Gli spunti del testo che segue provengono da un lungo articolo di Corradino Mineo, pubblicato oggi.
Biden, il presidente Usa, per giustificare il caos afgano in conferenza stampa così si è espresso: “Non potevamo combattere per loro se l’esercito afgano non ha voluto difendere il suo paese”. Né sarebbe bastato “restare”, senza una “escalation”, più soldati, più morti. Poi: “Non eravamo andati là per costruire un paese”.
La sensazione -secondo il giornalista C. Mineo- è che gli Usa abbiano sottovalutato l'11 settembre. Allora si chiudeva un’epoca. Bush disse allora che cambiava il nemico, non la strategia. L'Europa volle credere e venne fuori la teoria che c’era ormai un solo sistema, il capitalismo, una sola “forma”, la democrazia liberale, e la mondializzazione, delle merci e dei diritti.
Non era affatto vero; l'avere affossato il sistema comunista non significava che nel mondo tutti la pensavano allo stesso modo.
Gli alleati dell’America, i sauditi, dal 1945, i Talebani, nella guerra contro l’Armata Rossa, erano e restarono nemici della liberaldemocrazia con gli strumenti del terrorismo.
Gli Usa per ricompattare il fronte interno additarono un nuovo nemico. “l'asse del male”, Afganistan, Iraq, Iran, poi Libia, Siria Cuba. Dissero che i terroristi andavano combattuti a casa loro per non trovarseli in patria.
In 20 anni gli Usa hanno invaso e perso l’Afghanistan, invaso e perso l’Iraq, perso l’occasione di appoggiare la primavera 2011 per liberarsi di Assad, mentre il loro peggiore nemico, l’Iran, ha ormai spinto la sua influenza fino al Mediterraneo.
Chi da oggi, dopo l'Afghanistan, crederà che gli Usa sono il paladino delle libertà?
La Russia terrà aperta l’ambasciata a Kabul, la Cina offre ai Talebani infrastrutture, vuol far rivivere “la via della seta”. La Turchia, oltre ai Fratelli Musulmani si propone come protettore dei Talebani. E l’Iran si gode la sconfitta americana.
E l’Europa e l’Italia?
Gli USA per tenere buona la Turchia non ci difenderanno dal ricatto turco nel mare libico. L'Italia potrà restare in Libano, dove stanno mille nostri soldati, solo mettendo in guardia Israele da nuove invasioni.
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