Vara della
Madonna della Favara
La festa
della Madonna nel 1838 fu celebrata con particolare solennità perché, per la prima volta, la statua fu portata in
processione su un nuovo fercolo, la vara, costruita a Palermo e consegnata
ai primi di settembre a Contessa.
Ai
lettori de "ilcontessioto" sono stati proposti già testi sulla vara
della Madonna della Favara, opera d'arte di cui si hanno molti dati e notizie, in
parte riportate nei blog del 2014 (22 e 23
febbraio e 12 marzo). Varie anche le pubblicazioni monografiche
dell'Associazione "Nicolò Chetta", che riservano uno spazio
particolare alla vara, ed infine frequentemente sono riportate notizie sulla
vara dalla stampa periodica ("L'Araldo" di S. Margherita Belice),
particolarmente in occasione della festa della Madonna della Favara, che si
celebra ogni anno a Contessa dal 1660, l'otto settembre.
Vari
testi e fotografie riguardanti la vara sono riportate nella mostra, aperta al Centro Culturale
Parrocchiale il sei settembre 2015, già più volte citata, di cui di seguito
vengono riportati brevi cenni, utili agli interessati per conoscere particolari
aspetti della monumentale e artisticamente preziosa vara: (data di costruzione,
scultore, caratteristiche , costo, restauro, curiosità, tradizioni, ecc.).
Nel
contratto sottoscritto dal Comitato di Contessa e da mastro Filippo Serio di
Palermo, l'artigiano che ha scolpito la monumentale vara, sono riportate dettagliatamente
le caratteristiche tecniche e artistiche, che l'arch. Marisa Cusenza riassume
con la seguente descrizione.
"
L'ottocentesca VARA della Madonna della Favara presenta uno zoccolo a pianta ottagonale, su cui sono impostati quattro
gruppi di colonne e "pilastri" con basi e capitelli in stile
corinzio.
Ogni gruppo comprende due colonne intercalate da un pilastro;
ciascuno di questi poggia su un unico plinto e presenta alla sommità un unico
architrave, con fregio e cornice, ad andamento circolare. La parte centrale di
ciascun plinto, corrispondente al pilastro, sporge in avanti per sostenere un
angelo anch'esso in legno scolpito.
Nella parte centrale dello zoccolo si trova un piedistallo, dove
si pone il simulacro della Madonna durante la processione. Su ciascun
architrave poggiano altri due angeli ai due lati di un vaso intagliato. Sui
quattro architravi poggia una corona di m. 1,40 di diametro e m. 1,00 circa di
altezza; l'altezza complessiva della VARA
è di m. 4,40. Sulla corona sta una cimosa costituita da due puttini che
sostengono una raggiera col nome di Maria"
Nel secolo scorso, presentando da tempo la vara, per incuria e
vetustà, uno stato di gravissimo degrado, che faceva temere il suo
imminente disfacimento, fu deciso di effettuare un intervento di restauro,
che assicurasse la sua stabilità,
conservazione e utilizzazione ancora per parecchi decenni principalmente sia
perché considerata opera di particolare interesse storico e artistico (è soggetta
alla tutela della Soprintendenza
alle Gallerie e alle
Opere d'Arte della Sicilia) sia per il valore religioso, culturale e
storico, che la vara ha sempre rivestito per i contessioti.
L'intervento
di restauro è stato reso possibile grazie a:
- l'operosità, lo zelo e la
tenacia del parroco papas Cola Bufalo, che ha curato tutti
gli adempimenti necessari per realizzare il restauro
(autorizzazioni, relazioni tecniche,
fondi, ecc..), superando numerose difficoltà;
- la competente relazione
tecnica dell'arch. Maria Cusenza di Sambuca di Sicilia
- l'intervento di restauro
effettuato, con perizia e ammirevole professionalità, dai fratelli Russotto, artigiani di
Bisacquino.
Terminato l'intervento di restauro, l' Associazione Culturale
"Nicolò Chetta", in collaborazione con l'Amministrazione comunale e
le Parrocchie, ha curato l'organizzazione di una "Giornata
Culturale" per celebrare solennemente l'importante avvenimento con le
seguenti manifestazioni pubbliche il primo maggio 1984:
- Solenne pontificale
in rito greco-bizantino celebrato nella Chiesa della Madonna della Favara da S.E. Mons. Ercole Lupinacci,
Vescovo dell'Eparchia di Piana degli Albanesi;
- Presentazione
ufficiale del restauro della VARA
nell'aula consiliare comunale con interventi di amministratori pubblici,
operatori culturali, tecnici, ecc.
- Processione straordinaria
con la VARA restaurata lungo il tratto della via Morea che va dalla chiesa della Madonna della Favara fino alla
piazza Umberto I (andata e ritorno).
Papàs Kola Bufalo |
Nell'animo dei Contessioti è sempre vivo sia il desiderio di poter
assistere ogni anno al momento religioso più significativo della festa (la processione), sia poter vedere la
statua portata per le vie del paese con la maestosa e artistica vara.
La processione
costituisce pertanto l'evento che coinvolge principalmente la partecipazione
numerosa di fedeli e la presenza e la collaborazione di istituzioni pubbliche e
private.
