15 Ottobre
Nasce il 15 ottobre 1844, a Röcken in Sassonia, Friedrich Wilhelm Nietzsche, tra i maggiori filosofi occidentali di ogni tempo: le sue idee rappresentano uno spartiacque della filosofia contemporanea verso un nuovo tipo di pensiero, un punto di non ritorno nel disvelamento della cultura occidentale, compreso il Cristianesimo.
Enorme la sua influenza sul pensiero filosofico e politico posteriore.
“L’ateismo, per me, non è un risultato, e tanto meno un avvenimento – come tale non lo conosco: io lo intendo per istinto. Sono troppo curioso, troppo problematico, troppo tracotante, perché possa piacermi una risposta grossolana. Dio è una risposta grossolana, un’indelicatezza verso noi pensatori – in fondo è solo un grossolano divieto che ci vien fatto: non dovete pensare!”
Nietzsche appartiene a una stirpe di pastori protestanti, è primogenito di un reazionario monarchico. Conclusi gli studi secondari entra nell’Università di Bonn come studente di teologia (per volere materno, ma reggerà per appena una sessione). Si iscrive all’Università di Lipsia, per seguire le lezioni di filologia classica, ma rimane più affascinato da Platone e soprattutto da Emerson e Schopenhauer, che influenzeranno tutta la sua produzione. Anche per ragioni di salute rinuncia all’insegnamento e inizia un “vagabondaggio” culturale attraverso l’Europa. Trascorre in particolare gl’inverni sulla riviera ligure e l’estate in località montane o termali, soprattutto l’alta Engadina; sue altre mete frequenti ed amatissime: Venezia e Nizza.
Durante un suo breve viaggio a Messina e Taormina inizia a scrivere “Così
parlò Zarathustra“. Nel 1882 incontra a Roma, Lou Von Salomé, una giovane
studentessa russa in viaggio d’istruzione attraverso l’Europa. Sarà un incontro
importante, rafforzato poi attraverso due anni di intensi scambi affettivi e
culturali, con un sodalizio molto particolare, a tre, con il suo migliore
amico, Paul Rée, filosofo anche lui.
Nel 1888, con già molte pubblicazioni alle spalle, Nietzsche si trasferì a Torino, città che apprezzò particolarmente, e dove scriverà “L’Anticristo“, “Il crepuscolo degli idoli” ed “Ecce Homo” (pubblicato postumo).
“Ecce Homo. Come si diventa ciò che si è” è un’autobiografia filosofica, considerata uno dei più acuti e disperati autoritratti della letteratura moderna. Morirà l’anno seguente, dopo crisi di follia, la più famosa delle quali si manifestò a Torino, quando Nietzsche vide frustare a sangue un cavallo, e lo abbracciò. « L’orrore che molti provano oggi all’idea di costringere altri esseri umani a lavorare sotto lo schiocco della frusta, come un tempo era costume in molte parti del mondo, è un orrore sincero… Solo quando la fustigazione del cavallo-schiavo sarà universalmente e risolutamente messa al bando come quella dell’uomo-schiavo si potrà dire che la società sta davvero iniziando ad accorgersi di cosa realmente la crudeltà implichi, e qualche speranza della sua definitiva scomparsa sarà concepibile.”
Nel 1888, con già molte pubblicazioni alle spalle, Nietzsche si trasferì a Torino, città che apprezzò particolarmente, e dove scriverà “L’Anticristo“, “Il crepuscolo degli idoli” ed “Ecce Homo” (pubblicato postumo).
“Ecce Homo. Come si diventa ciò che si è” è un’autobiografia filosofica, considerata uno dei più acuti e disperati autoritratti della letteratura moderna. Morirà l’anno seguente, dopo crisi di follia, la più famosa delle quali si manifestò a Torino, quando Nietzsche vide frustare a sangue un cavallo, e lo abbracciò. « L’orrore che molti provano oggi all’idea di costringere altri esseri umani a lavorare sotto lo schiocco della frusta, come un tempo era costume in molte parti del mondo, è un orrore sincero… Solo quando la fustigazione del cavallo-schiavo sarà universalmente e risolutamente messa al bando come quella dell’uomo-schiavo si potrà dire che la società sta davvero iniziando ad accorgersi di cosa realmente la crudeltà implichi, e qualche speranza della sua definitiva scomparsa sarà concepibile.”
La critica al Cristianesimo
“L’amore per uno solo è una barbarie, perché si esercita a spese di
tutti gli altri. Anche l’amore per Dio.”
