Lelio Cusimano
Siamo alla vigilia di pesanti
agitazioni di piasza. A innalzare il vessillo dello scontro mediatico sono i
Comuni siciliani che «a centinaia» non sono riusciti a pagare gli stipendi di
gennaio ed, in qualche caso, di dicembre.
È una situazione di difficile
gestione e che i sussulti politici, in vista della futura competizione
elettorale per il rinnovo degli organi regionali, rendono ancor meno
districabile.
Del resto, quando l'assessore regionale all'Economia classifica
come «strumentali» le critiche dei Comuni siciliani, manda un segnale preciso.
A fronte di un volume di spesa che va ben oltre i
4 miliardi di euro, sottolinea Baccei, non possono essere 350 milioni, che pure
la Regione tarda a pagare, a mandare in tilt il sistema.
Il sistema degli Enti
Locali siciliani soffre della corsa senza fine della spesa, mentre le entrate
rallentano visibilmente. E questo per tacere di alcune bombe innescate, come la
gestione rifiuti, che ha lasciato sulle spalle degli stessi Comun i debiti per
circa 1.820 milioni di euro. Meglio di tante parole, poche cifre testimoniano
della deriva della finanza locale.
La tenuta degli equilibri di bilancio è
sempre più improbabile; la spesa corrente dei comuni è aumentata negli ultimi
tre anni del 6%, toccando i 4.537 milioni di euro, con una eccedenza, rispetto
ai corrispondenti volumi di riscossione, pari a 368 milioni di euro, soltanto
nel 2014. Insomma se una lunga crisi ha debilitato i conti pubblici, riducendo
sempre più la possibilità di fare spese, dall'altro lato le stesse voci di
spesa addirittura lievitano e non sempre per necessità improrogabili.
Non a caso
Comuni ed ex Provincie hanno in carico quasi 56 mila dipendenti, il 52% m più
della media italiana, e circa 18 mila precari. Nella bozza di legge di bilancio
ancora all'esame dell'ARS, per fare un altro esempio, c'è un passaggio
emblematico. Si tratta del tentativo di allineare - si badi bene soltanto
allineare - gettoni e stipendi degli amministratori comunali al resto d'Italia,
con effetto immediato piuttosto che con decorrenza dal rinnovo degli attuali
Organi.
Oggi i Comuni siciliani denunciano il sostanziale blocco delle
anticipazioni bancarie; ma questo strumento che dovrebbe fare fronte ad
«eccezionali» carenze di liquidità è divenuto uno strumento ordinario d finanziamento E così le anticipazioni bancarie pesano ormai 310 euro per ogni
siciliano, 172 euro per ogni residente nelle altre regioni speciali ed appena
95 euro nella media italiana. Sono dati riferiti al 2013; tre anni dopo
ragionevolmente possono essere soltanto peggiorati.
Ora la Regione sblocca i
finanziamenti arretrati; ma il dato di fondo resta immutato. La lettura che i
Magistrati contabili danno della situazione della finanza locale è precisa; è
mancata l'adozione di adeguate misure di rientro di carattere strutturale.
Che
cosa si pensa di fare per riportare, allora, la finanza locale sotto controllo?
Lo chiediamo nella consapevolezza che l'essenza dei numeri si riverbera ancora
nell'assenza dei fatti.
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