Premessa
Il 3
febbraio nella chiesa parrocchiale greca inizia l’annuale celebrazione speciale
dedicata a S. Giuseppe, nota come “Sette
mercoledì di S. Giuseppe”. In tale occasione può risultare interessante
conoscere il culto dedicato a S. Giuseppe sia a Contessa che in altre località.
S.
Giuseppe é conosciuto e venerato in tutto il mondo, dove é viva la tradizione
cristiana. Non vi é città, paese o piccolo villaggio, che non abbia una chiesa,
una cappella, una nicchia dedicata a S. Giuseppe.
Il
nome Giuseppe inoltre é diffuso in tutto il mondo, anche in alcune comunità di
tradizione non cristiana, e molte località (città contrade, ecc.) portano il
suo nome.
Molte
sono inoltre le istituzioni, con finalità culturali, religiose, di solidarietà
ed anche commerciali, intitolate a S. Giuseppe (associazioni, confraternite,
cooperative, comunità, ecc.).
Iconografia e festa liturgica
Ancor
oggi nelle case di molte famiglie, fedeli alla tradizione religiosa popolare,
si possono notare appese alle pareti immagini di Gesù, della Madonna e dei
santi. Solitamente S. Giuseppe, nell’iconografia devozionale popolare, non é
rappresentato da solo, ma con la
Madonna e Gesù Bambino (Sacra Famiglia). Una volta una
immagine della Sacra Famiglia (bassorilievo in gesso, dipinto o stampa
incorniciata) era sempre presente tra i regali di nozze e veniva collocato su
una parete della stanza degli sposi, dietro il lettone in alto, (chiamato
“capezzale” per questa collocazione).
S.
Giuseppe viene raffigurato anche con Gesù Bambino in braccio, mentre con l’altra mano regge un bastone, che
solitamente termina a forma di fiore (giglio).
S.
Giuseppe Artigiano, solitamente con la Madonna e con Gesù Bambino, invece viene
rappresentato con qualche attrezzo tipico del falegname (sega, martello,
tenaglia), vicino al banco di lavoro.
S.
Giuseppe nel calendario liturgico di rito romano e ambrosiano é riportato sia
il 19 marzo sia il primo maggio (S. Giuseppe artigiano).
Nel
calendario liturgico di tradizione bizantina é ricordato la domenica dopo il
Santo Natale.
In
alcuni paesi la festa liturgica (19 marzo) non coincide con la festa popolare
(processione, sagre, manifestazioni folcloristiche, giochi pirotecnici, banda
musicale, ecc.), che viene celebrata in altre date (solitamente una domenica fissa da maggio a
settembre), per favorire una maggiore partecipazione (per la buona stagione e
perché tempo di ferie e di vacanze) sia alle funzioni religiose (messa, vespri,
triduo, processione, ecc.) sia alle iniziative culturali, sportive, ricreative,
ecc., organizzate in tale occasione.
Devozione popolare e preghiere
S.
Giuseppe viene comunemente invocato aggiungendo al suo nome l’appellativo
“Patriarca”. Durante le processioni, i portatori della statua ripetono più
volte ad alta voce l’invocazione “Evviva il patriarca S. Giuseppe”.
In
alcune comunità la devozione a S. Giuseppe si esprime nella pratica dei “sette mercoledì di S. Giuseppe”:
appuntamento settimanale, con celebrazione della S. Messa, recita del “Rosario
di S. Giuseppe”, benedizione e distribuzione di pane e pasta, offerti da uno o
più fedeli. Alcune famiglie, da parecchie generazioni, continuano a praticare
questa tradizione devozionale per S. Giuseppe.
Il “Rosario di S. Giuseppe” é strutturato
come il rosario della Madonna: l’invocazione “gloria al Padre, al Figlio...” é sostituita con “San Giuseppuzzu, fustivu
patri, fustivu virgini comu la matri, Maria la rosa, Giuseppi lu gigghiu,
datini aiutu, riparu e cunsigghiu. Patriarca immaculatu, di Gesù custodi amatu,
caru spusu di Maria, prutiggiti l’anima mia; a li fini di mia morti vui sariti
la mia sorti; e nell’ultima agonia, vui salvati l‘anima mia”, segue quindi,
ripetuto dieci volte, l’invocazione del solista “San Giuseppuzzu unnabbannunati nda li bisogni e nicissitati”, ed
il coro continua con “e sempre lodatu sia lu nomu di Gesù, Giuseppi e Maria”.
