La Sicilia-Catania
«La Sicilia è leader nella produzione di ortaggi,
frutta, olio, vino..., ma non c'è la consapevolezza di questo primato. Per
questo motivo, ho voluto la presenza del ministro delle Politiche agricole,
Maurizio Martina, che sarà a Palermo sabato prossimo per presentare il Piano di
sviluppo rurale (Psr) 20142020».
A parlare è l'assessore regionale
all'Agricoltura, Antonello Cracolici, che nell'annunciare l'arrivo in Sicilia
del ministro Martina, illustra le azioni che sta mettendo in campo per fare
uscire le produzioni agricole isolane dalla marginalità.
Gli agricoltori
siciliani sono tra i più bravi al mondo nelle produzioni di alta qualità, ma le
aziende soffrono.
«In Sicilia c'è molta agricoltura e poca politica agricola.
La presenza del ministro Martina vuole essere un modo per essere attori nel
contesto nazionale ed europeo. Parto da una constatazione: l'agricoltura
siciliana è migliore di come noi la raccontiamo. Ci sono aziende che hanno
investito in innovazione e che riescono ad avere produzioni che hanno mercato.
C'è un pezzo di agricoltura, invece, sulla quale bisogna fare un discorso
nuovo. Non è possibile che l'uva venga pagata a 20 centesimi al chilo, l'olio a
poche centinaia di euro al quintale... Purtroppo, il sistema produttivo isolano
non è in grado di fare massa, è frastagliato. Ognuno crede di avere la migliore
produzione al mondo e se la tiene stretta. Con il nuovo Psr, associarsi sarà la
parola d'ordine».
Fra gli agricoltori, dopo le esperienze del passato, c'è
parecchia diffidenza nei confronti di modelli consortili finanziati dalla
Regione.
«La Regione imprenditrice non c'è più. Questo è un compito che spetta
ai siciliani. 1 progetti dirigisti e statalisti sono finiti. Esistono le
Organizzazioni di produttori (Op) che sono nate proprio per favorire la
concentrazione dell'offerta. La Regione può orientare le risorse. Non c'è
dubbio che tra il primo pilastro (produttore) e il secondo (consumatori), c'è
una filiera molto lunga. Nei giorni scorsi, a Vittoria, gli agricoltori
protestavano perché costretti a cedere il "ciliegino" a 40 centesimi,
mentre a Ferrara veniva venduto a 3 euro al chilo. Oggi, siamo dinanzi ad
un'occasione per dare una visione strategica alla nostra agricoltura».
Dalle
sue parole si evince che nel recente passato le risorse europee per
l'agricoltura non sarebbero state programmate nel migliore dei modi.
«In
effetti, spesso si fanno polemiche per i soldi che rischiamo di restituire a
Bruxelles, ma non ci preoccupiamo della qualità della spesa. In Sicilia siamo
in assoluto i primi nella produzione del biologico che non riusciamo a fare
diventare un valore. Non c'è proporzione tra produzione e fatturato. Fatturato
che sarà uno degli indici per ottenere la premialità. Cioè, più un'azienda
biologica fattura e maggiore punteggio avrà nei nuovi bandi. Altrimenti, questo
settore che in sette anni ci costa circa 500 milioni di euro, rischia di
diventare l'ennesimo contributo assistenziale. Dopo Expo tutti siamo spinti a
produrre meglio, chi ci riuscirà vincerà la gara. Quindi, dobbiamo candidare la
Sicilia ad essere competitiva nella qualità delle produzioni. Anche perché la
nostra straordinaria biodiversità ci consente di stare sui mercati tutti i mesi
dell'anno. Dobbiamo evitare che prevalga la Sicilia della sofferenza. In questi
giorni mi sto occupando del contezioso sul biologico del 2013. Inoltre, stiamo
sbloccando alcune misure di trascinamento che consentiranno di sbloccare circa
65 milioni».
Intanto, agricoltori e allevatori attendono da mesi i pagamenti
loro spettanti.
«Abbiamo sbloccato circa 6 milioni di euro per cofinanziare
risorse europee; 15 milioni per le scorte agricole, mentre ho sollecitato
l'Agea ad accelerare i pagamenti che spettano agli allevatori. Penso che già ad
aprile avremo i primi bandi del Psr».
In Sicilia, però, oltre che con le
importazioni da Paesi come il Marocco e la Tunisia, bisogna
fare i conti con l'agro-pirateria.
«Ho chiesto ai servizi di vigilanza
fitosanitaria di fare non solo controlli doganali, ma anche negli scaffali dei
supermercati dove spesso non ci sono prodotti siciliani autentici. Anche il
contrasto mediatico va fatto».
La Sicilia ha in dotazione dighe che possono
contenere fino ad un miliardo di metri cubi d'acqua. In realtà, per quasi la
metà sono piene di fango.
«Proprio ieri, ho convocato la commissione che
vigilia sulle dighe perché rischiamo di perdere un finanziamento per la diga
Garcia. Ho incontrato il presidente del Consiglio nazionale dighe che mi ha
detto che la Sicilia è la regione che meno utilizza il fondo nazionale. In
questi anni ci siamo occupati più di precari che di infrastrutture. La Sicilia
paga la mancanza di strategia. So che molte delle cose che sto mettendo in
campo non avrò la possibilità di vederle realizzate entro la fine della
legislatura. Ma non bisogna pensare a tagliare nastri e portare avanti progetti
di corto respiro».
E La pesca?
«Con Martina presenteremo anche il Feamp».
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