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giovedì 6 ottobre 2011

Il carcere per chi pubblica notizie sulla condotta impresentabile dei berlusca di turno. Ai sudditi non deve arrivare notizia della vita di corte

L'indecenza da nascondere (corruzioni, cricche, affarismo, sesso con minorenni ...)
In tutto il mondo occidentale la vita privata degli "uomini pubblici" non ha nulla a che fare con la privacy. Da noi, in Italia, stante la piccolezza e la bassezza morale della classe politica berlusconiana si sta tentando di mettere il bavaglio alla stampa.
Il testo voluto dal governo sulle intercettazioni prevede:
- il divieto di pubblicazione fino all’udienza filtro (cioè fino a quando avvocati e magistrati selezionano le registrazioni essenziali per dimostrare la colpevolezza o l'innocenza escludendo le parti superflue), udienza filtro che può capitare dopo anni ed anni dai fatti e quando l'evento può non assumere rilevanza per il "giudizio" dell'opinione pubblica;
-e il carcere per i giornalisti.

Carcere per i giornalisti.
Anche per chi pubblica le intercettazioni considerate irrilevanti scatterà il carcere fino a 3 anni. È quanto prevede un emendamento che ha ricevuto il parere favorevole del governo e che è stato approvato in Comitato dei Nove della Commissione Giustizia della Camera. L'emendamento, firmato dal pdl Manlio Contento, introduce nella norma del ddl intercettazioni che riforma l'art. 617 del Codice di procedura penale anche le intercettazioni cosiddette «irrilevanti».
Nel testo, ora all'esame dell'Aula, si prevedeva già il carcere da 6 mesi a 3 anni per chiunque avesse pubblicato atti di cui era stata ordinata la distruzione o che dovevano essere espunti, o intercettazioni contenute nell'archivio segreto.

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