Il Cristianesimo assume in Nietzsche un valore assolutamente negativo. Il filosofo, infatti, vede nella morale cristiana la negazione della vita, soppiantata da una visione ascetica della stessa in quella che definisce la “morale dei vinti“. La sua filosofia nasce anche come negazione di questa morale, ben descritta dalla “morte di Dio“, dove “Dio” non è da intendere esclusivamente come la divinità personale, ma anche come il sistema di idee proprie anche del Cristianesimo. Secondo il filosofo anche i cristiani sono guidati dalla volontà di potenza. In particolare, non potendo sopraffare gli altri per potenza e forza, hanno creato una nuova morale che negasse i veri valori di forza ed esaltasse gli ideali opposti di ascesi e pietà.
Più che con la figura di Gesù Cristo (verso cui manifesta simpatia, considerandolo un “santo anarchico“), Nietzsche è polemico contro il Cristianesimo, in quanto religione dei «poveri di spirito», fondata sul risentimento e sulla cattiva coscienza. Infatti in “Così parlò Zarathustra” egli dichiara: “Vi scongiuro fratelli, rimanete fedeli alla terra e non credete a quelli che vi parlano di sovraterrene speranze, essi sono dispregiatori della vita, sono avvelenatori, che siano maledetti!“.
Da ciò la proposta di Nietzsche di una trasmutazione o inversione dei valori. Anche Platone ha indirizzato la vita verso un mondo astratto ed irreale, e in questo processo di decadenza si inserisce poi il Cristianesimo. Quest’ultimo ha prodotto un modello di uomo malato e represso, in preda a continui sensi di colpa che avvelenano la sua esistenza, dettati dal motto cristiano del continuo pentimento e della richiesta implorata di salvezza e perdono. Perciò l’uomo cristiano, al di là della propria maschera di serenità, è psichicamente tormentato, nasconde dentro di sé un’aggressività rabbiosa contro la vita ed è animato da risentimento contro il prossimo.
Nietzsche crea in questo periodo le metafore del guerriero e del sacerdote: il primo rappresenta il manifestarsi della volontà di potenza, il secondo invece, timoroso dei propri mezzi, costituisce il “sottomesso” che ad una morale dei forti, antepone una morale dei deboli, facilmente accessibile, che costituisce la negazione vera e propria dell’incondizionata gioia di vivere.
Il Cristianesimo assume in Nietzsche un valore assolutamente negativo. Il filosofo, infatti, vede nella morale cristiana la negazione della vita, soppiantata da una visione ascetica della stessa in quella che definisce la “morale dei vinti“. La sua filosofia nasce anche come negazione di questa morale, ben descritta dalla “morte di Dio“, dove “Dio” non è da intendere esclusivamente come la divinità personale, ma anche come il sistema di idee proprie anche del Cristianesimo. Secondo il filosofo anche i cristiani sono guidati dalla volontà di potenza. In particolare, non potendo sopraffare gli altri per potenza e forza, hanno creato una nuova morale che negasse i veri valori di forza ed esaltasse gli ideali opposti di ascesi e pietà.
Più che con la figura di Gesù Cristo (verso cui manifesta simpatia, considerandolo un “santo anarchico“), Nietzsche è polemico contro il Cristianesimo, in quanto religione dei «poveri di spirito», fondata sul risentimento e sulla cattiva coscienza. Infatti in “Così parlò Zarathustra” egli dichiara: “Vi scongiuro fratelli, rimanete fedeli alla terra e non credete a quelli che vi parlano di sovraterrene speranze, essi sono dispregiatori della vita, sono avvelenatori, che siano maledetti!“.
Da ciò la proposta di Nietzsche di una trasmutazione o inversione dei valori. Anche Platone ha indirizzato la vita verso un mondo astratto ed irreale, e in questo processo di decadenza si inserisce poi il Cristianesimo. Quest’ultimo ha prodotto un modello di uomo malato e represso, in preda a continui sensi di colpa che avvelenano la sua esistenza, dettati dal motto cristiano del continuo pentimento e della richiesta implorata di salvezza e perdono. Perciò l’uomo cristiano, al di là della propria maschera di serenità, è psichicamente tormentato, nasconde dentro di sé un’aggressività rabbiosa contro la vita ed è animato da risentimento contro il prossimo.
Nietzsche crea in questo periodo le metafore del guerriero e del sacerdote: il primo rappresenta il manifestarsi della volontà di potenza, il secondo invece, timoroso dei propri mezzi, costituisce il “sottomesso” che ad una morale dei forti, antepone una morale dei deboli, facilmente accessibile, che costituisce la negazione vera e propria dell’incondizionata gioia di vivere.
