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giovedì 20 ottobre 2011

Santa Maria del Bosco: degrado, figlio dell'ignoranza collettiva

Nel 2010 il settore della Cultura ha contribuito ad apportare ricchezza al nostro paese per 39,7 miliardi di euro. Si pensi solamente ad alcuni dati:
-solo al Colosseo, a Roma, transitano cinque milioni di visitatori all’anno;
-a Pompei i visitatori sono oltre due milioni.
In Italia è ospitato il 70% del patrimonio artistico del nostro pianeta; il guaio purtroppo è che gli italiani non sono consapevoli della ricchezza che hanno ereditato dalla Storia e della responsabilità che su di loro grava. Basti vedere quali sono le condizioni di assoluto abbandono di un monumento come Santa Maria del Bosco, monumento sulle cui crescenti rovine il governatore Lombardo ha tenuto incontri politici e propagandistici del suo movimento con i suoi accoliti che gravano nella zona, ma nulla ha mai mosso per il recupero che ancora -per certi aspetti- si presenta “possibile”.
Su Santa Maria, nella nostra zona, si sono creati  i riti della finta lagnanza sterile e del finto pianto: periodici convegni, volantini e libricini per la piccola soddisfazione dei promotori e immediata fuga sistematica dall’impegno politico e dalla lotta civica per approdare a qualche sia pur minimo risultato.
Questi vacui ‘movimenti’ pseudo-culturali sono -ai nostri occhi- chiara espressione della sottocultura della zona in cui viviamo e di cui siamo tutti parte.
Nel resto d'Italia ove esistono gioielli di minor pregio di Santa Maria del Bosco, ma dove l'opinione pubblica è viva, è attenta, è esigente, si è creato attorno ai monumenti un corpo imprenditoriale che prospera e offre lavoro a centinaia di persone semplicemente fondendo al meglio arte, cultura e gastronomia.
Saranno i nostri figli, che ci auguriamo cresceranno con maggiore sensibilità di noi, a rimproverarci di avere consentito tanto degrado, frutto -è inutile nasconderlo- della nostra ignoranza (nostra, di noi contessioti e più ampiamente di noi siciliani, amministratori e governanti in primis).

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