Ruolo storico di Santa Maria del Bosco
Ieri ci siamo occupati su questo Blog della rovina abbattutasi sul complesso monumentale di Santa Maria del Bosco, rovina avvenuta nell'indifferenza non solo delle cosiddette "Autorità", termine che in Italia ha un significato molto vago da quando la politica è divenuta terreno di scorreria di affaristi, piccoli uomini e scalatori sociali, ma anche delle popolazioni che vivono nei paesi che attorniano quell'antico monastero.
Rievocando un poco la Storia, dobbiamo ricordarci che dall'epoca normanna a Palermo è sempre esistito un Parlamento che in qualche modo ha affiancato nelle cose pubbliche i regnanti di turno, dagli Svevi, Angioini, Aragonesi, Spagnoli fino ai Borbonici del loro iniziale dominio in Sicilia. Si trattava ovviamente di un Parlamento feudale e non rappresentativo dell'isola. Li siedevano infatti i baroni (i baroni di Contessa compresi, quindi i Cardona, i Colonna), gli ecclesiasti (ossia gli abati, e quindi anche l'abate di Santa Maria del Bosco) ed i rappresentanti dei comuni demaniali (a cui non apparteneva Contessa, comune feudale).
Ebbene, quando si apriva la sessione parlamentare, l'abate di Santa Maria lasciava attraverso le impervie trazzere regie, corriscondenti -vagamente- alle nostre assurde e scassate strade provinciali, l'area di Contessa per recarsi a Palermo. Giunto lì non veniva ospitato in albergo, o come allora erano denominate "funnacu", bensì in una sede monastica prestigiosa, che dipendeva, come una filiale, dall'abazia di Santa Maria: il complesso dello Spasimo era appunto la sede, il complesszo di appoggio e di rappresentanza del monastero di Santa Maria del Bosco a Palermo.
Ultimata la sessione parlamentare, l'abate faceva ritorno -ma non sempre- a Santa Maria.
Lo Spasimo
Nei giorni scorsi l’ex chiesa di Santa Maria dello Spasimo è stata posta sotto sequestro. Questo celebre complesso monumentale cinquecentesco, da alcuni anni destinato ad ospitare manifestazioni culturali da tempo risulta carente di misure di prevenzione e sicurezza e versa purtroppo in stato di trascuratezza, giardino attiguo compreso.
Più passa il tempo, purtroppo,e più le ferite di questo gioiello architettonico, che sorge nel quartiere Kalsa, si aggravano. Interventi tampone (ad esempio al sistema elettrico) non hanno risolto i gravi problemi strutturali del sito culturale.
Le pioggie abbondanti recenti hanno fatto il resto, mettendo in evidenza le crepe ed il pericolo di crolli in più parti della struttura.
Per garantire l’incolumità dei visitatori, i carabinieri del Nucleo tutela patrimonio artistico ed i vigili urbani hanno apposto i sigilli, su disposizione della Procura palermitana, intervenuta, dopo gli accertamenti svolti dal Nucleo tutela patrimonio artistico dei vigili urbani.
Il sequestro non ha mancato di suscitare reazioni polemiche.
Per l’europarlamentare del Pd, Rita Borsellino, l’importante monumento assurge a metafora della città di Palermo recente: “Quello che un tempo era considerato il simbolo della rinascita di Palermo, l’inizio di un percorso virtuoso che nel 1995 lo aveva riportato alla luce, oggi è divenuto il segno del degrado e dell'abbandono in cui versa in generale questa città”.
Il Comune -adesso- aspetta il provvedimento di dissequestro per mettere l’ennesima pezza alle crepe.
Per gli interventi più corposi, invece, si aspetta l’approvazione definitiva di un progetto di recupero, finanziato con 2 mln di euro di fondi per il terremoto del 2002.
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