ripreso da LA SICILIA
Nel 1893 il giornalista Adolfo Rossi visitò alcuni Comuni della Sicilia. Una tappa significativa nel paese «dove c'era il movimento tra i meglio organizzati di tutta l'Isola». Su 9.000 abitanti, erano iscritti 2.500 uomini e 1.000 donne• Domenica 09 Ottobre 2011
dino paternostro
Nicolò Barbato |
Nel mese di ottobre del 1893, mentre era in corso in Sicilia - e principalmente in provincia di Palermo - il primo grande sciopero contadino, promosso dai Fasci dei lavoratori, Adolfo Rossi, un giornalista de "La Tribuna" di Roma, fu inviato nell'Isola per raccontare quello che stava accadendo. Man mano che girava paesi e città, Rossi scrisse dei servizi su questo movimento, che in Sicilia stava suscitando tante speranze tra i contadini poveri e tanti timori tra i ricchi proprietari. L'anno successivo questi servizi furono raccolte e pubblicate nel volume "L'agitazione in Sicilia. Inchiesta sui Fasci dei lavoratori" (Max Kantorowicz Editore, Milano, 1894). Una tappa significativa del viaggio di Rossi fu Piana dei Greci, l'odierna Piana degli Albanesi, che nel secondo dopoguerra sarebbe diventata famosa per la terribile strage di Portella delle Ginestre. In quel paese c'era - scrisse Rossi - "uno dei Fasci meglio organizzati non solo della provincia di Palermo, ma di tutta l'isola". Infatti, spiegò il giornalista, "con una popolazione di appena 9000 abitanti, Piana dei Greci contava un Fascio di 2500 uomini e di quasi 1000 donne intelligentissime, che parlavano in pubblico con vera eloquenza". Proprio la presenza delle donne, organizzate in un apposito fascio femminile, costituiva una delle maggiori novità.
A Piana dei Greci, Rossi fu accolto con grande cordialità dai contadini del Fascio. "Mi fecero sedere in mezzo a loro, pronti a darmi tutte le informazioni che desideravo". E la discussione fu talmente interessante che il giornalista volle "riprodurla testualmente". Siccome risulta interessante ancora oggi, ne riproponiamo alcuni stralci. "Come avvenne che questo Fascio diventò in poco tempo così numeroso?", chiese Rossi. "Perché abbiamo capito subito che per ottenere qualche cosa bisogna cominciare coll'unirsi", rispose un contadino. "È vero che fanno parte del Fascio anche dei piccoli proprietari?", chiese ancora Rossi. Gli rispose un piccolo proprietario, Vito Fusco: "Sicuro, io sono uno di quelli. Ci siamo convinti che domani vivremo meglio col nostro lavoro di quello che oggi con le nostre terre. Senta: io possiedo tre salme di terra e devo pagare ogni anno: L. 127,50 per il censo, L. 100 di tassa fondiaria, L. 50 d'altre tasse e più di lire 300 per la coltivazione mentre non ne ricavo in media che da 550 a 600".
