CAPITOLO VIII
L'APPROVVIGIONAMENTO IDRICO
Indagini compiute dalla Commissione.
La Commissione ha svolto gli accertamenti ritenuti necessari, avvalendosi della collaborazione di un perito (1), acquisendo documenti
dagli enti pubblici competenti( Ispettorato, EAS, Cassa per il Mezzogiorno, Provveditorato alle OO.PP., Uffici del Genio Civile e Comuni interessati) e procedendo all'audizione del Presidente dell'EAS, On.le Giovanbattista Grimaldi.
Consistenza attuale dei servizi idrici.
Il sistema acquedottistico su cui si basa il rifornimento idropotabile
dei Comuni della Valle del Belice è l'« Acquedotto Montescuro Ovest »,
alimentato dalle seguenti fonti:
a) Sorgenti di Montescuro, a quota 670 m. sul livello del mare (nel
bacino del fiume Sosio), sgorganti da rocce calcaree, denominate Montescuro, S. Cristoforo e Vigna Sparacio, con una portata media complessiva nel periodo estivo di 140-150 litri/secondo, di cui 35 litri/secondo,
però, sono destinati ad alimentare il ramo orientale dell'acquedotto
(denominato perciò « Montescuro Est ») che non interessa i Comuni in
questione.
In definitiva, la portata di acque che alimenta l'acquedotto Montescuro Ovest, proveniente da queste sorgenti, è mediamente di 105-115
litri/secondo con un deflusso minimo di circa 80 litri/secondo.
b) Altre tre sorgenti, le cui acque sono immesse nell'acquedotto
« Montescuro Ovest » a valle delle immissioni attuate con le sorgenti di
cui al punto a) (e precisamente dopo un percorso di 7.125 metri della
condotta adduttrice), denominate Fontanagrande, Fuscia e Madonna della
Scala, con una disponibilità globale perenne di acque di 65 litri/secondo.
e) Sorgente Grancio, le cui acque sono immesse nel sistema acquedottistico dopo 54.406 metri di percorso della sua condotta adduttrice,
con una disponibilità idrica concessa, da considerarsi praticamente costante nel tempo, di 15 litri/secondo.
Complessivamente, perciò, risulta una disponibilità idrica praticamente perenne (che è quindi la minima su cui fare affidamento) di 160
litri/secondo, la quale può accrescersi tuttavia, sempre nel periodo
estivo (quando cioè il fabbisogno è maggiore), fino a 220-230 litri/secondo,
mediamente nei limiti della escursione di portata delle sorgenti di cui
al punto a) (sorgenti Montescuro) e soprattutto nei limiti della capacità
di portata della condotta adduttrice.
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Le foto attengono a diverse localita della Valle
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Salvo gli apporti di alcune sorgenti citate e cioè di « Madonna della
Scala » e « Grancio » (35 litri/secondo) che sono stati attuati dopo il
terremoto e che necessitano, per la immissione nella condotta, di impianti di sollevamento, tutto l'acquedotto Montescuro Ovest, con una
condotta adduttrice che si sviluppa per circa 98 Km. (metri 97.972), funziona a gravità portando l'acqua da quota 666 (inizio in corrispondenza
delle sorgenti Montescuro) a quota 168.22 (termine in corrispondenza
del serbatoio di Trapani).
La condotta adduttrice è costituita da un primo tronco in tubazioni,
alcune di acciaio, altre di calcestruzzo, del diametro di 500 e 550 millimetri, per un 2° tronco in tubazioni di acciaio, di ghisa e di calcestruzzo
con diametri variabili da 500 a 650 millimetri, per il 3° tronco in tubazioni solo di acciaio con diametri 350-450 millimetri e per il 4° tronco
solo in tubazioni di acciaio con diametro costante di 300 millimetri.
I tronchi sono contrassegnati: all'inizio del primo, secondo e terzo,
dalle immissioni delle sorgenti rispettivamente di Montescuro, del gruppo
Fontanagrande, Fuscia e Madonna della Scala, di Grancio; all'inizio del
4° tronco (progressiva 72.040 metri della condotta) da un edificio interruttore (che ha la funzione, cioè di interrompere la curva « piezometrica », riducendo la pressione dell'acqua nella condotta).
Per i primi 16.640 metri la condotta ha la sola funzione di trasporto
dell'acqua, senza distribuzione, mentre a partire da questa progressiva
— che si trova, come si è detto, all'interno del 2° tronco — e fino al
termine del tronco medesimo vengono attuate le derivazioni per i seguenti abitati e/o complessi di baracche:
— Chiusa Sclafani . alla progressiva Km. 16 + 640
— Bisacquino alla progressiva Km. 18 + 300 Km.
— Giuliana alla progressiva Km. 20 + 765
— Sambuca (vecchio centro e baraccopoli) alla progressiva Km. 30 + 890
— Montevago (nuovo centro e baraccopoli) alla progressiva 43+900
— Gibellina (nuovo centro e baraccopoli)
— Partanna (vecchio e nuovo centro
e baraccopoli) alla progressiva 54 + 406
— Salaparuta (solo baraccopoli) . .
