Finora abbiamo dato brevi profili dei primi filososofi (Talete, Anassimandro, Anassimene, Eraclito) tutti greci dell'Asia Minore, di Mileto ed Efeso.
Con i pitagorici tratteremo tratteremo altri filosofi, sempre greci e però della Magra Grecia, ossia l'Italia Meridionale.
La Filosofia 9
Pitagora era nato a Samo (circa, 575 a.C) e quarantenne si trasferì a Crotone dove fondò una scuola che in un certo senso possiamo definire una associazione o un ordine religioso con una dottrina riservata e conosciuta dagli adepti.
Aristotele non potrà scrivere nulla nè di Pitagora nè dei singoli esponenti della scuola proprio a cagione della grande segretezza.
Pitagora è pressappoco contemporaneo di Eraclito e come questi si presenta quale maestro di verità, possessore di un sapere eccezionale, precluso agli uomini comuni; un sapere che, se acquisito, consentirebbe una vita virtuosa e quasi divina.
La filosofia dei pitagorici si presenta e rivela più che un insieme di dottrine un modello ed uno stile di vita.
In più occasione i seguaci di Pitagora tentano di impadronirsi e di condurre la vita politica delle città e tuttavia per l'eccesso di dogmatismo ne vengono cacciati (p.s. dalla stessa Crotone) e spesso massacrati.
La vocazione di unire filosofia e politica sarà in prosieguo, in un contesto diverso, riproposto da Platone.
Quali sono i punti innovativi del pensiero dell'antichità attribuiti a Pitagora ?
=la concezione dell'esistenza dell'anima, entità diversa e indipendente del corpo
=interesse per i numeri, alla cui natura egli riconduceva vari fenomeni fisici.
=Sia Platone che Aristotele attribuiscono a lui la dottrina della metempsicsi (trasmigrazione delle anime di corpo in corpo) nonchè le teorie matematiche e musicali della scuola.
Vediamo come Aristotele nella Metafisica, A 5, 985-6 interpreta la filosofia del numero dei pitagorici: "per primi si applicarono alle matematiche e le fecero progredire, e, nutriti delle medesime, credettero che principi di queste fossero principi di tutti gli esseri. E, poichè nelle matematiche i numeri sono per loro natura i principi primi, appunto nei numeri essi ritenevano di vedere, più che nel fuco, nella terra e nell'acqua, molte somiglianze con le cose che sono e che si generano (.....); e inoltre, poichè vedevano che le note e gli accordi musicali consistevano nei numeri, e, infine, poichè tutte le altre cose, in tutta la realtà, parevano a loro che fossero fatte a immagine dei numeri e che i numeri fossero ciò che è primo in tutta quanta la realtà, pensarono che gli elementi del numero fossero elementi di tutte le cose, e che tutto quanto l'Universo fosse armonia e numero".
Vediamo come Aristotele nella Metafisica, A 5, 985-6 interpreta la filosofia del numero dei pitagorici: "per primi si applicarono alle matematiche e le fecero progredire, e, nutriti delle medesime, credettero che principi di queste fossero principi di tutti gli esseri. E, poichè nelle matematiche i numeri sono per loro natura i principi primi, appunto nei numeri essi ritenevano di vedere, più che nel fuco, nella terra e nell'acqua, molte somiglianze con le cose che sono e che si generano (.....); e inoltre, poichè vedevano che le note e gli accordi musicali consistevano nei numeri, e, infine, poichè tutte le altre cose, in tutta la realtà, parevano a loro che fossero fatte a immagine dei numeri e che i numeri fossero ciò che è primo in tutta quanta la realtà, pensarono che gli elementi del numero fossero elementi di tutte le cose, e che tutto quanto l'Universo fosse armonia e numero".
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