"Un contadino nullatenente, Pietro Stassi, aggiunse: "Io non trovo da lavorare che durante sei mesi l'anno per non guadagnare che da 7 a 8 lire la settimana, quando non piove". "E come fate quando siete disoccupato?". "Si va a erbe, per mangiarle cotte senza sale". "Avete famiglia?". "Moglie e due bambini. Per una camera devo pagare settanta lire all'anno di pigione. Dormiamo sulla paglia. Quando lavoriamo in campagna, dormiamo all'aperto. Se la pioggia ci bagna non abbiamo che il vento per asciugarci. E quando si guadagna qualche soldo dobbiamo pagare anche il dazio di consumo per quel pezzo di pane nero con cui sfamiamo. Il giorno della paga certi padroni ci fanno aspettare delle ore, poi ci pagano in rame; se contiamo i soldi se n'hanno a male e poi se troviamo qualche soldo che non ha corso ci dicono che cerchiamo d'imbrogliarli". E un altro contadino spiegò ancora meglio la drammatica situazione in cui vivevano: "Quando i padroni ci danno qualche anticipazione, ce la danno con grano di scarto e pieno di terra. E noi dobbiamo poi restituire grano di prima qualità. Taluni hanno una doppia misura: il tumulo piccolo per dare e il tumulo grande per riscuotere! E per queste anticipazioni si pigliano il 25 per cento d'interesse, il 25 che diventa il 100 quando si tratta di poche settimane. Qualche - padrone giunge perfino a spruzzare d'acqua il grano per farlo crescere: per vino poi ci danno dell'aceto". "E che cosa sperate dai Fasci", chiese Rossi. Gli rispose una delle contadine animatrici del Fascio femminile ("bella donna con denti bellissimi e grandi occhi pieni d'intelligenza", sottolineò il giornalista): "Vogliamo che, come lavoriamo noi, lavorino tutti, e non vi siano più né ricchi né poveri. Che tutti abbiano del pane per sé e per i figli. Dobbiamo essere eguali. Io ho cinque bambini e una sola cameretta, dove siamo costretti a mangiare, a dormire tutto, mentre tanti signori hanno dieci o dodici camere, dei palazzi interi".
«Gesù sì che era un vero socialista»
LA PROTESTA. «I preti non erano favorevoli - raccontò una contadina - e noi non siamo andati alla processione»
LA SICILIA • Domenica 09 Ottobre 2011
Un tema interessante, affrontato da Adolfo Rossi con i contadini e le donne del Fascio di Piana dei Greci, fu quello dei rapporti con la chiesa, con la religione. "In quali relazioni siete coi vostri preti?", chiese il giornalista. Spiazzante la risposta di una donna: "Gesù era un vero socialista e voleva appunto quello che chiedono i Fasci, ma i preti non lo rappresentano bene, specialmente quando fanno gli usurai. Alla fondazione del Fascio i nostri preti erano contrari e al confessionale ci dicevano che i socialisti sono scomunicati. Ma noi abbiamo risposto che sbagliavano, e in giugno, per protestare contro la guerra ch'essi facevano al Fascio, nessuno di noi andò alla processione del Corpus Dammi. Era la prima volta che avveniva un fatto simile". E un'altra donna ("alzandosi e venendo a parlare in mezzo al circolo perché la sentissi bene"). aggiunse: "I signori prima non erano religiosi e ora che c'è il Fascio hanno fatto lega coi preti e insultano noi donne socialiste come se fossimo disonorate. Il meno che dicono è che siamo tutte le sgualdrine del presidente".
dirigenti dei Fasci durante il processo del 1894 |
Drammatico il capitolo delle tasse comunali. Ecco cosa raccontò una vecchia: "lo ho avuto il marito malato per sette anni e andai al Municipio a dire che non potevo pagare il fuocatico (una sorta di tassa sulla casa - ndr). Mi hanno risposto che dovevo andare a servizio, ma che era necessario pagare". E aggiunse Francesco Matranga, un vecchio contadino: "Dal fuocatico sono esclusi solo i mendicanti che dormono nei fienili. I mendicanti che hanno una cameretta devono pagare anch'essi. Per la tassa animali si paga ogni anno L. 10 per ogni mulo e L. 5 per ogni asino. Spesso sono bestie che non valgono tanto. Qualche volta facendo il ruolo sbagliano e mettono tre muli invece di due, come hanno fatto a