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venerdì 28 maggio 2021

Recovery Plan. Scorriamolo poco alla volta (7)

 Qualche perplessità

Se sull'indirizzo di modernizzazione del Paese in tanti, da destra a sinistra, concordano sulle linee che il governo Draghi ha dato al Recovery Plan, non significa che su alcuni aspetti, magari poco chiari sul documento, non debbano insorgere dubbi e perplessità.


Una delle perplessità che va diffondendosi negli ambienti scientifici e culturali -per la verità non solamente in Italia- è  "cosa, chi, come" avrà il controllo della vastissima digitalizzazione del Paese. Tutto finirà nell'infosfera che ciascuno di noi cittadfini costruirà. e però come non interrogarsi su come verranno immagazzinati e utilizzati i dati?

La Regione Emilia-Romagna sta portando avanti un progetto il cui approccio ruota sull'espressione  “dati bene comune”. In pratica si vorrebbe capire quale sarà la nuova etica -condivisa- sull’uso dei dati (di ciascuno)  immagazinati. 


Il Recovery Plan allo stato in cui lo conosciamo adesso, riconosce che insorgerà il problema ma si limita semplicemente a intravedere dei grandi Cloud ( di erogazione di servizi offerti su richiesta da un fornitore a un cliente finale attraverso la rete internet, a partire da un insieme immagazinato di risorse) per i dati raccolti dalla Pubblica Amministrazione ma non dà -ad oggi- garanzie per quanto riguarda la protezione e l’utilizzo di questi dati, che in poche mani non significano altro che molto -moltissimo- potere. Tanto potere in mano a chi ?


Per la rivista politico-culturale Mondoperaio “il Cloud non è una nuvola, è il computer di un altro”, di un terzo.

In altri termini si vorrebbe capire chi potrà accedere alla montagna di dati e quali saranno le regole di accesso e se esisterà un efficace sistema di sicurezza per una questione tanto delicata.

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