Dio è morto ,in tedesco “Gott ist tot“; anche espresso come “la
morte di Dio“
E’ il celebre motto, contenuto nella sua opera “La gaia scienza” e sintetizza ermeticamente la decadenza del mondo occidentale nell’ultimo squarcio di millennio. Dio, infatti, è la metafora del mondo sovrasensibile in generale, senza riferimenti teologici diretti. Si proclama egli stesso il “primo immoralista” della storia; egli non intende tuttavia proporre l’abolizione di ogni valore o l’affermazione di un tipo di uomo in preda al gioco sfrenato degli istinti, ma contrappone ai valori antivitali della morale pessimistica tradizionale una nuova tavola di valori a misura del carattere terreno dell’uomo. Per Nietzsche l’uomo è nato per vivere sulla Terra, la sua esistenza è interamente corpo, realtà sensibile.
Infatti Zarathustra afferma: “io sono corpo tutto intero e nient’altro“. L’anima, secondo Nietzsche, è solo un’immagine metaforica e semplicistica della ricchissima varietà di desideri, inclinazioni e sensazioni che attraversano il corpo in ogni istante: questa rivendicazione della natura terrestre dell’uomo è implicita nell’accettazione totale della vita che è propria dello spirito dionisiaco e dell’immagine del superuomo.
E’ il celebre motto, contenuto nella sua opera “La gaia scienza” e sintetizza ermeticamente la decadenza del mondo occidentale nell’ultimo squarcio di millennio. Dio, infatti, è la metafora del mondo sovrasensibile in generale, senza riferimenti teologici diretti. Si proclama egli stesso il “primo immoralista” della storia; egli non intende tuttavia proporre l’abolizione di ogni valore o l’affermazione di un tipo di uomo in preda al gioco sfrenato degli istinti, ma contrappone ai valori antivitali della morale pessimistica tradizionale una nuova tavola di valori a misura del carattere terreno dell’uomo. Per Nietzsche l’uomo è nato per vivere sulla Terra, la sua esistenza è interamente corpo, realtà sensibile.
Infatti Zarathustra afferma: “io sono corpo tutto intero e nient’altro“. L’anima, secondo Nietzsche, è solo un’immagine metaforica e semplicistica della ricchissima varietà di desideri, inclinazioni e sensazioni che attraversano il corpo in ogni istante: questa rivendicazione della natura terrestre dell’uomo è implicita nell’accettazione totale della vita che è propria dello spirito dionisiaco e dell’immagine del superuomo.
La Terra non è più l’esilio e il
deserto dell’uomo, ma la sua dimora gioiosa. Celebre è la figura dell’uomo
folle, ne “La gaia scienza“, che gira in pieno giorno con una lanterna
accesa, urlando “Cerco Dio!“, attirandosi così lo scherno dei presenti.
Alla richiesta di spiegazioni l’uomo afferma che Dio è morto, ovvero che
nessuno crede più veramente. Ma nell’atto stesso di compiere questa
affermazione si trova di fronte allo scetticismo e all’indifferenza, quando non
alla derisione.
L’annuncio della morte di Dio ha una straordinaria efficacia retorica e forse anche per questo non è stato sempre compreso a fondo: taluni interpreti si sono limitati a leggerlo come l’ennesimo attacco al Cristianesimo e non ne hanno percepito la profondità e la complessità. Infatti Nietzsche con questa affermazione intende annunciare la fine di ogni realtà trascendente, indipendentemente dal culto. Alcuni lo pongono come precursore dell’esistenzialismo ateo moderno per alcuni elementi etici che lo anticipano, per quanto questo si caratterizzi per aspetti di pessimismo esistenziale che in Nietzsche sono in gran parte assenti.
La particolarità del pensiero di Nietzsche, la sua unicità, ha sempre generato nella critica profondi interrogativi e complessi problemi interpretativi
L’annuncio della morte di Dio ha una straordinaria efficacia retorica e forse anche per questo non è stato sempre compreso a fondo: taluni interpreti si sono limitati a leggerlo come l’ennesimo attacco al Cristianesimo e non ne hanno percepito la profondità e la complessità. Infatti Nietzsche con questa affermazione intende annunciare la fine di ogni realtà trascendente, indipendentemente dal culto. Alcuni lo pongono come precursore dell’esistenzialismo ateo moderno per alcuni elementi etici che lo anticipano, per quanto questo si caratterizzi per aspetti di pessimismo esistenziale che in Nietzsche sono in gran parte assenti.
La particolarità del pensiero di Nietzsche, la sua unicità, ha sempre generato nella critica profondi interrogativi e complessi problemi interpretativi
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