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sabato 20 febbraio 2016

Essere minoranza. Spiegare per coinvolgere -4-

Benedetto il regno del Padre, 
del Figlio e dello Spirito Santo ...
Nella coscienza spirituale del Cristianesimo orientale il culto liturgico è espressione radicale che manifesta la "cultura". 
Nel secolo scorso a ribadire più di tutti questo concetto, già ampiamente espresso nei primi secoli del Cristianesimo, è stato il "Leonardo" russo Pavel A. Florenskij. 
Egli ha saputo spiegare il significato  della cultura proprio ad iniziare dal culto.

In uno dei suoi libri ha spiegato 
--la concezione cristiana del mondo, 
--di tutta la sua attività  
--e quindi della sua personalità, 
precisando che preliminarmente bisogna avere chiaro come e cosa si intenda per cultura e teoria della conoscenza: "La cultura è la lotta consapevole  contro l'appiattimento generale; la cultura consiste nel distacco, quale resistenza al processo di livellamento dell'universo, è l'accrescersi della diversità di potenziale in ogni campo che assurge a condizione di vita, è la contrapposizione all'omologazione, sinonimo di morte. Ogni cultura è un sistema finalizzato e saldo di atti alla realizzazione e al disvelamento di un valore, adottato come fondamentale e assoluto, e dunque fatto assurgere a oggetto di fede. I riflessi di questa fede nelle funzioni imprescindibili dell'uom determinano i punti di vista sui settori inerenti a dette funzioni, ossia sulla realtà oggettiva nella sua interazione con l'uomo. Tali punti di vista sono, sì, categorie, ma non categorie astratte, bensì concrete (si veda la Kabbalah); la loro manifestazione nella pratica è il culto. La cultura, come risulta chiaro anche dall'etimologia, è un derivato del culto, ossia un ordinamento  del mondo  secondo le categorie del culto. La fede determina il culto e il culto la concezione del mondo, da cui deriva la cultura".

La concezione della cultura di Florenskij effettivamente illumina ed aiuta a capire la vita e la personalità di questo grande ingegno del novecento e al contempo fornisce -a noi uomini del terzo millennio-  parecchi elementi per cogliere il senso ed il significato della millenaria liturgia bizantina, che molti assimilano alla "messa romana" dei nostri giorni.

Nella liturgia bizantina, grazie all'essenza simbolica delle sue forme, si può cogliere in effetti l'esperienza della relazione interiore con la realtà in senso globale, cioè realistico e simbolico. 
(ndr. E' utile leggere gli sviluppi filosofici. Leggi QUI)        
Cogliendo  il principio che sta alla base dell'incarnazione, la coscienza del credente penetra nella profondità dei nessi che tengono insieme la sfera soggettiva ed oggettiva, interiore ed esteriore, empirica e spirituale dell'esistenza fino a riuscire a percepire il culto come 'vivente unione dell'infinito e del finito, dell'eterno e del transitorio, dell'assoluto e del corruttibile, del necessario e del contingente: il legame del mondo ideale e del mondo reale, la soglia dei due mondi'. 
Sta qui, in questo nesso, che noi possiamo cogliere il significato fra la realtà così come ci si presenta quotidianamente ed il suo significato nella vita di ciascuno. (continua)   

La liturgia comincia con una esclamazione solenne del primo celebrante: "Benedetto il regno del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo ...". 
E' con la proclamazione del Regno, con l'annuncio che esso si è avvicinato, che ha inizio pure la predicazione del Figlio: 
Gesù si recò in Galilea predicando 
il vangelo di Dio e diceva 'Il tempo è compiuto  
e il regno di Dio è vicino; 

convertitevi e credete al vangelo" (Mc. I, 14-15). 
La più importante delle preghiere cristiane comincia pure con l'invocazione "Venga il tuo Regno".

Cosa è questo Regno ?
E' il contenuto della Fede dei credenti, ossia l'orizzonte, il senso e la sostanza della vita dei cristiani: conoscenza di Dio e unione con lui, vita in lui che implica servizio nei confronti dei fratelli.
Il Vangelo di Giovanni spiega (17,3): "Questa è la vita eterna: che conoscano te". 
Lo scopo di riunire l'Assemblea per la celebrazione, lo abbiamo colto la volta scorsa (QUI),  non è di essere "singoli" individui ma per poter cogliere che Cristo è venuto per "riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi" (Gv. 11,52). La Chiesa oggi è -quindi- Cristo che riunisce, è il "corpo di Cristo". Cristo che abita in noi  noi in Cristo.
Il sacerdote all'interno del corpo è il capo, il segno dell'unità della chiesa.

L'assemblea che si riunisce  figura, mostra inoltre la tensione verso il Regno. 
Il mondo fu creato come materia, materia con il dono di vita; l'uomo manifesta la tensione ed il desiderio di Dio che "ha tanto amato il mondo creato da dare suo Figlio" (Gv. 3,16).

Celebrando la liturgia ci si rende conto che il mondo ha un significato solo se lo si scruta come creato da Dio. E se il contesto è questo si capisce perchè i cristiani aspirino a Dio piuttosto che al mondo, ovvero perchè preferiscano ringraziare Dio piuttosto che adagiarsi   sul mondo. 
La celebrazione liturgica  è il ringraziamento e l'apertura verso la vera meta: il Regno, ossia la realizzazione della mensa di Cristo nel su Regno. 
La Chiesa, l'Assemblea, troverà realizzazione compiuta quando raggiungerà la meta, il Regno.

Ecco perchè la Liturgia bizantina inizia con la benedizione del Regno.
Benedetto il regno del Padre, 
del Figlio e dello Spirito Santo

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