— Poggioreale (nuovo centro e baraccopoli)
Inoltre, con una condotta adduttrice derivata da quella principale
(alla progressiva 40 Km. + 300 m.) viene portata l'acqua al Comune di
S. Margherita Belice.
Nel 3° tronco sono attuate le derivazioni per i seguenti abitati:
— S. Ninfa (vecchio e nuovo centro,
baraccopoli) alla progressiva Km. 55 + 935
— Salemi (vecchio e nuovo centro,
baraccopoli) alla progressiva Km. 67 + 441
— Vita (vecchio centro e frazioni) .
Inoltre con una condotta adduttrice derivata da quella principale
(alla progressiva Km. 67+441), viene portata l'acqua alla distribuzione
per il Comune di Calatafimi.
Nel 4° tronco sono attuate le derivazioni per altri 5 centri abitati
del trapanese (Busseto Palizzolo, Paceco-Mubia, Erice, Valderice, Custonaci), più la derivazione di una condotta per portare l'acqua ai servizi
FS di Trapani.
In effetti, se si sofferma l'attenzione sulle esigenze delle popolazioni
più gravemente colpite dal terremoto del gennaio 1968, si rileva che il
sistema acquedottistico di cui si sta trattando, interessa 7 baraccopoli
(di Sambuca, Montevago, Partanna, Salaparuta, Poggioreale, S. Ninfa e
Salemi), 7 nuovi centri dei Comuni totalmente o parzialmente da trasferire (Montevago, Poggioreale, Partanna, S. Ninfa, Salemi e S. Margherita Belice) e 7 vecchi centri (Sambuca, Partanna, Calatafimi, S. Ninfa,
Salemi, Vita e S. Margherita Belice); oltre i 3 comuni della provincia di
Palermo (Chiusa Sclafani, Bisacquino e Giuliana) ed al Comune di Erice,
facenti parte del gruppo dei 7 comuni aggiunti ai 14 comuni considerati
gravemente danneggiati o distrutti dal terremoto con il conseguente
trasferimento totale (n. 4 comuni) e parziale (n. 10 comuni) delle popolazioni in nuovi siti.
Riferendosi a questi ultimi 14 comuni, 11 sono dipendenti, per quanto
riguarda l'approvvigionamento idropotabile delle corrispondenti popolazioni, dal sistema acquedottistico « Montescuro Ovest », pur rilevandosi
che gli abitati di S. Margherita Belice e Calatafimi sono alimentati, come
fonti di approvvigionamento integrativo, dalle sorgenti rispettivamente
Gazza (8 litri/secondo) e Rio S. Giovanni, Calermici (7 litri/secondo).
Sulla base dei documenti acquisiti (Cfr. relazione Prof. ing. Vittorio
Mongiardini, in data 31 ottobre 1980 agli atti della Commissione) tutti
gli abitati dei comuni colpiti dal sisma serviti dall'acquedotto «Montescuro Ovest », ad eccezione di Salemi, si ritrovano, date le attuali disponibilità di approvvigionamento, con una dotazione idrica inferiore a
quella minima (200 litri giornalieri per abitante), ritenuta necessaria per
il soddisfacimento delle normali esigenze di vita civile e prevista dal
Piano regolatore generale degli acquedotti (197 I/abitante per giorno
all'epoca della sua redazione 20 anni addietro); misura, tuttavia, da considerarsi oggi superata.
In effetti Gibellina, S. Ninfa, Montevago e Partanna hanno dotazioni
idriche prossime a quella minima sopraindicata (3% -f- 20%, al di sotto),
ma i rimanenti centri abitati dispongono di dotazioni idriche pari al
50% -r- 60% della suddetta quota minima, con una situazione di particolare disagio per S. Margherita Belice e Calatafimi — che, tenuto conto
anche delle fonti integrative —, raggiungono dotazioni tra un terzo ed
un quinto di quella minima.
Ma anche tali ridotte dotazioni idriche non possono essere sempre
assicurate, perchè la capacità dei serbatoi, cui fanno capo le reti idriche
interne di distribuzione, pur risultando per la maggior parte degli abitati
in questione idonea alla funzione di regolazione della portata giornaliera
secondo le richieste, variabili nel corso della giornata, delle utenze, è
tuttavia, in genere, insufficiente per modulazioni stagionali (mesi estivi).
Cèrtamente; ove le dotazioni idriche fossero aumentate a livelli più
rispondènti alle normali esigenze, le attuali capacità dei serbatoi sarebbero decisamente scarse anche per la stessa regolazione giornaliera.
Inóltre è da rilevare che il serbatoio di Partanna, partitóre del sistenlà acquedottistico, ha funzione di riserva straordinaria nel caso di
fuori servizio dell'acquedotto e la sua capacità di 10.000 me. può sopperire al flusso dell'intero acquedotto per un periodo di tempo di 12 ore.
(Continua)
Interventi di riparazione e di potenziamento degli impianti idrici effettuati dopo gli eventi sismici.
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