa Regione o lo Stato centrale) e sostituendo in corso d’opera i
finanziatori: via i vecchi sponsor, dentro i fondi Europei.
Una trovata
contabile legale ma rischiosa, che oggi riguarda 199 progetti, 109
solo per l’edilizia scolastica, per un totale di 773 milioni. È da lì che
dovrebbero essere recuperati 400 milioni di fondi Ue che la Regione non è
riuscita a spendere.
I progetti sponda, però, sono appunto un’incognita. In
primo luogo perché snaturano l’essenza stessa dei fondi comunitari, che
esistono perché devono affiancare e non sostituire le risorse nazionali già
stanziate. E poi perché anche la Corte dei conti li considera “ad alto rischio:
sia per il possibile mancato rispetto delle pertinenti regole della normativa
europea e nazionale, sia in quanto si riferisce ad interventi, spesso avviati e
realizzati, privi di una specifica correlazione con gli obiettivi del
programma”.
Quale è il rischio?
Che la commissione Ue non abbocchi e decida comunque di non
rimborsare i fondi targati di Bruxelles spostati nei progetti
sponda.
Nonostante tutto, però, la Sicilia ha continuato ad abusarne, e gli
stessi magistrati contabili hanno registrato che addirittura il 43 per cento
della spesa totale dei fondi europei è stata rendicontata con i progetti
retrospettivi nel periodo 2000-2006. Lo stesso periodo bacchettato dalla
commissione Ue che ha recentemente “tagliato” 367 milioni di euro dal fondo
sociale: soldi quasi tutti impegnati per la formazione professionale. “La
Sicilia è stata povera e continuerà a restarlo se non si cambia registro: si
continua a mostrare una palese incapacità nella programmazione e nella
rendicontazione dei fondi europei”, attacca l’europarlamentare del M5s Ignazio
Corrao.
In effetti il totale dei contributi stanziati da Bruxelles per la
Regione più a sud d’Italia nel 2007 sfiorava i venti miliardi di euro. Nove
anni dopo basta dare un rapido sguardo alle infrastrutture e alle risorse
siciliane per capire che la situazione dell’isola non è poi molto cambiata,
nonostante quella montagna di contributi.
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