Esistono varie versioni, in italiano o in dialetto, del “Rosario di S.
Giuseppe”, che non viene recitato ma cantato con una melodia recitativa, ripetuta
come una cantilena.
Durante
le processioni, ad ogni sosta, i portatori della statua di S. Giuseppe, accompagnati
dalle note della banda musicale, cantano le lodi di S. Giuseppe: composizioni
in versi che descrivono, la vita e le virtù del Santo. Esistono varie versioni
locali in lingua italiana o in espressioni dialettali.
Molto
suggestiva e originale a Mezzojuso
(PA) l’antica tradizione del “Transito glorioso di S. Giuseppe”,
invocato come avvocato della buona morte.
All’imbrunire
del 18 marzo, all’Angelus Domini, mentre i fedeli pregano in chiesa e sul
sagrato suona la banda musicale, per tutto il paese si diffonde un festoso
scampanio, che termina con sette lunghi rintocchi del campanone, che annunciano
il transito di S. Giuseppe. Durante i rintocchi una atmosfera di raccoglimento
avvolge misteriosamente tutto il paese e tutto si ferma, tutti si inginocchiano
ovunque si trovano e pregano S. Giuseppe, perché conceda loro una buona morte:
“Giuseppi n’aiuta, in quell’ora estrema. Lucifaru trema, putiri non ha.
Giuseppi ci assiste, in punto di morte, padrone più forte non ce ne sarà”. Dopo
il settimo rintocco ricomincia lo scampanio festoso e le note della banda, che
annunziano la gloria celeste di S. Giuseppe.
I
fedeli della tradizione bizantina, sia cattolici che ortodossi, si rivolgono a
S. Giuseppe con la seguente antichissima preghiera (domenica dopo il S.
Natale): “Annunzia, o Giuseppe, al divino progenitore David le meraviglie: hai
veduto una Vergine partorire, con i Pastori hai inneggiato, con i Magi hai
adorato, da un angelo sei stato istruito. Prega Cristo Dio che salvi le anime
nostre”.
“Tavolata o altare” di S. Giuseppe
S.
Giuseppe viene invocato anche come “Padre
della Provvidenza” ed alla sua intercessione si affidano fiduciosi molti
fedeli per chiedere particolari grazie, nei momenti più tribolati della vita.,
promettendo di fare (voto), per uno o più anni, l’“altare” o la “tavolata”,
originali mense, imbandite in occasione della festa liturgica, il 19 marzo,
nelle case private, sulle strade, sulle piazze sul sagrato e recentemente, per
valorizzare le tradizioni locali, anche a scuola.
Chi ha promesso
a S. Giuseppe di fare la “tavolata”, ma non ha mezzi sufficienti, chiede
umilmente un contributo alle varie famiglie, facendo il giro del paese con un
quadro della Sacra Famiglia (atto penitenziale) e ricevendo solitamente offerte
in denaro (una volta prodotti naturali: olio, frumento, farina, frutta secca,
ecc.).
Per la
“tavolata” fatta in casa viene utilizzata la stanza più facilmente accessibile,
adornata come un grande altare, che sembra un palcoscenico: le tre pareti,
ornate con rami di alloro e di ulivo e con coperte colorate e ricamate, creano
uno stupendo scenario, che sovrasta meravigliosamente
il ripiano, una vasto tavolo
da
pranzo essenzialmente colmo di
pane e pasta, destinati ai poveri del paese, e spesso arricchito con tipiche
delizie gastronomiche.
Sulla mensa
vengono esposti infatti pani (a forma di scala, croce, uccelli, alberi, angeli,
ostensorio, bastone, ecc.), vari tipi di pasta, vassoi con verdure cotte e
crude (finocchi, borragine, coste, asparagi, cardi, carciofi, ecc.), vassoi di
dolci (cassata, cannoli, paste e biscotti di vari tipi, torrone di mandorle e
miele, frittelle, ecc.).
In alcune
località della Sicilia, vengono considerati piatti rituali: il “maccu di S.
Giuseppe” (fave, fagioli, lenticchie, ceci, ortaggi vari, aromatizzati con
finocchietto selvatico e conditi con olio di oliva), gli spaghetti conditi con
mollica di pane fritto, i “cucciddati”. Il pane esposto nella “tavolata” viene
unto con l’uovo, che rende brillante la sua superficie.