me. Ho dovuto pagare trenta lire invece di venti". E denunciò Michelangelo Falsoni, consigliere comunale dei Fasci: "Io vi posso dire poi, per averlo constatato nei ruoli, che certi signori i quali hanno, per esempio venti muli, non ne mettono in nota che quattro e nessuno si cura di verificare". All'ordine dei giorno i soprusi sui contadini. Raccontò Gaetano Scarola, un consigliere dei Fasci: "Il nostro compagno Paolo Carboni si trovava questa estate sull'aia dell'ex feudo Fissella quando il suo padrone Andrea Sclafani gli disse: "Tu non darai più il diritto di cuccia al campiere, ora che appartieni al Fascio?" Paolo rispose: "Secondo: se il campiere misura con giustizia, glielo darò; se no, no." Il padrone si allontanò offeso. Poi quando cominciò la misurazione si avvicinò a Paolo, lo prese per il collo, gli cacciò la testa nel mucchio del grano e gli disse: "Te lo misura bene o ti ruba?" Paolo aveva in mano la pala, ma non fece neppure l'atto di alzarla, che lo Sclafani gli diede uno schiaffo, "Ma perché trattarmi in questo modo?" fece Paolo. Lo Sclafani, non contento ancora, tirò fuori il revolver e a bruciapelo gli esplose contro un colpo. Fortunatamente il proiettile invece di penetrare nel petto deviò nella parte superiore dell'omero. Lo Sclafani non è stato arrestato neppure per un momento e dopo tre mesi da quel tentato omicidio non sappiamo ancora se si farà il processo". "Vedete che per i poveri non c'è giustizia in Piana dei Greci! I signori dicono Apertamente che ci vogliono ammazzare ad uno ad uno", fu la riflessione di un'altra donna. "S'è già cominciato - denunciò Gaetano Scarola - Nello scorso giugno il nostro compagno Demetrio Carnese, onestissimo uomo, fu trovato ucciso nell'ex feudo Aggiotto, in un declivio accanto ad una roccia".
D. P.
Nicola Barbato, "apostolo" socialista
(d.p.) I contadini di Piana dei Greci raccontarono a Rossi "che se il Fascio di Piana dei Greci era allora cosi compatto, lo si doveva al dottor Nicolò Barbato, uomo di trentadue anni, molto studioso (uno dei più colti socialisti siciliani e senza dubbio il più istruito fra i presidenti dei Fasci), il quale esercitando la medicina là dove è nato, come medico libero, non comunale, faceva da tre anni la propaganda nelle famiglie dei contadini". In effetti, Barbato - insieme al corleonese Bernardino Verro, al palermitano Rosario Garibaldi Bosco e al catanese Giuseppe De Felice Giuffrida - era uno dei più influenti capi dei Fasci in Sicilia. Era stato più volte minacciato dalla mafia e dagli agrari; era stato più volte arrestato. I contadini, infine, raccontarono a Rossi che il mese precedente a Piana vi erano stati dei disordini, conclusisi con ben 37 arresti, a seguito del colera che si era sviluppato a Palermo. Il popolo aveva chiesto invano un cordone sanitario. "La collera aumentò - raccontarono i contadini - quando si vide che una donna malata veniva chiusa in una stalla, e scoppiò quando rimase senza acqua. Fu allora che si invase il Municipio e che si spezzò il filo telegrafico che ci congiunge con Palermo. Non vi fu però alcun ferimento, sebbene per otto ore la popolazione fosse rimasta assoluta padrona del paese". Poi arrivarono le truppe, che operarono degli arresti. Molti contadini, però, si rifugiarono in campagna e ritornarono solo dopo che "il dottor Barbato ebbe dal questore di Palermo l'assicurazione che non si sarebbero operati altri arresti, tutti tornarono al paese". Fra gli arrestati c'era anche una donna nell'ottavo mese di gravidanza. Vennero lasciati dopo sedici giorni. Rossi ricordò ai contadini "che il dottor Barbato era ancora sotto l'accusa di eccitamento all'odio fra le classi e per associazione di malfattori". E questi, pronti, risposero: "L'associazione siamo noi, 2500 uomini e 1000 donne, e devono mettere dentro noi tutti. Ma a chi abbiamo fatto male noi, che domandiamo solo un pezzo di pane?" Così parlavano i soci del Fascio di Piana Greci.
09/10/2011
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