La processione,
ufficialmente autorizzata nel 1660 dal vescovo di Agrigento, nel suo
plurisecolare svolgimento ha consolidato una prassi che, salvo dettagli
irrilevanti, rispecchia le originarie disposizioni (decreto vescovile di
autorizzazione della processione del 1660, decreto di costituzione della
parrocchia di rito romano del 1698, Accordo tra clero greco e latino, approvato
dal vescovo, noto come Transazione del 1754), confermate più volte sia
dall'autorità ecclesiastica (Curia arcivescovile di Monreale nel 1900) sia
dall'autorità civile (sentenza del tribunale nel 1845), quando sono emersi
contrasti tra le due parrocchie in merito alla celebrazioni religiose del clero
greco nella Chiesa della Madonna della Favara.
La solenne processione si svolge secondo le direttive del clero,
con la collaborazione dei membri del comitato e col supporto indispensabile dei
portatori, che hanno un ruolo determinante nello svolgimento della processione
nella forma solenne tradizionale introdotta nel 1838 con la monumentale e
artistica vara.
A tal scopo è stata costituita il 20 agosto 1997 una associazione
dei portatori della vara "Confraternita
Interparrocchiale Processione Otto Settembre” col compito di
"organizzare, fare svolgere con decoro, serietà e spirito di servizio e di
preghiera la processione, che annualmente si svolge a Contessa Entellina il
giorno otto settembre" (articolo 3 dello statuto).
I primi portatori della vara, sono noti col nome "i
vastasi della vara". Molti rimarranno scandalizzati da questo titolo,
che accosta la parola "vastasi", che ha oggi un significato volgare
nel linguaggio popolare, alla parola "vara", che comunemente indica
invece lo sgabello o fercolo utilizzato per portare in processione una statua o
un'immagine, cui una comunità dedica una particolare venerazione.
Questo stupore certamente svanirà dopo aver letto quanto di seguito verrà
precisato, che dimostrerà che l'accostamento delle due parole non ha nulla di
blasfemo o di sacrilego, perché "vastaso" al tempo della costruzione
della vara (1838) in Sicilia era una parola usata col significato di
"portatore", secondo l'originale termine greco da cui deriva, come
ampiamente chiarito dal testo esposto nella Mostra.
Quasi al termine della processione, nell’ultimo tratto, tra la
fontana “Favara” e la chiesa della
Madonna, si rinnova ogni anno il tradizionale e caratteristico “sali-scendi” della vara, che è stato
introdotto nel 1938 per caso.
Prima di tale data la statua della Madonna era portata in
processione su un piccolo fercolo, come
quello usato per la processione di san Giuseppe, di santa Rosalia, di
Sant'Antonio e quindi molto più leggero.
Si tramanda che nel 1938, quando per la prima volta fu usata la
monumentale, artistica e pesantissima vara, i portatori subito presero
coscienza dell'impegno fisico che dovevano sostenere, tuttavia assicurarono il
regolare svolgimento della processione fino all'ultima sosta, vicino alla fontana
Favara. Stanchissimi, allo stremo delle forze, ma stimolati sia dalla devozione
alla Madonna sia dall'orgoglio di avere anche a Contessa una simile opera
artistica, i portatori si avviarono sull'ultimo e più faticoso tratto della
processione prendendo la rincorsa, senza però raggiungere il sagrato della
chiesa: la stanchezza ed il peso della vara bloccarono i portatori a metà della
ripida salita, facendoli indietreggiare. Questa inaspettata
"debolezza" certamente colpì l'orgoglio dei robusti portatori, che
ritentarono più volte finché, dopo aver fatto una opportuna ulteriore sosta per
riprendere fiato, riuscirono a portare la vara sul sagrato della chiesa. Da
allora questa tradizione si ripete ogni anno, anche se la vara é stata
alleggerita per poterla più facilmente trasportare.
Infine
può risultare interessante, per chi visita la mostra al Centro Culturale
Parrocchiale, un testo con fotografia
che ricorda un evento tramandato oralmente, rimasto molto vivo nella
memoria popolare, "La statua della Madonna
della Favara, esposta al culto sulla rocca di Tarmaggio: " Si tramanda
che, dopo il crollo della chiesa, avvenuta nel 1843, la statua della Madonna
della Favara, per qualche tempo, fu posta sopra la grande roccia del campo di
proprietà della famiglia Liuzza, sulla strada che da Contessa conduce alla
contrada Honi, dove erano estratte le pietre da utilizzare per la
ricostruzione.
Donne
bambini ed anziani vegliavano e pregavano davanti alla statua della Madonna
posta sulla "Roccia di Tarmaggio" perché proteggesse tutti i
contessioti, che offrivano la generosa e spontanea collaborazione per la
ricostruzione della chiesa della Madonna della Favara: con i muli erano
trasportate le pietre estratte nella contrada Honi, la sabbia estratta dalle
colline Brinjat, l'acqua dalle fontane Canale e Favara".
Per l'intero
periodo della ricostruzione il clero greco ha messo a disposizione la Chiesa
del Purgatorio come sede della parrocchia latina.
(Patrimonio
culturale negli edifici di culto 8 - continua)
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