Lasciatemi dire che Francesco ha portato tra arcivescovi e cardinali un seme che potrebbe essere fecondo: il libero arbitrio. Non è Dio stesso (un Dio fin troppo antropomorfo) che vigila sulla indissolubità del matrimonio.
Il fedele e il prete devono poter interpretare la vita concreta e assumersi le loro responsabilità. Per avvicinare quanto più possibile l’umano al divino, l’amore tra le persone a quello infinito, a immagine di Dio. Un seme fecondo,dicevo, perché costringe la chiesa a discutere e, discutendo, a mettersi in questione. La stampa ricorda alcune parole di Bergoglio: Proteggere “le famiglie ferite”, usare “discernimento”, “difendere l’uomo non le idee”. Non ha vinto, non ha perso, ha fatto una buona semina.
MASSIMO FRANCO, editorialista del Corriere della Sera
Il compromesso che chiude il Sinodo può essere valutato in modo diverso, a seconda dei punti di vista. Come tutte le mediazioni, implica elementi di ambiguità, e comunque chiaroscuri necessari per non esacerbare controversie potenzialmente laceranti. Ma si deve riconoscere a papa Francesco e alla Chiesa cattolica il coraggio di mettersi in discussione; di misurarsi con la modernità a costo di esserne segnati e perfino sfigurati.
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