Pranzo della Sacra Famiglia e dei Santi
I commensali
principali della “tavolata” di S. Giuseppe, per antica tradizione, prendono il
nome di un membro della Sacra Famiglia o di un santo. Tutto quello che é stato
preparato per le mense di S. Giuseppe (pane, pasta, dolci, verdure, ecc.) deve essere consumato dagli invitati e quanto
rimane viene distribuito a parenti, amici, visitatori, famiglie del vicinato,
poveri del paese, ecc. Secondo la tradizione, tutti il giorno di S. Giuseppe
devono mangiare almeno un pezzetto di pane dell’“altare”.
I membri della
‘Sacra Famiglia” (Gesù Bambino, Madonna e S. Giuseppe) ed i “Santi” hanno il
posto riservato nella “tavolata”, contrassegnato dai grandi pani (variante da
otto a dieci chilogrammi) a forma circolare (Cucciddata), ciascuno dei quali ha
un simbolo (sempre fatto di pane): mondo con sopra una crocetta (Gesù), lettera
M tutta ornata (Madonna), barba o bastone con giglio (S. Giuseppe), piattino
con due occhi (S. Lucia), panino (S. Nicola), giglio (S. Antonio di Padova),
chiavi (S. Pietro), cerva (S. Calogero), spighe o mucca (S. Isidoro).
S. Giuseppe a Contessa Entellina
Quanto sopra
descritto in gran parte si rinnova ogni anno anche nella tradizione ancora viva
a Contessa.: alcuni devoti fanno "l'altare di S. Giuseppe", molto
numerosa la partecipazione alle preghiere nei "mercoledì di S.
Giuseppe", è noto e recitato il "rosario di S. Giuseppe", ogni
anno viene celebrata la festa (vespero, messa, processione, banda musicale,
giochi pirotecnici).
Nella chiesa
parrocchiale greca, nella cappella laterale dedicata al Santo, è custodita la
statua di S. Giuseppe, che ogni anno è portata in processione il 19 marzo.
Una piccola
chiesetta dedicata a S. Giuseppe si trova nel "Parco delle
rimembranze": costruita nel 1927, è stata recentemente restaurata ed ogni
anno vi si svolge la commemorazione dei caduti in guerra (4 novembre).
La vigilia di S.
Giuseppe, la sera il parroco, accompagnato dai cantori, visita tutti gli
"altari di S. Giuseppe" e dopo la benedizione tutti cantano le lodi
di S. Giuseppe in dialetto siciliano. Anche altri gruppi di cantori,
accompagnandosi con strumenti musicali, visitano gli "altari" e
cantano le lodi. Gli "altari" possono esseri visitati da tutti. A
Contessa il nome Giuseppe risulta tra i più diffusi sia tra gli uomini sia fra
le donne.
Infine può
risultare interessante conoscere quanto rimasto nella memoria popolare in
merito ad alcune espressioni del parroco di Contessa, che, nella sua omelia
durante la solenne celebrazione della S. Messa, per mettere in risalto l’importante
posizione di primo piano riconosciuto a S. Giuseppe tra i santi in paradiso, ha
richiamato l’attenzione dei fedeli con queste parole: ”…. guardando la statua
di S. Giuseppe, esposta qui davanti, pronta per la processione, voi vedete un
vecchietto curvo appoggiato al suo bastone, con Gesù Bambino in braccio, un
uomo ormai avanti negli anni, ignorato come tanti anziani. Vi sbagliate! Quando
per le vie del paradiso passa S. Giuseppe, tutti mostrano grande rispetto e
timore, perché la sua parola là conta molto”.
Si tramanda che
il parroco avesse usato un linguaggio molto più colorito delle frasi sopra
riportate in italiano (verso la metà del XIX, il parroco predicava nella lingua
albanese parlata a Contessa).
Nota – Il testo sopra riportato fa parte
della collana di monografie dedicate dall’Associazione “Nicolò Chetta” alle
varie espressioni del patrimonio culturale locale di Contessa (contessioti noti
e meno noti - S. Giuseppe - Chiesa S. Rocco - Festa dell’otto settembre - S. Michele arcangelo l’otto maggio - La Madonna della Favara è un’odigitria - Parrocchia di Piano Cavaliere - Cappella S.
Rosalia - La vara della Madonna della Favara - La Valle dei mulini - Cimitero e confraternite - Poeti, scrittori e artisti locali – Icone,
iconografi e iconostasi a Contessa - ecc.)
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