.... ben vengano le rivelazioni sui mandanti delle nomine di Corati e Odevaine, su eventuali inaccettabili condizionamenti di partito, sulle versioni errate dei suoi viaggi in America, su possibili fraintendimenti dei suoi scontrini. Ben vengano spiegazioni e magari anche rivelazioni che chiariscano le sue responsabilità e quella degli altri. Resta il fatto che le rivelazioni è sempre meglio farle prima e non dopo aver perso il potere. Perché, se no, diventano molto più deboli, meno credibili. E anche per il fatto che si sarebbero taciute se si fosse mantenuta la posizione di partenza.
Meglio se Marino avesse separato se stesso da pesi insopportabili quando qualcuno pretendeva di imporli, e non dopo che quei pesi sono stati scaricati, non per sua scelta. Qualsiasi cosa oggi dicesse Marino verrà inevitabilmente interpretata come vendetta verso chi gli ha tolto l’appoggio. Perché di questo si tratta. Marino non si è dimesso. Marino è stato fatto dimettere. Avrebbe potuto presentarsi in Consiglio comunale ed essere sfiduciato dalla sua stessa maggioranza. Non l’ha fatto e ha anticipato di un giorno il suo addio, condito con un paradossale possibile ritiro delle dimissioni non si capisce alla luce di quale novità. Resta per me misterioso il fatto delle sue mancate dimissioni dopo l’esplosione di Mafia capitale. Era allora il momento delle rivelazioni e della sua completa separazione dalle responsabilità altrui. Bastava dichiarare che il suo compito di moralizzatore era finito. Che non poteva restare un minuto di più perché aveva dovuto farsi carico del peso di assessori e dirigenti raccomandanti da altri e che erano finiti nei guai. Sarebbe uscito da trionfatore. Adesso esce da sconfitto, e me ne dispiace.
CORRADINO MINEO, senatore pd
Fa bene il sindaco Marino ad andare il 5 novembre alla prima udienza del processo “Roma Capitale” con indosso la fascia tricolore. Perchè si sente in giro una forte voglia di normalità. E che sarà mai, facciamo bene le cose per il Giubileo e andiamo avanti. Avanti con i 100 euro che certi taxisti e certi portieri d’albergo chiedono ai turisti? Avanti col pizzo pagato a qualche vigile urbano, con le cooperative che appaltano il verde e lo fanno marcire fra la spazzatura, avanti coi Buzzi, con gli Odevaine, coi Carminati? Con gli ex “diversi” che diventano più uguali degli uguali: post fascisti e post comunisti che affermano la loro post morale?
GAD LERNER, giornalista
L’islamizzazione della rivolta palestinese è ormai un fatto compiuto. Si immolano dopo la funzione religiosa nella moschea, in nome della fede in Allah, i ragazzi di Gaza che vanno all’assalto dei soldati israeliani sapendo benissimo che gli spareranno addosso. E i “lupi solitari”, quasi sempre giovanissimi, che ormai non agiscono solo a Gerusalemme ma perfino nella laica Jaffa e in tutta la Galilea, testimoniano su Facebook il loro commiato dalla vita, la scelta del cosiddetto “martirio”, prima di impugnare il pugnale a casaccio contro il primo ebreo (possibilmente ortodosso) che incontreranno.
Il Daesh (sedicente Stato Islamico) si è ritrovato così ad aprire una succursale di fatto in Israele. Lo scontro militare diretto con le forze di difesa israeliane non gli conviene, e difatti lo evita accuratamente sul confine siriano così come nel Sinai. Ma non gli dispiace certo questo reclutamento spontaneo alla causa del jihadismo, favorito dall’intransigenza con cui la destra israeliana al governo ha voluto lasciare senza prospettiva di soluzione diplomatica alcuna la leadership moderata dei palestinesi.
MARIANA MAZZUCATO, economista
SETTE economisti (fra cui Joseph Stiglitz, Thomas Piketty e la sottoscritta) hanno accettato di fare da consulenti economici per Jeremy Corbyn, il nuovo leader del Partito laburista britannico. Mi auguro che il nostro scopo comune sia aiutare il Labour a creare una politica economica fondata sugli investimenti, inclusiva e sostenibile. Metteremo sul tavolo idee diverse, ma voglio proporvi le mie considerazioni riguardo alle politiche progressiste di cui il Regno Unito e il resto del mondo hanno bisogno oggi. Quando il Partito laburista ha perso le elezioni, lo scorso maggio, in tanti, anche esponenti del Governo ombra, gli hanno contestato di non aver saputo interloquire con i «creatori di ricchezza», cioè la comunità imprenditoriale. Che le imprese creino ricchezza è evidente.
MA anche i lavoratori, le istituzioni pubbliche, le organizzazioni della società civile creano ricchezza, promuovendo crescita e produttività nel lungo termine. Un programma economico progressista deve partire necessariamente dal riconoscimento che la creazione di ricchezza è un processo collettivo e che gli esiti di mercato sono il risultato dell’interazione fra tutti questi «creatori di ricchezza». Dobbiamo abbandonare la falsa dicotomia “Stato contro mercato” e cominciare a ragionare più chiaramente su quali risultati vogliamo che il mercato produca. Investimenti pubblici “mission-oriented”, con un obiettivo chiaro, hanno molto da insegnarci. La politica economica dovrebbe impegnarsi attivamente per plasmare e creare mercati, non limitarsi a ripararli quando si guastano.
Il Daesh (sedicente Stato Islamico) si è ritrovato così ad aprire una succursale di fatto in Israele. Lo scontro militare diretto con le forze di difesa israeliane non gli conviene, e difatti lo evita accuratamente sul confine siriano così come nel Sinai. Ma non gli dispiace certo questo reclutamento spontaneo alla causa del jihadismo, favorito dall’intransigenza con cui la destra israeliana al governo ha voluto lasciare senza prospettiva di soluzione diplomatica alcuna la leadership moderata dei palestinesi.
MARIANA MAZZUCATO, economista
SETTE economisti (fra cui Joseph Stiglitz, Thomas Piketty e la sottoscritta) hanno accettato di fare da consulenti economici per Jeremy Corbyn, il nuovo leader del Partito laburista britannico. Mi auguro che il nostro scopo comune sia aiutare il Labour a creare una politica economica fondata sugli investimenti, inclusiva e sostenibile. Metteremo sul tavolo idee diverse, ma voglio proporvi le mie considerazioni riguardo alle politiche progressiste di cui il Regno Unito e il resto del mondo hanno bisogno oggi. Quando il Partito laburista ha perso le elezioni, lo scorso maggio, in tanti, anche esponenti del Governo ombra, gli hanno contestato di non aver saputo interloquire con i «creatori di ricchezza», cioè la comunità imprenditoriale. Che le imprese creino ricchezza è evidente.
MA anche i lavoratori, le istituzioni pubbliche, le organizzazioni della società civile creano ricchezza, promuovendo crescita e produttività nel lungo termine. Un programma economico progressista deve partire necessariamente dal riconoscimento che la creazione di ricchezza è un processo collettivo e che gli esiti di mercato sono il risultato dell’interazione fra tutti questi «creatori di ricchezza». Dobbiamo abbandonare la falsa dicotomia “Stato contro mercato” e cominciare a ragionare più chiaramente su quali risultati vogliamo che il mercato produca. Investimenti pubblici “mission-oriented”, con un obiettivo chiaro, hanno molto da insegnarci. La politica economica dovrebbe impegnarsi attivamente per plasmare e creare mercati, non limitarsi a ripararli quando si guastano.
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